Varese è di nuovo terra da vino. Finalmente. La riscoperta delle antiche tradizioni vitivinicole e il riconoscimento della Igt Ronchi Varesini, arrivato nel 2005, rilanciano la città prealpina nel vigneto Italia. Nascono nuove cantine, aprono agriturismi che producono vino, i ristoranti studiano gli abbinamenti con i piatti tipici, le piccole golosità agroalimentari si ritagliano una nicchia di mercato, crescono l’impatto sul turismo e la tutela dell’ambiente. Siamo sulla buona strada. Anche se il peso dell’agricoltura in provincia di Varese è ancora troppo piccolo. Appena duemila occupati sui 377 mila del sistema economico provinciale.
Ne parla Sergio Redaelli, giornalista per molti anni nei quotidiani di Milano e poi in giornali del settore vitivinicolo, nel libro “Varese Terra da Vino – Guido Morselli e il Sasso di Gavirate” (Editore Macchione) che sarà presentato il 27 maggio nella rassegna Un lago di vino alla pasticceria Zamberletti di via Manzoni 4 a Varese (ore 15.30), il 28 maggio nell’ambito del Premio Morselli a Gavirate, il 13 giugno a Induno Olona per la terza rassegna dei vini varesini e il 21 settembre ai Giardini Letterari di Villa Toeplitz.
Il libro rivela tra l’altro, attraverso il contributo di Linda Terziroli, la vera storia del “mitico” Sasso di Gavirate, il vino prodotto nella prima metà del secolo scorso sui terreni di proprietà di Guido Morselli intorno alla Casina Rosa. Racconta i “vinett savorii” cantati da Carlo Porta nei Brindes de Meneghin all’ostaria, gli esperimenti di Alessandro Manzoni e le vacanze a Morosolo, la campagna del ‘48 ad alta gradazione alcolica dei volontari di Garibaldi, i gusti bacchici del duca Francesco III d’Este e le strategie delle nuove cantine nate da poco. C’è anche chi punta a produrre spumante sotto il monte Orsa a Viggiù.
Il riconoscimento dell’indicazione geografica tipica risale a dodici anni fa, ma ancora oggi meno del cinque per cento della popolazione sa che il Varesotto produce vino. La produzione è inferiore ai centomila litri l’anno ricavata da una superficie di appena diciannove ettari, compresi i produttori amatoriali e i terreni sotto i mille metri coltivati per autoconsumo.
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