La prima metà di maggio per la nostra città e per il territorio del Varesotto genuino, la striscia superiore del Nord Ovest della nostra provincia, si presenta sempre come una gioiosa transizione verso l’inizio della lunga e bella estate che di solito ci attende. Si assiste a una fioritura, molto apprezzata, di iniziative, ricorrenze, tradizioni e novità che hanno uno spessore socioculturale più che accettabile, tra l’altro anche con una ricaduta non trascurabile per il turismo.
In un panorama ben più vasto e ricco di avvenimenti la festa intima degli abitanti di Varese è quella del patrono San Vittore, sempre imperniata su immodificati e bene accetti riti religiosi, ma che vede in azione la Famiglia Bosina, istituzione legata a solidi valori che l’accompagnano felicemente nel tempo, in particolare all’attenzione e all’amore per la storia e la lingua dei nostri padri.
Il dialetto, rivelatore delle nostre antiche appartenenze, oggi vede la sua presenza in prima linea sulla frontiera alla quale si affacciano o meglio si affollano altre parlate,a volte ancora misteriose. Nel tradizionale continuo confronto-rapporto con la nobiltà della lingua, rappresentata dall’italiano – meglio di tutti in passato sponsorizzato da don Lisander Manzoni –
Il nostro dialetto oggi si imbatte spesso in un concorrente di peso come l’inglese, mattatore tra i giovani, anche tra quelli che più lumbard non si può; il fenomeno è dovuto al linguaggio adottato dai giovani frequentatori del web che avvolge l’intero globo; senza dimenticare che scienza, canzoni e musica del mondo intero si fanno intendere da tutti sempre ricorrendo all’inglese. Che Modugno con il suo “Volare” e Gabbani con “Occidentali’s karma” del nostro Fabio Ilacqua da Casbeno, siano stati ascoltati dove giungono suoni e voci dell’Universo confermano la supremazia english,contro la quale peraltro la Famiglia Bosina tranquillamente schiera il suo amore per Varese e la sua lingua solo come invito culturale a non trascurare mai le nostre radici.
Per conservare le quali abbiamo visto a lungo in campo anche tanti bravi poeti. Una pattuglia di avanguardie la loro, con un passato strepitoso a conferma della validità e dell’utilità della conservazione e della promozione dei valori espressivi locali anche in una società avanzata come quella varesina. Che continua a cogliere importanti traguardi economici e finanziari e si concede molto in campo culturale colmando pure eventuali lacune. Una sorta di emigrazione che era ben più intensa ai tempi in cui non avevamo in provincia le due Università e i licei di oggi.
Alla vigilia di san Vittore anche la Varese moderna non può non guardare con simpatia al patrono del capoluogo e alla Famiglia Bosina.
Una istituzione che mai dimentica i concittadini che con la loro intelligenza o hanno favorito la crescita di Varese o ne hanno promosso l’immagine cogliendo traguardi importanti in ambiti nazionali.
La mia segnalazione non ha alle spalle una cultura specifica, ma è solo frutto di una esperienza da cronista. Mi spiego: il mio dialetto è un mix di milanese, comasco e varesino. E la prima parola bosina che imparai fu “lauret”, così mi chiamava mia nonna, nata sotto il Sacro Monte, quando ero bimbo a Milano.
A Varese ho vissuto la maggior parte della mia vita e della carriera giornalistica: sul campo ho apprezzato lo spessore della nostra gente, la grandezza individuale e collettiva di un folto gruppo che ha espresso grandi personaggi impegnati in molteplici attività.
Alla Famiglia Bosina ho guardato con rinnovata simpatia quando il suo Calandari è stato accolto da una grande e storica biblioteca milanese, l’Ambrosiana. Un segnale,un riconoscimento del livello culturale e sociale dei custodi della nostra tradizione. Custodi che ogni anno con la consegna del loro tradizionale e importante riconoscimento, la Girometta, ringraziano e additano come esempio bosini particolarmente meritevoli con la loro azione di avere illustrato la nostra città.
La Bosina una famiglia esemplare, adorabile, che funziona senza dipendere da nessuno. Che vive e prospera e insegna molto chiedendoci solo un po’ di attenzione. Accade soprattutto quando consegna la Girometta. Che di questi tempi è un bellissimo simbolo di indipendenza e libertà.
***
La cerimonia per l’edizione 2017 della Girometta d’oro si svolgerà domenica 7 maggio nel Salone Estense a partire dalle ore 10, proseguirà poi con il corteo fino alla basilica di San Vittore dove alle 11.30 si svolgerà la Messa. A ricevere quest’anno il premio sarà Giuseppe Marotta, uomo di sport che sa guardare con passione, capacità e positività agli aspetti più belli del calcio portando sempre nel cuore i colori bianco – rosso varesini.
A ricevere invece il Premio Attività Commerciale sarà la Pasticceria Brenna dei fratelli Cardani per gli oltre 80 anni di attività commerciale. Il premio “Mamma dell’anno 2017” andrà invece a Cristina Frascoli. Perché – si legge nelle motivazioni – persona dotata di intelligenza, cultura ed esemplare umanità, è riuscita a coniugare la professione medica con il ruolo di moglie e mamma di sette figli con coraggiosa normalità. Con umiltà e riservatezza è sempre disponibile a ogni richiamo di aiuto e di amore da parte del prossimo. Questo premio verrà consegnato nella Basilica di San Vittore, domenica 7 maggio, dopo la benedizione.
Sempre domenica 7 maggio verranno insigniti due nuovi “Maestri del lavoro”. Si tratta dei cittadini a cui, con decreto del Presidente della Repubblica, il primo maggio è stata conferita la “Stella al Merito del Lavoro”. Sono Vitaliano Segna e Vincenzo Agrifoglio. A loro verrà consegnata una pergamena e la medaglia dei 200 anni della Città di Varese.
You must be logged in to post a comment Login