Dai mass-media sentiamo spesso annunciare che molte persone rinunciano a farsi curare; ma rinunciano a farsi curare o non possono permettersi di farsi curare? È molto probabile che non possano! Questa la risposta più logica, perché rinunciare alla salute sarebbe follia.
Qualche tempo fa parlavo con un giovane dirigente (che si sforzava di apparire molto efficiente), amministratore di una bellissima clinica privata, sita nel cuore della feconda pianura novarese, circondata dalle colline moreniche donatrici di un generosissimo vino molto estimato dai cultori di questa bevanda, micidiale se assunta senza saggezza. Il giovane amministratore è costretto a scervellarsi sui crudeli numeri del bilancio della clinica. Bilancio da difendere dalla inevitabile sete degli azionisti, dalle esigenze ed altrettanto voraci necessità stipendiali dei dipendenti, dalle rate secondarie all’acquisto delle moderne, sofisticate, preziosissime in tutti i sensi, strumentazioni sanitarie moderne, bilancio eroso dalla lentezza e dalle sempre più striminzite rimesse delle sanità regionali, dalla brama di denaro da parte dei medici e dei chirurghi che, con la loro virtuosa professionalità dovrebbero essere i portatori di folle di pazienti bisognosi di cure per far fronte alle sofferenze. Su tutto questo complesso quadro incombe lo spauracchio delle penalizzazioni economiche suscitate dai contenziosi medico legali, minacciosi con i loro costi assicurativi e troppo lenti nel loro sviluppo e conseguentemente troppo pesanti nella loro vita giudiziaria.
Il giovane amministratore mi stava dicendo che lui non credeva assolutamente alla incapacità economica dei pazienti di pagarsi privatamente le cure necessarie per salvaguardare la loro salute, per cui lui aveva deciso, ma era anche costretto, di eliminare quelle attività sanitarie che non rendevano quote di denaro immediato, per poter così rispondere velocemente alle esigenze economiche della bella clinica. Di conseguenza rinunciava a certi accreditamenti con la regione.
Mentre diceva queste parole, davanti ai miei occhi passavano i volti dei frequentatori delle mense della nostra Brunella, della folla serale sul marciapiede davanti all’educandato delle suore della Riparazione di via Bernardino Luini, i volti degli anziani serrati nella miseria delle loro stanze, oberati da sofferenze e povertà, che si tengono lontani dai servizi sociali per errata convinzione di dignità personale. E nel contempo ricordavo i numerosi i cittadini che invece bussano continuamente alle porte del nostro assessorato ai servizi sociali.
È evidente che ci troviamo in una situazione di vita sociale paradossale che può sfuggire agli occhi di una società abbagliata delle gelide e brillanti vetrine dei centri delle nostre città, dalle opulenze offerte sulle scaffalature dei nostri super mercati, dalla falsa pubblicità dei mezzi di comunicazione, dalle compagnie telefoniche che ci fan credere onnipotenti per la facilità con cui parliamo con gli abitanti di nazioni lontane ma che di fatto ci impongono una esosa tassa che va tutta a loro favore, creando iper ricchi, mentre nel contempo l’economia scaraventa sempre più in basso i miseri della nostre società, miseri ma che si sentono paghi dello smartphone onnipotente che hanno in mano?. I ricchi riescono a fiorire anche con altre attività, ma è infinitamente più facile e drammatico diventare poveri.
Quale via seguire per fronteggiare questa situazione? Dove si annidano gli errori di una società vittima di una libertà apparente ma vincolata, oberata, incatenata dalla assoluta necessità di profitto che secondo numerosi economisti sarebbe assicurata solo dalle leggi del libero mercato?
I nostri “squisiti” politici si rendono conto dei drammi della nostra società o sono conniventi con i fautori più o meno occulti del dramma che stiamo apparentemente sfiorando, ma che invece stiamo decisamente impattando ad occhi chiusi? Sono veramente giuste le vie seguite nel recente passato e tuttora vigenti per contenere o debellare il nostro debito? È sulle persone, impossibilitate a difendersi, che si deve risparmiare o meglio su una visione di una economia più umana e più capace di frenare la speculazione ed il parassitismo?
Ma intanto i corpi dei nostri bambini, dei nostri malati, dei nostri anziani soffrono con angoscia sulle barelle dei nostri pronto soccorsi, nelle stanze dalle pareti stupidamente decorate da folli acrilici da incubo delle nostre pediatrie, delle dolorose oncologie, nelle sofferenze mentali dei frequentatori degli insufficienti ed impotenti servizi psichiatrici, il tutto aggravato dall’inedia dei centri di ricerca per carenza di fondi, dal costo dei farmaci, dalle bufale diffuse e sostenute da ignoranti predicatori di false notizie riguardanti reali conquiste della scienza medica, come l’uso corretto dei vaccini, degli antibiotici, dei dosaggi di medicinali (come l’enfatizzazione dei successi della speculazione dell’omeopatica).
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