Qual è il cuore semplice del Vangelo, il nucleo caldo della fede? Un nuovo arrivato nella comunità dei cristiani, a chi gli ha chiesto il motivo della sua conversione da adulto, ha risposto: “Perché ho capito che la mia vita può ricominciare, che con la misericordia di Dio ho sempre un domani nuovo”.
Le parole più caratteristiche del vocabolario cristiano sono composte tutte con un breve prefisso “ri”: rinascita, riconciliazione, risurrezione, remissione dei peccati, rinnovamento, la stessa parola religione, e pure redenzione. Due sole lettere r-i per dir “di nuovo, da capo, un’altra volta, ancora, senza arrendersi”, che nascono dall’imbattibile fedeltà di Dio, dalla misericordia che regge e fa ripartire il mondo. È l’invito che si rinnova per tutti, ugualmente chiamati alla festa.
Un Dio perennemente nuovo ci assicura: con lui si vivono sempre nuovi inizi. Sempre preventivi, mai consuntivi di vita.
Ripartire, imparando ad utilizzare gli ostacoli per aprire le finestre dell’intelligenza. E il peccato per conoscere meglio il cuore di Dio, nell’abbraccio paterno della sua misericordia senza condizioni.
La fede è la forza vitale, che spinge fuori e avanti, a “iniziare percorsi, avviare processi” [Evangelii Gaudium, 223].
L’ultimo imperativo di Gesù ai dodici: andate! è in linea con il programma di Papa Francesco, che ci esorta ad essere “cristiani in uscita”. È come se il Signore ci dicesse: alzati dalla posizione arresa, dalla vita immobile, e mettiti in cammino.
L’altro è un invito a svegliarsi. Con questi verbi si racconta la risurrezione di Gesù. La Pasqua è detta coi verbi dei nostri mattini, dei nostri ricominciamenti.
Vivere è l’infinita pazienza di ricominciare, di riabbracciare se stessi e di aprirsi all’infinito. Stiamo sempre nascendo, la comunità è sempre da radunare in unità, perché siamo “creature”. Questa parola è un participio futuro del verbo ‘creare’, al pari di nascituro, venturo, o del celebre morituri… “Creature” noi siamo, cioè coloro che non hanno finito di essere creati, che non hanno mai finito di nascere, che sono ancora plasmati dal caldo delle mani del Creatore.
Ecco perché è bene essere indulgenti con gli altri e con noi stessi: “Non siamo ancora e mai il Cristo, ma siamo questa infinita possibilità” (David Maria Turoldo). Ecco perché – come faceva Gesù – oggi tocca alla Chiesa aprire nuovi sentieri, chiamando le persone, formulando nuovi inviti, avviando nuovi contatti…
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