Tra circa un anno, nella primavera del 2018, il sindaco di Varese avrà a disposizione una nuova stazione, quella di Rfi, decisamente rinnovata e con negozi di prossimità che la renderanno fruibile anche a chi non viaggia; ma soprattutto avrà a disposizione una nuova linea ferroviaria tra Varese e la Svizzera che, per la prima volta nella storia, trasformerà Varese in una città di passaggio europeo e non più in una cittadina di frontiera, una sorta di stazione di fine corsa. Questo avvenimento epocale darà ai varesini l’impressione che qualcosa si è mosso e che qualche novità sia stata portata nella nostra vita quotidiana. Se la cifra dell’amministrazione Galimberti è proprio quella della ripartenza e del cambiamento, basterebbe questa inaugurazione a mettere sulla giusta direzione dell’onda un sindaco e la sua giunta, che proprio sulle grandi opere hanno puntato molto.
Chi ha lo sguardo lungo, a Palazzo Estense, non può che far caso al fatto che Galimberti, tra quattro anni, se tutto andrà come previsto, potrà comunque dire che Varese è cambiata. Prenderà il mazzo, anche se non aveva un poker in mano. Si potrà discutere se il cambiamento sarà merito della sua politica o di altre fortunate coincidenze, ma così sarà.
Che dire, ci vuole anche fortuna nella vita. Che cosa ha messo il Comune in questa partita? Molto e poco. Innanzitutto, a Varese, non si sta realizzando l’unificazione delle stazioni. Si potrebbe fare un museo della titolistica sull’unificazione delle stazioni, ma è una circostanza che non vedrà mai la luce e negli anni scorsi, ma non solo, in tanti hanno equivocato. Si faranno invece altre cose: Rfi rimetterà a posto la sua stazione, il Governo italiano ed Rfi completeranno la Arcisate Stabio, il Governo (forse) verserà 18 milioni di euro nelle casse del comune (che ha vinto un bando sulle periferie) per risistemare la zona di Giubiano e quella della stazione dello stato.
Il comune di Varese, in tutto questo, ha in sostanza solo partecipato al bando del Governo e ha avuto il buon senso di intavolare un protocollo d’intesa con Rfi. Buon senso, appunto (e spendendo poco!).
Secondo punto. Su Piazza Repubblica la musica è la stessa: la Regione Lombardia si era già impegnata con la giunta Fontana, il Presidente Roberto Maroni non poteva certo far saltare tutto. E poi Maroni ama Varese, che senso avrebbe avuto ostacolare un progetto solo perché il sindaco è del Pd? Galimberti ha preso l’architetto vincitore del concorso di idee maroniano e l’ha messo al lavoro per rifare la Caserma Garibaldi che, è stato deciso, diventerà la nuova sala culturale e biblioteca. La differenza con il progetto precedente è che sarebbero state le immobiliari a costruire il teatro nuovo, in cambio di alcuni palazzi nella collina del Collegio Sant’Ambrogio. Invece ora ci saranno solo biblioteca e teatro, costruite con i soldi pubblici di Regione, Provincia e Comune. Maroni ha confermato l’impegno. I tecnici oggi stanno realizzando il progetto, l’anno prossimo si prevede l’inizio dei lavori e si comincerà con la caserma-biblioteca. Si arriverà in zona elezioni con la nuova biblioteca fatta (o comunque quasi fatta): e anche se il teatro non sarà stato realizzato per quel periodo l’impressione che la città sia cambiata, a quel punto, sarà netta. L’incognita piuttosto è quella di riuscire a far viaggiare questi progetti coi tempi giusti.
Problema. Davide Galimberti aveva anche promesso la riqualificazione di una zona dismessa ogni anno e a tutt’oggi non ne ha riqualificata alcuna: una piccola dimostrazione che sono tante le promesse fatte e che probabilmente erano troppe. E’ proprio questo il peggior nemico del sindaco: se qualcosa si inceppasse, in Piazza Repubblica e alle stazioni, il cittadino di Varese non potrà più pensare che la città è ripartita davvero. Ma a ben guardare questa è una buona notizia per i cittadini, la giunta ha tutto l’interesse, oggi, a mantenere le sue tante promesse.
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