(S) Magari! Ma come si fa? E chi ha avuto questa bella intuizione?
(C) Nientemeno che la Diocesi Ambrosiana, per mezzo del Servizio per la Pastorale Sociale e il Lavoro, ma la domanda è retorica, serve ad attirare l’attenzione di un corso di introduzione alla politica, articolato in quattro incontri residenziali da tenersi tra ottobre 2017 e febbraio 2018.
(S) Quindi ben lontano dalle elezioni. Anzi, presumibilmente dopo, per quel che possiamo immaginare con le voci dal Parlamento di questa settimana. Ma anche se non c’è il rischio di coinvolgimenti elettorali, non ti sembra un segnale importante del dover uscire dal guscio delle scelte religiose per affrontare i temi scottanti dell’attuale realtà sociale e internazionale? Non era ora?
(C) Premesso che si tratta di una sola diocesi, pur importante, e che, non solo per le circostanze, pure per il numero limitato dei corsisti previsti (non più di 35), non si tratta di una chiamata alle armi, non capisco se la temi o la desideri. Nemmeno sarà una riproposizione autoritaria e un po’ pretenziosa delle verità della dottrina sociale, che pure ne darà la traccia. Sarà un momento di ricerca attiva e spassionata. Ne trovo conferma nel fatto che l’iniziativa prende spunto da un suggerimento dell’Unione dei Giuristi Cattolici e si avvale inoltre della collaborazione dell’Università Cattolica (fin qui siamo nella normalità) ma pure di quella dell’ISPI, un prestigioso istituto laico. Esaminiamo poi i titoli dei 4 incontri: “È possibile una società senza politica?”, “Perché è in crisi la politica tradizionale?”, “Che cos’è il bene comune di una società plurale?”, “Le istituzioni: perché?”.
(O) Vedo che sono domande e non affermazioni dogmatiche, apprezzo il cambiamento, ma mi resta il dubbio che questo ritorno d’interesse per la qualità della politica da parte della Chiesa sia tardivo, astratto e velleitario. Quanto sia tardivo, non lo devo nemmeno dimostrare; lo qualifico di astratto perché se c’è una cosa che non si può insegnare è la politica; quando sento parlare di scuole di politica penso sempre all’apologo del saggio scolastico che pretendeva d’imparare a nuotare prima di entrare in acqua. Velleitario, intendo dire che non ci sono le condizioni, meglio, che non esiste nessun partito disposto a trascurare la dinamica guadagno –perdo (voti) per seguire indicazioni autorevoli esterne (Chiesa, Europa, Sindacati, Industriali, Scienziati fa lo stesso). I partiti oggi sono zattere nella corrente, non hanno ideologie da imporre, ma solo consenso effimero da conquistare e mantenere. Il mostro ‘populismo’ non è nient’altro che l’effetto della liquidità della società e quindi della politica. Lo evoca chi pensa che gli convenga, ma faranno la fine dell’apprendista stregone.
(C) Sono domande, appunto. Onirio, come sempre, vorresti subito le risposte, è una pretesa, se è vero che è in corso un cambiamento d’epoca. C’è una domanda nella presentazione del prof. Botturi che forse le riassume tutte: “Che cosa succede se i poteri reali sono così forti e costituiti in modo tale da sfuggire ad un governo superiore, al governo della politica? Non pensiamo solo alla massa di finanza derivata che dicono essere un multiplo importante di tutto il cosiddetto PIL mondiale, si accenna piuttosto alle infotecnologie e alle biotecnologie.
Quanto al metodo di lavoro, mi sembra non ricada nella tua obiezione di astrattezza: la residenzialità consente di promuovere un’esperienza di convivialità e di convivenza che indurrà a cercare insieme, ragionare insieme, infine, forse, agire insieme. La domanda iniziale di ciascun incontro viene esplicitata attraverso:
- Brevi lezioni introduttive, a più voci, presenti i docenti
- Interventi-testimonianze di protagonisti della vita politica, economica e civile
- La visione di un film pertinente con il tema principale
- Laboratori di approfondimento, coordinati da un tutor, di cui sono protagonisti gli allievi.
(S) Tutto ben congegnato, ma intanto come faccio a capire come votare, se l’unica idea geniale venuta ai politici è di scimmiottare il sistema elettorale tedesco, ma non si sa se con le preferenze o almeno in collegi elettorali piccoli abbastanza per conoscere i candidati. Forse arriveremo al ridicolo di votare lo stesso giorno dei tedeschi; ma sperano forse di far fare la campagna elettorale a Frau Merkel o a Herr Schulz e di vincere con questo tutti i nostri dubbi e risentimenti?
(C) Vincere dubbi e risentimenti, lo riconosco è il compito più urgente e difficile dei politici, della Chiesa, di tutti quanti hanno a cuore il bene comune; non si può continuare a votare contro per troppo tempo, tanto meno ad operare per il solo interesse particolare, quindi contro il bene comune. Non possiamo illuderci di placare il mare in tempesta con queste poche gocce d’olio (fosse almeno santo), ma possiamo essere i primi ad incoraggiare i giovani a partecipare di nuovo alla politica con un desiderio di bene concreto, quotidiano, durevole, non utopistico.
(S) Resto in disaccordo con il tuo predicozzo finale-clericale: provate sempre a salvare capra e cavoli, la politica è il mondo dei lupi, non vinceranno mai né le capre, né i cavoli, se non sono in combutta con i lupi devo almeno difendermi. Chiamatelo populismo, resta la mia priorità.
(O) E io resto in disaccordo con il tuo ultimo …ululato! La mia priorità è invece cercare di capire. Solo dopo, deciderò come agire di conseguenza.
(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti
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