In Italia si legge poco: qualche cartello stradale, i messaggini, whatsapp e le promozioni commerciali. La Storia non la legge e studia nessuno.
Viene il dubbio che anche coloro che han contribuito a creare miti non abbiamo approfondito molto, da Berchet a Manzoni, da Verdi a Carducci fino ai Bossi e Maroni. Non saremmo qui a parlare ancora della Festa della Regione Lombardia, istituita da qualche anno, dopo la nomina di Maroni da Lozza a Presidente della Regione. Maroni ha scelto come data da festeggiare, avvenimento storico da celebrare, il 29 maggio del 1176, la battaglia di Legnano.
Della battaglia nessuno storico è riuscito a fissare il numero dei contendenti e tanto meno quello dei morti. Le alleanze mutavano rapidamente, ma certo le due città lombarde sempre e saldamente imperiali e schierate con l’imperatore Federico, Como e Pavia, anche a Legnano combattevano a fianco delle truppe imperiali contro la maledetta Milano ed i comuni della Lega. I comaschi vennero duramente puniti e subirono perdite umane “rilevanti”. Ecco, “rilevanti” è un modo molto scientifico e preciso per dire quanti erano i combattenti di entrambi gli schieramenti e quanti furono i morti. Comaschi e presumibilmente velatesi di allora, pavesi, cosa dovrebbero festeggiare? Un subito massacro?
Al tempo della prima discesa del Barbarossa in Italia (1154), quando cinse d’assedio Milano, c’era tutta la Lombardia con lui unita dalla comune avversione per la politica espansionistica dell’antica Mediolanum. Al fianco del Barbarossa c’erano parmensi, cremonesi, pavesi, novaresi, vercellesi, comaschi, bergamaschi, veronesi, ferraresi, ravennati, bolognesi, reggiani.
Otto anni più tardi Milano fu interamente distrutta dal Barbarossa perché aveva osato riprendere le armi. L’assedio questa volta durò sei mesi e la decisione dell’imperatore fu di radere al suolo la città. Quando iniziò la demolizione, i lodigiani abbatterono Porta Orientale, Porta Romana fu tirata giù dai cremonesi, i novaresi distrussero Porta Vercellina, i comaschi Porta Comacina, Porta Ticinese i pavesi, Porta Nuova fu distrutta dagli abitanti del Seprio e della Martesana. Solidarietà tutta padana certamente, nel distruggere Milano con l’aiuto del Barbarossa. E alla faccia di presunte aspirazioni di unità del “popolo padano” in lotta contro l’odiato straniero.
L’Italia centro-settentrionale era un vero e proprio “nido di vipere” dove le alleanze erano mutevoli quanto le stagioni e avevano una logica solo nella difesa del proprio “particulare” e per questo sempre divisa, sottomessa, depredata, irrisa.
Il concetto di Patria era allora circoscritto entro le mura cittadine. Solo con la fine del regno italico napoleonico nasce nel Paese il concetto di Stato Nazione e quindi il Risorgimento durato almeno dalla caduta di Napoleone al 1916. Noi varesini, coi bresciani ed i mantovani delle rispettive associazioni risorgimentali, abbiamo subito organizzato una Contro festa lombarda a Curtatone e Montanara, dove il 29 maggio, ma del 1848, il battaglione universitario aggregato ai Piemontesi di Carlo Alberto frenò il tentativo di accerchiamento del boia Radetzky.
La più bella gioventù universitaria, di studenti fiorentini, senesi, pisani e livornesi, unita ad uno sparuto gruppo di studenti napoletani e pavesi ritardò l’avanzata dei tugnìtt. La festa della Regione Lombardia del 29 maggio 1176 celebra l’odio tra le città lombarde divise, con Como e Pavia in testa, contro Milano ed i suoi alleati.
Curtatone e Montanara celebrano un momento di grande tensione unitaria con la più bella gioventù italiana pronta al sacrificio per un ideale di Unità e Libertà del popolo italiano. Questi i fatti. W l’Italia.
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