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Cara Varese

ADORABILE VALORE BOSINO

PIERFAUSTO VEDANI - 05/05/2017

bosina

La prima metà di maggio per la nostra città e per il territorio del Varesotto genuino, la  striscia superiore del Nord Ovest della nostra provincia, si presenta sempre come una gioiosa transizione verso l’inizio della lunga e bella estate che di solito ci attende. Si assiste a una fioritura, molto apprezzata, di iniziative, ricorrenze, tradizioni e novità che hanno uno spessore socioculturale più che accettabile, tra l’altro anche con una ricaduta non trascurabile per il turismo.

In un panorama ben più vasto e ricco  di avvenimenti la festa intima degli abitanti di Varese è  quella del patrono San Vittore, sempre imperniata su  immodificati e bene accetti riti religiosi, ma che vede in azione la Famiglia  Bosina, istituzione legata a  solidi valori che l’accompagnano felicemente nel tempo, in particolare all’attenzione e all’amore per la storia e la lingua  dei nostri padri.

Il dialetto, rivelatore delle nostre antiche appartenenze, oggi vede la sua presenza  in prima linea sulla frontiera alla quale si affacciano o meglio si affollano altre parlate,a volte ancora misteriose.  Nel  tradizionale  continuo  confronto-rapporto  con la nobiltà della lingua, rappresentata dall’italiano – meglio di tutti in passato  sponsorizzato da don Lisander Manzoni –

Il nostro dialetto oggi si imbatte spesso in un concorrente di peso come l’inglese, mattatore tra i giovani, anche tra quelli che più lumbard  non si può; il fenomeno è dovuto al linguaggio adottato dai giovani frequentatori del web che avvolge l’intero globo; senza dimenticare che scienza, canzoni e musica del mondo intero si fanno intendere da tutti  sempre ricorrendo all’inglese. Che Modugno con il suo “Volare” e Gabbani con “Occidentali’s karma” del nostro Fabio Ilacqua da Casbeno, siano stati ascoltati dove giungono suoni e voci dell’Universo confermano la supremazia english,contro la quale peraltro  la Famiglia  Bosina tranquillamente  schiera il suo amore per Varese  e la sua lingua solo come invito culturale a non trascurare mai le nostre radici.

Per conservare le quali abbiamo  visto a lungo in campo anche tanti bravi poeti. Una pattuglia di avanguardie  la loro, con un passato strepitoso a conferma  della validità e dell’utilità della conservazione e della promozione dei valori espressivi  locali  anche in una società avanzata come quella varesina. Che continua a cogliere importanti traguardi  economici e finanziari  e si concede molto in campo culturale  colmando pure eventuali lacune. Una sorta di emigrazione che era ben più intensa ai tempi in cui non avevamo in provincia  le due Università e i licei di oggi.

Alla vigilia di san Vittore anche la Varese  moderna non può non guardare con simpatia al patrono del capoluogo e alla Famiglia  Bosina.

Una istituzione  che mai dimentica i concittadini che con la loro intelligenza  o hanno favorito la crescita di Varese o ne hanno promosso l’immagine cogliendo traguardi importanti  in ambiti  nazionali.

La mia segnalazione non ha alle spalle una cultura  specifica, ma è solo frutto di una esperienza da cronista.  Mi spiego: il mio dialetto  è un mix di  milanese, comasco e varesino. E  la prima parola bosina che imparai fu “lauret”, così mi chiamava mia nonna, nata sotto il  Sacro Monte, quando ero bimbo a Milano.

A  Varese  ho vissuto la maggior parte della mia vita e della carriera giornalistica: sul campo ho apprezzato lo spessore della nostra gente, la grandezza individuale e collettiva di un folto gruppo che ha espresso grandi personaggi impegnati  in molteplici attività.

Alla Famiglia  Bosina ho guardato con rinnovata simpatia quando il suo Calandari è stato accolto da una grande e  storica biblioteca milanese, l’Ambrosiana. Un segnale,un riconoscimento  del livello culturale  e sociale dei custodi della nostra tradizione. Custodi che ogni anno con la consegna del loro tradizionale e importante riconoscimento, la Girometta, ringraziano e additano come esempio  bosini particolarmente meritevoli con la loro azione di avere illustrato la nostra città.

La Bosina una famiglia esemplare, adorabile, che funziona senza dipendere da nessuno. Che vive e prospera e insegna molto chiedendoci solo un po’ di attenzione.  Accade soprattutto quando  consegna la Girometta. Che di questi tempi  è un bellissimo simbolo di  indipendenza e libertà.

***

La cerimonia per l’edizione 2017 della Girometta d’oro si svolgerà domenica 7 maggio nel Salone Estense a partire dalle ore 10, proseguirà poi con il corteo fino alla basilica di San Vittore dove alle 11.30 si svolgerà la Messa. A ricevere quest’anno il premio sarà Giuseppe Marotta, uomo di sport che sa guardare con passione, capacità e positività agli aspetti più belli del calcio portando sempre nel cuore i colori bianco – rosso varesini.

A ricevere invece il Premio Attività Commerciale sarà la Pasticceria Brenna dei fratelli Cardani per gli oltre 80 anni di attività commerciale. Il premio “Mamma dell’anno 2017” andrà invece a Cristina Frascoli. Perché – si legge nelle motivazioni – persona dotata di intelligenza, cultura ed esemplare umanità, è riuscita a coniugare la professione medica con il ruolo di moglie e mamma di sette figli con coraggiosa normalità. Con umiltà e riservatezza è sempre disponibile a ogni richiamo di aiuto e di amore da parte del prossimo. Questo premio verrà consegnato nella Basilica di San Vittore, domenica 7 maggio, dopo la benedizione.

Sempre domenica 7 maggio verranno insigniti due  nuovi “Maestri del lavoro”. Si tratta dei cittadini a cui, con decreto del Presidente della Repubblica, il primo maggio è stata conferita la “Stella al Merito del Lavoro”. Sono Vitaliano Segna e Vincenzo Agrifoglio. A loro verrà consegnata una pergamena e la medaglia dei 200 anni della Città di Varese.

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