Una gitarella (chiamala, se vuoi, escursione, passeggiata) può rappresentare l’occasione di aprire un personale e positivo vaso di Pandora da cui far uscire curiosità, associazioni e richiami culturali, nonché interrogativi.
È ben noto l’impegno del FAI per la valorizzazione di luoghi e di monumenti ma un riconoscimento particolare si deve a chi, come la delegazione della Valcuvia, organizza incontri di scoperta, vissuti insieme sul territorio. Pertanto una giornata trascorsa a esplorare con persone del Fai, appassionate ed esperte, la città di Cannobio, sulla sponda piemontese del lago Maggiore (da non confondere ortograficamente con Canobbio vicino a Lugano) misura la nostra predisposizione, cioè capacità di essere preparati a farci delle domande.
Un esempietto? Il patrono di Cannobio è san Vittore, come a Varese, Arcisate, Rho per ricordare alcuni comuni varesini e lombardi, che l’8 maggio festeggiano Vittore il Moro, soldato romano, fatto santo della Chiesa Cattolica. Sapere che il culto del martirio di quel soldato, probabilmente proveniente dalla Mauritania, fu diffuso grazie ad Ambrogio ci porta a fare una passeggiata dentro la storia. Così facendo dobbiamo ricordarci che il rito ambrosiano aveva una vasta diffusione nel Nord d’Italia e che la sua liturgia, Cristocentrica e con richiami al mondo orientale, è ancora presente là dove si estendeva l’arcidiocesi ambrosiana, come a Cannobio. Queste informazioni dovrebbero essere patrimonio non solo dei fedeli ma per parafrasare quanto fece il Cardinal Martini per i pensanti.
Se la storia può essere paragonata ad un albero, le cui radici sono in un luogo ben preciso, dobbiamo ricordarci che le sue foglie e semi si spandono nell’aria. Questa non originale similitudine serve, però, a darci non solo conoscenza storica ma consapevolezza storica. Ritornando a san Vittore, patrono di Cannobio, città di circa cinquemila abitanti, considerata nei tempi passati borgo aristocratico e nell’alto medioevo legata a Milano, siamo (o dovremmo essere) motivati a superare certi nostri confini mentali. Anzi ad andare oltre a immediate percezioni. Il turista occasionale o il gitante, quando sbarca a Cannobio, è affascinato dall’eleganza discreta delle case e – se oltre la calamitante curiosità dello shopping – va con lo sguardo aldilà del sipario dei palazzi può immaginare una caratteristica locale. Sul retro delle case e dei palazzi c’erano orti e vigneti, cioè un importante mondo lavorativo che permetteva di attirare artisti e pittori. Insomma bisogna sempre andare oltre le apparenze di facciata. Ciò non è moralismo spicciolo o di maniera ma bisogno di consapevolezza. Ecco perchè una gitarella gustata in un sabato di aprile può trasformarsi in una indagine o esigenza di sapere. E la mente zigzaga e vorrebbe capire, guardando – ad esempio – gli affreschi della chiesetta di Carmine superiore sopra Cannobio (bellissima Madonna del latte), i possibili contatti con i pittori varesini del Medioevo.C’è davvero un mondo di emozioni oltre il banalotto …. mi piace. Ma questa è un’altra storia.
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