Fidelizzare gli incostanti e conquistare nuovi iscritti. La Società Storica Varesina si fa i conti in tasca e scopre di avere ottantatré soci e un indirizzario di duecento simpatizzanti che vanno e vengono da un anno all’altro. “Il nostro obiettivo è farci vedere di più e attrarre nuove iscrizioni – osserva Marco Tamborini che dal 1995 dirige la gloriosa Rivista dell’associazione – L’anno scorso abbiamo organizzato i convegni sulla Terza Guerra d’Indipendenza, sul 150° della proclamazione di Varese Città e quattro conferenze per la mostra d’arte di Francesco Murano a Villa Mirabello dedicata alle strade di Varese. Per l’autunno di quest’anno pensiamo ad un grande evento per i cento anni della morte di Giuseppe Sommaruga, il principe del Liberty varesino”.
Si lavora all’ipotesi di organizzare un convegno al castello di Masnago e una mostra in Sala Veratti, ma serve la condivisione da parte del Comune e vanno individuati gli sponsor. Non sarà un problema data la rinomanza dell’architetto che all’inizio del ‘900 legò il proprio nome alla realizzazione della funicolare, del ristorante liberty e del Grand Hotel Tre Croci a Santa Maria del Monte, del Palace e del Kursaal sul colle Campigli, oltre a numerose ville al Campo dei Fiori e in tutto il Varesotto. La Società Storica Varesina conta anche di pubblicare entro l’anno, con il finanziamento del Comune di Varese, gli atti del convegno di due anni fa sul castello di Belforte.
Finora l’associazione, orgogliosamente indipendente, non ha mai chiesto soldi ad alcun ente e vuole continuare a farlo per non legarsi a chicchessia. Ma il problema economico esiste. La Società Storica Varesina vive delle sole quote sociali, trenta euro l’anno che danno diritto a ricevere la rivista, le monografie e i reprint delle vecchie edizioni, a partecipare ai convegni e alle conferenze. É l’unica risorsa che consente di sopravvivere alla gloriosa associazione fondata nel 1931 sulle ceneri della Società del Museo Patrio che operava a Varese dal 1871 a cura di Luigi Borri; e che a partire dal 1953 è stata presieduta da Leopoldo Giampaolo, Piero Astini e Giuseppe Armocida.
La concorrenza si fa sentire. Nonostante la crisi, aumentano le riviste online e nascono nuove associazioni che s’interessano di storia locale. I costi di stampa non sono irrilevanti e forse lontano da Varese si potrebbero trovare pacchetti più vantaggiosi per pubblicare la Rivista, ma i rapporti e la qualità del lavoro assicurati da Artestampa di Galliate Lombardo sono fuori discussione. Basterebbe, magari, qualche contributo una tantum dei soci e l’iscrizione come si diceva dei simpatizzanti. L’impegno a proseguire sull’impervia strada dell’indagine scientifica per contribuire a delineare l’identità storica di Varese è stato ribadito nei giorni scorsi dall’assemblea che si è tenuta al monastero di Cairate.
Nel corso dell’assemblea il presidente Armocida e il direttore Tamborini hanno presentato il XXXIV Fascicolo della Rivista con dieci corposi contributi per un totale di 206 pagine. Sotto la lente d’ingrandimento, in questo numero, tre monumenti simbolo varesini. Il restauratore Vincenzo Gheroldi analizza attraverso la stratificazione degli intonaci i dipinti murali dell’abside est di Santa Maria foris portas a Castelseprio, con esami di laboratorio e datazioni. Chiara Zangarini e Mario Speroni si occupano invece della devozione mariana a San Vittore e della tutela del Sacro Monte attraverso i decreti arcivescovili.
Ivana Pederzani racconta come Varese passò da borgo a città nel quadro amministrativo del 1816 e Alessandra Mita Ferraro ricostruisce il complesso iter del dono di un terreno che Vincenzo Dandolo fece alla città nel luogo, allora periferico, in cui oggi sorge la via a lui intitolata. Frugando nell’Archivio di Stato di Varese, Claudia Morando ha trovato le lettere che il fattore scrisse ai tempi di Napoleone al proprietario terriero Giacomo Maria Foscarini da cui emergono le qualità agronomiche e scientifiche dell’imprenditore. Giuseppe Armocida ha invece seguito le tracce semiclandestine di Giulio Adamoli per un intero anno a Roma in vista della battaglia di Mentana il 3 novembre 1867.
Ancora: Charles Edward Boetsch ed Enrico Fuselli raccontano le proprie storie di emigranti dalla Val Travaglia all’Argentina e Gianni Pozzi rievoca i toni patriottici della programmazione cinematografica a Varese nel 1915 e 1916 attraverso gli annunci, la pubblicità e l’analisi dei film di allora. Infine Diego Dalla Gasperina studia la storia di uno stabile di Morazzone di recente acquisito dal Fai, il fondo italiano per l’ambiente. Per iscriversi alla Società Storica Varesina e avere diritto alle varie pubblicazioni – ricordiamo – basta chiedere informazioni a: segreteria@societastoricavaresina.it
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