Come misurare il primo anno di attività della Giunta Galimberti? Col metro degli addetti ai lavori o con quanto “sentito” da buona parte della cittadinanza amministrata? I varesini hanno percepito che a Palazzo Estense le cose sono cambiate dopo il quasi ventennio di maggioranze ad assoluta “trazione” leghista? Nei fatti, qualcosa è mutato o no?
Non vorremmo passare per inguaribili ottimisti a fronte di un inguaribile pessimismo che si rivela, questo sì, pure in scritti che appaiono anche sulle nostre colonne. Ognuno ha diritto di esprimersi, ma l’unilateralismo e soprattutto la negativa insistita personalizzazione non ci piacciono.
“Una barca che non va a causa di un Capitano che manca di coraggio”; il “fallimento del progetto civico”; la” fragilità del progetto politico della coalizione”; una Giunta favorita da una “opposizione che ha brillato per la assenza“ sono alcune delle espressioni che si sono lette.
Certamente il lavoro per mettere a punto la macchina comunale secondo nuovi e diversi criteri non ha potuto evidenziarsi direttamente agli occhi dei cittadini ma certi aspetti della vita comunale possono essere toccati con mano. L’ascolto diretto della gente, lo sforzo di superare il degrado urbano, che vuol dire mettere ordine e pulizia nelle strade e, perché no, educare i cittadini a rispettare Varese essendone i primi fruitori della vita della comunità. Qualche storico ritardo finalmente cancellato come l’ampliamento dell’isola pedonale bloccato da quasi venti anni. Diciamo pure che buche nelle strade e sui marciapiedi ne rimangono ancora tante da rattoppare.
Niente realizzazioni di sostanza? Bisogna ricordare che appena qualche settimana dopo l’insediamento la Giunta col suo “Capitano” metteva con urgenza a punto un progetto per partecipare ad un bando governativo in scadenza di termini. Si chiedeva un finanziamento di 28 milioni per una riunificazione delle stazioni ferroviarie e per il recupero del territorio contiguo.
Già, le stazioni. Per il momento sono lì come prima. Avvicinandosi l’inaugurazione della Arcisate – Stabio (ma chiamiamola Lugano – Varese – Malpensa) con avvedutezza la Giunta non ha perso questo treno che toglierà Varese dal suo isolamento non solo ferroviario. Ventotto milioni sono assicurati. Come sempre da cosa nasce cosa e l’Amministrazione delle Ferrovie ci ha aggiunto altri 5 milioni. In ritardo certamente. I tempi andavano anticipati ma sprovvedute Giunte di lega e Forza Italia non si sono mai discostate da un megagalattico progetto di grattacieli sostenuto da vuoti accordi di programma. Hanno dimostrato di non comprendere l’importanza dell’operazione. Ne fa fede l’assoluto silenzio dell’allora sindaco Attilio Fontana davanti ai ripetuti blocchi dei lavori che hanno di molto ritardato il nuovo collegamento. Tutto è sempre stato lasciato alle isolate proteste dei comuni di Arcisate – Induno e Cantello come se quella ferrovia fosse soltanto affare loro. Una insensibilità assoluta.
Tutto e sempre di corsa il procedere della Giunta Galimberti ma sempre con attento ascolto delle varie soluzioni tecniche. Il primitivo urgente progetto è stato rivoltato come un calzino: niente passerelle aeree ma una grande area sotterranea di collegamento alle stazioni, ospitante servizi pubblici e commerciali. Con tanto di sistemazioni esterne ad isola pedonale in zona parco e di riduzione dei caotici transiti automobilistici.
Un’opera di grande respiro che lascerà il segno della nuova Varese per i prossimi decenni. Questa volta l’Amministrazione non è ferma agli annunci di accordi-programma più o meno di sapore elettoralistico. Questa volta i soldi ci sono. Si tratterà di spenderli bene.
