Vivere nella libertà è bellissimo, ma difficilissimo. Chi L’ha adottata come compagna di viaggio sa quanto sia foriera, costruttiva, riflessiva, quanto sia utile all’acquisizione di una personalità schietta, vera, inattaccabile, quanto favorisca una visione chiara del mondo, priva di incrostazioni di natura ideologica, sociologica, psicologica, politica o religiosa, quando la religione si chiude, ostentando la sua vocazione temporale. La libertà amplifica la visione del mondo e soprattutto quella del cuore. Essere liberi nella coscienza è un dono che ripaga delle mille interferenze che la vita interpone, creando muri e incomprensioni di vario ordine e natura.
Gli uomini liberi lo sono prima di tutto dentro se stessi, in quello spazio esistenziale dove lo spirito media costantemente gli alterni umori dell’esistenza, lasciando scoperto l’orizzonte delle cose buone, delle cose oneste, quelle che si possono dimenticare anche per un attimo, ma che proprio nella libertà ritrovano la loro essenza, la loro sostanza, la bellezza di non poter essere o diventare schiave di nessuno.
Papa Benedetto XVI, da poco novantenne, ne è un esempio, un esempio di fedeltà alla chiesa che non esclude quella parte di razionalità della fede che ne rafforza l’identità. Con lui la chiesa ha camminato parecchio in direzione di un rafforzamento della propria vocazione interiore, della capacità di saper rispondere con cuore puro alle provocazioni di un mondo che in taluni casi si serve di qualsiasi posizione per incrinare, inquinare, distruggere. Joseph Ratzinger, un papa novantenne con lo spirito indenne di chi ha molto studiato e molto amato, di chi ha insegnato il valore vero e profondo della libertà, una libertà che si avvale della parola di Dio, senza mai cadere nella rete dell’intrigo e dell’iniquità. Un papa che ci ha insegnato che l’intelligenza non è arroganza e che in qualche caso bisogna saper fare un passo indietro per tenere fede all’integrità di un mandato. Chi lo riteneva troppo teutonico e freddo di fronte all’emozione umana, chi lo considerava figlio di una intellighenzia poco propensa alla pastoralità forse si sbagliava, mai un papa è stato così vicino al cuore dell’uomo.
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