Mentre Corea del Nord e USA giocano pericolosamente alla guerra, a Ginevra va di scena l’insofferenza dei Paesi non nucleari, che per certi aspetti può essere considerata un inizio di rivolta. Lo scopo è di raccomandare all’Assemblea dell’Onu delle vie legali concretamente adottabili per giungere al disarmo nucleare, tenendo conto del gap legale e morale che contraddistingue le armi nucleari rispetto alle armi biologiche e chimiche già proibite.
I “disarmisti esigenti” – vale sempre la pena richiamarlo – in Italia hanno raccolto l’appello di Stéphan Hessel a “esigere” il disarmo nucleare totale e comprendono organizzazioni di base come la Campagna Osm-Dpn, Wilpf Italia, Energia Felice, Accademia Kronos ecc. (vai su www.petiziioni24.com/esigiamo). I presenti in sala variano da 100 a 200 persone.
L’ordine dei lavori, sotto presidenza thailandese, è scandito da relazioni di esperti; poi c’è la discussione. Se un rappresentante della società civile vuole intervenire alza il cartellino e, aspettando il suo turno, la parola gli viene data. Avrebbe quattro minuti di tempo, ma in realtà può sforare.
Il tema specifico trattato è la relazione tra la sicurezza del singolo Stato e la sicurezza effettiva che deve essere collettiva, comune. La sicurezza individualistica fondata sulla paura ha portato alla “deterrenza nucleare” che è motore di proliferazione e garanzia, prima o poi, di autodistruzione. È una concezione della sicurezza che separa la “ragion di Stato” dai cittadini e dall’Umanità che deve essere a fondamento della “sovranità” attribuita alla comunità degli Stati.
Tutte le delegazioni degli Stati sono presenti: mancano le nove potenze nucleari (anche se l’India e il Pakistan si sono astenuti sulla proposta), contrarie all’iniziativa: ma hanno chi difende le loro posizioni, in particolare i Paesi della “condivisione nucleare NATO”, tra cui l’Italia. In febbraio questi Paesi, detti dell’”ombrello nucleare”, sono intervenuti in modo martellante per esercitare una specie di ostruzionismo condizionante, dietro la foglia di fico del cosiddetto approccio “step by step”. Il governo italiano è rappresentato da Vinicio Mati e segue, a parole, la linea di “mediare tra gli Stati nucleari e gli Stati non nucleari”; di fatto appoggia con toni sfumati la posizione americana..
L’Italia, insomma, almeno per il momento, non segue l’esempio olandese, il cui Parlamento spinge il governo ad appoggiare, nonostante l’appartenenza alla Nato, il “fronte” dei Paesi antinucleari
Vediamo una speranza nel “fronte” dei Paesi non nucleari che si va serrando e radicalizzando: il negoziato per il Trattato di interdizione è sul tappeto, speriamo che emerga la decisione di stipularlo anche a prescindere dall’opposizione iniziale delle potenze nucleari (e dei loro reggicoda).
Resta un problema di fondo: la “letargia” dell’opinione pubblica rispetto alla più grave minaccia che incombe sulla sopravvivenza dell’Umanità, se si considera che la guerra nucleare può essere scatenata persino per caso o per errore: colpa della manipolazione dei media mainstream ma anche di colpevoli e “autonome” tendenze alla rimozione delle realtà scomode, nel momento in cui si coltivano generalmente, proprio da parte della gente comune, “immaginari” semplicistici ed illusori.
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