Lo spazio di condivisione delle esperienze e delle buone prassi offerto alle diocesi durante il cammino di preparazione al Convegno ecclesiale ha fatto emergere attraverso un dibattito, a volte vivace, una ricchezza di posizioni ed una diversità di realtà davvero inedita e creativa, non immediatamente visibile e conosciuta: varietà, originalità, concretezza, genialità, quali espressioni di una fantasia pastorale, frutto dello Spirito.
Così siamo diventati più consapevoli che l’educazione è questione decisiva che riguarda tutti e non solo coloro che sono direttamente interessati e ad essa dedicati nella tensione verso il compimento della persona e la realizzazione di un autentico umanesimo.
All’educatore, infatti, sono richiesti “esercizi” di umiltà, per accompagnare e non forzare i percorsi di crescita; di disinteresse e gratuità, per non legare a sé le persone ma orientarle con proposte rispettose della libertà; di beatitudine evangelica davanti alla richiesta delle persone che domandano non formule ma compagnia, senza “accademie della fede”, ma con la forza di una testimonianza che trasmette la fede per attrazione.
La fatica di educare è evidente, tuttavia è sempre un compito bello ed appassionante. Le sfide e le difficoltà infatti non mancano, anzi sono molte, specie nel contesto di complessità, di frammentazione e di disorientamento in cui siamo immersi.
Tra le proposte pratiche, emerse nelle relazioni finali, c’è anzitutto la necessità di promuovere e rafforzare le varie forme di alleanza educativa e di implementare nuove sinergie tra i diversi soggetti che interagiscono nell’educazione. Dobbiamo andare ‘fuori’ dalle nostre comunità, e cambiare molte prassi e impostazioni pastorali, rendendo sempre più organica e stabile la collaborazione tra pastorale giovanile, pastorale familiare e pastorale scolastica e universitaria. È stata suggerita la proposta di “tavoli di pensiero e di azione” per discutere e scambiare le esperienze (buone pratiche) e per fare unità nella diversità di compiti, di luoghi, di responsabilità.
Interessante per molti partecipanti è anche l’apporto degli ambienti digitali e il loro influsso nelle modalità di apprendimento e di relazione dei ragazzi e dei giovani. Il web non va solo studiato criticamente, ma va usato creativamente, valorizzando le culture giovanili. I media ecclesiali e le tecnologie digitali possono offrire un prezioso aiuto per la condivisione delle buone pratiche e il collegamento tra le realtà educative.
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