Educare alla conoscenza del pensiero è un passo fondamentale verso la conoscenza di sé e del mondo che ci circonda, ma bisogna essere guidati, incoraggiati, orientati, messi nella condizione di attendere a una condizione di grazia che si attiva con lo studio, l’osservazione, l’educazione e il silenzio.
Nella modernissima società dei consumi, sottoposta alla schiavitù del rumore, si va profilando l’idea che per ricomporsi occorra ritemprare la vita del pensiero, la sua capacità ci cogliersi e di cogliere, di perseguire amabilmente la via di una conoscenza mai fine a se stessa, ma sempre protesa alla ricerca come educazione. Vivere il pensiero significa dare un senso alle cose che si fanno e a quelle che si dicono, imparare a fare e a dire cose che hanno un punto di partenza e uno di arrivo.
In una società dove la logica ha lasciato il posto a un’estetica di dubbio valore e dove tutto o quasi ruota attorno all’intrigante vivacità degl’istinti, l’uomo ha perso di vista la capacità di dare senso, di sviluppare idee, di formulare assiomi, di fornire interessi, di guardare oltre le apparenze. Il tempo è diventato schiavo del materialismo, ha perso la sua vocazione indipendentista, il suo volersi determinare a danno delle imposizioni e delle inquisizioni.
In molti casi non si pensa più o quasi, si preferisce agire, anche quando l’azione manca radicalmente di materia logica e il rischio è che la vita si risolva in un inferno di controindicazioni. Chi osserva si rende conto che il pensiero non è più speculativo, non insegna a dissodare e a investigare i campi del genere umano, si limita a prendere atto, a estrapolare le risorse e a gettarle in pasto a un mercato sempre più vorace, sempre meno attento a considerare l’uomo nella sua dimensione umanitaria. Pensare in molti casi crea discrasia, fornisce simboli antagonisti, crea scompiglio, rompe un equilibrio, riapre un dialogo che non si preoccupa della sintesi, ma che in molti casi diventa conflitto, arroccamento, autodifesa.
Il pensiero è amato e temuto: amato da chi vuole dare un senso logico alle cose e temuto da chi ne conosce la forza riabilitativa, la capacità investigativa, l’energia trainante, la capacità innovativa. Il pensiero è al servizio dell’essere umano, è il motore che dà il via allo slancio profetico, al cammino della storia, alla voglia di analisi e di sintesi, è strumento di rinascita e di rilancio. Con il pensiero si va all’origine, si cerca di avviare e ricomporre, di dare un senso, di vedere lontano, dove spesso la logica materialista naufraga. Pensiero e azione hanno caratterizzato e definito formule politiche e filosofiche del passato, hanno connotato modalità e comportamenti, si sono inseriti con prepotenza nel processo storico, attraverso lo studio e la genialità creativa di uomini illustri, capaci di avviare a compimento analisi e sintesi su fatti e avvenimenti della storia.
È grazie al pensiero che abbiamo imparato a osservare e a riflettere, è nella lucida consapevolezza del pensiero che abbiamo imparato a governare gli istinti e le passioni, è grazie al pensiero che abbiamo potuto avviare processi cognitivi di alto contenuto etico, è in virtù di un pensiero logico e intuitivo che ci siamo avviati sulla via di una rinascita morale e intellettuale.
Ma il pensiero non sempre ha intrapreso le strade giuste, in molti casi si è lasciato abbindolare dai demagoghi di turno, è diventato strumento di appropriazione indebita, è stato trasformato in un’arma capace di cancellare ogni forma di civiltà.
Ci sono stati momenti della storia in cui i pensatori hanno aperto i cuori e le menti alla speranza, hanno permesso al genio di creare, di dare forma e sostanza all’azione, hanno concesso all’uomo la facoltà di vedere e sentire oltre i limiti di un materialismo oscurantista.
Il pensiero è il punto di partenza, la base di una fondazione e di una revisione, è la cabina di regia di una conoscenza che non si limita a inventare, ma che fornisce la possibilità di stare meglio, di condurre una vita più adeguata, più capace di produrre gioia, benessere e felicità. Ci sono pensieri che alzano il volo della mente umana e che le permettono di stabilire nuove connessioni, aprendo le porte a una visione più umanamente bella e stabile.