Con una interessante intervista rilasciata al nostro direttore il sindaco ha tracciato un suo bilancio del primo anno di attività a Palazzo Estense. Niente trionfalismi, soddisfazione per il lavoro compiuto e da compiere. Passione ed amore per la città. È sperabile che il testo aiuti ad avere un’opinione più realistica dei fatti di Varese.
Alcuni di tali fatti poi non sono così clamorosi da meritare più dello spazio di un mattino anche se diventati frutto di vuote polemiche alimentate dai media.
Come su un certo andare e venire in Consiglio Comunale, dove i gruppi nascerebbero come i funghi. Specie da una frantumazione della lista di Galimberti. Niente di inspiegabile. Si è trattato, come altrove, di liste create per dare sostegno al candidato sindaco costituite da persone talvolta prive anche di reciproca conoscenza. Si sono prestate per amore della città, per realizzare alcuni loro progetti o convincimenti personali, senza scopi reconditi ma quasi sempre senza una visione generale delle problematiche che una amministrazione comunale deve affrontare. Da qui i corto circuiti anche a causa della mancanza di collante ideale che tenga insieme i singoli. Del resto vediamo quanto sia difficile realizzare collanti addirittura in gruppi di partito assestati e tradizionali, come accade nel PD. Nessuna meraviglia se qualche consigliere non sentendosi sufficientemente ascoltato decida di cambiare cappello, di fondare un “gruppo” autonomo di cui sarà l’unico componente e presidente. Un non senso quello del “gruppo” che fa a pugni col vocabolario e con la logica. Di cui però l’eventuale consigliere transfuga non ha nessuna colpa. Colpa tutta dell’illogico regolamento comunale che considera i singoli come gruppo assegnando loro funzioni e privilegi. Non sarebbe più logico che il consigliere si dichiarasse e agisse come tale evitandogli di dichiararsi un gruppo per di più misto?
Intanto, bisogna dirlo, niente di nuovo sotto le volte del Salone Estense. Il consigliere Gregori, pure insoddisfatto perché poco ascoltato nelle sue proposte, conferma la sua appartenenza alla maggioranza in attesa di nuovi addetti a rimpolpamento del “gruppo”. Mentre si scioglie come neve al sole pure la polemica sulla maggioranza cioè su chi ci sta e chi no. Un vengo anch’io? No, tu no. E perché no? di stretto sapore del compianto Enzo Jannacci.
Scopo primario di chi intende amministrare a favore di tutti i cittadini, e non solo della sua parte politica, è notoriamente quello di allargare il consenso sui singoli provvedimenti in delibera. Questo non cambia per nulla le maggioranze nate dalla approvazione di un programma e dalla nomina di una Giunta incaricata di attuarne gli indirizzi. Chi non ha chiari questi semplici concetti dovrebbe aggiornarsi.
In quanto poi all’accusa rivolta all’opposizione che avrebbe “brillato per la propria assenza” favorendo il sindaco, a risentirsene dovrebbero essere gli interessati sopra tutto quelli di parte leghista e di Forza Italia. I quali per la verità hanno duramente contestato sempre e tutto. Raccogliendo pacchi di firme, esibendo striscioni e cartelli, presentando a raffica mozioni e interpellanze. Sul piano dei parcheggi, sulla facciata e sul colore del costruendo autosilo di via Sempione, sulla tassa ai tavolini dei bar, sulla gestione del Molina, sul Piano turistico e culturale, eccetera. Persino, ultimamente, sull’illogico e costoso mantenimento di classi in aule in affitto dalle suore di Via Luini da trasferire nel vicinissimo plesso scolastico comunale di via Como. A chiudere il caso enfatizzato dai rissosi elementi verde-azzurri ha provveduto nientemeno che la Superiora Generale dell’Ordine Religioso dando ragione al Comune. Non sono dunque mancate le iniziative, del resto legittime, dell’opposizione. Quasi sempre inconsistenti nel merito, non hanno ottenuto risultati concreti.
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