Come credenti siamo chiamati ad annunciare la gioia, non la paura: la gioia non è allegrezza da esibire, né superficialità, senso di superiorità, sarcasmo, cinismo, ma profondità, leggerezza e umiltà. Annunciare è la novità che si matura nell’ascolto. Dovrebbe esserci in tutti un grande desiderio di mettersi in ascolto per comprendere, ancor prima di parlare.
Annunciamo anzitutto il Verbo incarnato (che dà attenzione alla concretezza delle situazioni reali delle persone con le quali Gesù ha comunicato mediante una parola semplice, diretta, chiara, carica di verità), Gesù che è morto (e che muore nelle difficoltà, nei fallimenti, nella sofferenza e nell’esperienza della morte che ognuno di noi può aver fatto), Gesù che è risorto (perché la morte offerta per amore non è l’ultima parola, perché quello che all’uomo sembra impossibile e assurdo non è impossibile a Dio, perché si possa sperimentare la salvezza e la gioia di una esistenza trasfigurata, carica di prospettive e capace di sperare).
Per donare Gesù agli altri è essenziale un accompagnamento concreto e personalizzato. Ogni persona infatti è degna della nostra attenzione [Evangelii Gaudium, 274], che diventa ascolto delle esperienze e servizio alle sue esigenze concrete.
Afferma papa Francesco: desideriamo una «stagione evangelizzatrice più fervorosa, gioiosa, generosa, audace, piena d’amore fino in fondo e di vita contagiosa!» [Evangelii Gaudium, 260]. Ma «come cantare i canti del Signore in terra straniera?» (Sal 137,4), si chiede il salmista: in quella terra straniera che è il dolore, la solitudine, la contraddizione, la morte? È una terra straniera perché non siamo fatti per il dolore. È una terra straniera perché sempre irta di difficoltà e contraddizioni…
L’ascolto meditato e pregato del Vangelo permetterà allo Spirito Santo di portare la comunità sulle strade degli uomini, per incontrare le fragilità dell’umano, negli incroci dei sentieri della vita in un percorso fatto di vicinanza, accoglienza, incontro, accompagnamento e condivisione.
Per questo occorrerà acquisire la competenza necessaria per aiutare, sostenere, accompagnare e annunciare la speranza di una vita nuova e la dolcezza di un Gesù amico che non abbandona. In ogni contesto ambientale (scuola, lavoro, università, ospedali, carceri, social, media, non luoghi, …) ed esistenziale (disagi psichici, crisi coniugali, problemi educativi, …) in cui si trovano. Includere è il modo di testimoniare Gesù che si curva sugli ultimi.
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