Oggi viviamo una crisi generale del pensiero, lo abbiamo accantonato e disabituato a leggere la realtà, a decodificarla, a interpretarla, lo abbiamo lasciato solo con le sue incertezze, le sue paure, la sua incapacità a definire la sua natura, la sua vocazione, la sua voglia di esplorare, osservare, capire, progettare. Ci siamo dimenticati di usarlo, di dargli lo spazio che merita, di lasciare che con la sua innata vocazione percettiva ed evocativa scuota il desiderio di trovare soluzioni alle nostre umane disperazioni.
In alcuni casi lo si è privato dei suoi tempi d’indagine, lo si è ridotto a una condizione di supporter di lusso, impedendogli di andare a fondo, di scoperchiare le incongruenze e le negatività, di dare risposte esaurienti all’evoluzione umana. Pensiero e azione, due momenti fondamentali di un processo che inizia da lontano e che via via assume modalità e sistemi diversi di procedere, di studiare, di dare un volto ai grandi misteri della vita. Pensiero e azione, due modi di essere di una condizione che spesso rinnega la propria identità, che fatica a connettersi, a creare rapporti stabili e produttivi con la realtà, si tratta pur tuttavia di pilastri di un’intelligenza che, se ben usata, può restituire gioia e benessere, fiducia e capacità critica, perseveranza e continuità logica.
Il pensiero è l’anticamera di un’esistenza che non si accontenta, che ricerca, che vuole uscire dall’oscurantismo cosmico, dai veli che ne impediscono la visione, il pensiero è la fonte alla quale conviene attingere ogniqualvolta il mondo ci gira le spalle per dimostrarci la sua arroganza, la sua non volontà di volersi connettere, di gettare ponti, di stabilire concordanze. È nella vita del pensiero che scopriamo la nostra vita, è pensando che implementiamo la nostra curiosità, la nostra voglia di misurarci con quel mondo che ci ruota attorno e che in molti casi non conosciamo e temiamo come se fosse altro da noi. È nella vita del pensiero che troviamo le risposte che andiamo cercando, anche quelle apparentemente più oscure e misteriose, è nell’azione che diamo una conferma concreta a chi ci chiede maggiore lucidità e chiarezza.
Pensiero e azione sono due ordini che denotano la soggettività e che la orientano, favorendo l’incontro tra ciò che non si vede e ciò che si vede, tra l’ordine spirituale e quello materiale, tra la teoria e la pratica. Imparare a pensare e a far pensare significa attivare un procedimento di ricerca, aiutare il sistema della conoscenza a sviluppare un ordine più vero, più attuale, più capace di entrare in relazione con il mondo dello spirito e quello della materia, significa ridare fiato a quella parte di noi stessi che spesso deleghiamo ad altro o ad altri, ritrovare la bellezza di un percorso, di un’idea, di un sistema, di un progetto che rimette in carica la nostra distrazione.
Imparare a pensare è fondamentale ed è fondamentale che il pensiero di ciascun individuo possa incontrare l’attenzione di chi ci sta di fronte, di chi ci osserva, di chi in molti casi diventa arbitro del nostro destino. Spesso il nostro pensiero è stato messo da parte o cancellato, per dare spazio all’egoismo e all’egocentrismo, per impedirne la visibilità. È contro l’ignoranza e l’arroganza che spesso il pensiero si trova combattere e a lottare, contro quella volontà che vorrebbe imprigionarlo per impedirgli di farsi largo e di incontrare conferme e opportunità. È dall’ascolto del pensiero dell’altro che si creano le corrispondenze, che la ricerca produce i suoi frutti. È dal riconoscimento che parte un cambiamento destinato a modificare positivamente i ruoli e le condizioni della natura umana. Il pensiero è uno straordinario atto di volontariato e proprio per questo va coltivato, protetto, promosso, accolto e fatto conoscere, in modo tale che non si perda per strada o che non venga calpestato da chi non lo vuole conoscere.
Pensare è restituire all’anima la sua essenza, la sua voglia di essere presente nei processi cognitivi che caratterizzano la vita umana.
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