La Chiesa, custode dell’umanesimo, a Firenze ha cercato di stabilire alleanze, ricreare legami forti, in una parola provare a mettere insieme i pezzi di un mondo sfilacciato, con la pazienza e la fiducia in un dialogo a tutto campo.
Nella società italiana frammentata la sfida è dar vita a una chiesa maestra di umanità, povera, coraggiosa, accanto agli ultimi.
Aspetto qualificante l’umanesimo cristiano è la ‘con-cretezza’ (dal latino cum crescere: significa ‘crescere insieme’): è ora di rimettere in dialogo ciò che è stato sin qui separato, ed è appunto il contrario di “separazione”, ossia di astrazione.
Astratta è un’economia puramente finanziaria, dimentica che il suo stesso futuro si fonda sul lavoro, l’educazione, lo sviluppo sociale; astratta è la politica che riduce i cittadini a elettori; astratta è la città, pensata per le automobili e non per le persone, gli anziani, i bambini, i poveri… e dove non c’è spazio per la natura.
L’umanesimo mette in dialogo, unisce e non divide, né fa confliggere, altrimenti non è.
Tra gli spunti originali, brilla la proposta delle “7 alleanze”:
tra uomo e natura, con l’enciclica Laudato si’ come stella polare e l’invito a ritrovare le radici umanistiche del progresso tecnico e tecnologico;
tra uomo e donna e tra generazioni, che consiste nel ricucire l’amicizia tra il Paese e i giovani, impedendo che sfiduciati scappino all’estero, dando loro un futuro che aspettano da tempo;
tra i popoli e tra le religioni, perché le fedi costituiscono una risorsa e non degli ostacoli all’unità del genere umano;
tra cittadini e istituzioni, minata da sospetti e diffidenze;
tra Cristo e la Chiesa, perché è drammatico dover riconoscere le tante controtestimonianze, ma è bello credere e impegnarsi per rendere reale il sogno di una Chiesa libera e povera.
Il nostro contributo come Chiesa italiana e come cittadini italiani ad un “nuovo umanesimo” può derivare dal riscoprire la nostra storia, la nostra identità più profonda.
Terreno favorevole a un umanesimo della concretezza sarà dato dal riscoprire l’infinito di Dio attraverso la cura della carne dell’altro e della natura che ci ospita.
Il nostro Paese – è la domanda implicita, presente nel cuore di tutti – potrà ripartire? La condizione è una: occorre un popolo (una Chiesa) disposto a mettersi in cammino (ex-odos) insieme (syn-odos), confidando nella terra promessa.
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