C’è una figura della “Regio Insubria” che andrebbe maggiormente ricordata perché ha rappresentato lo spirito di queste nostre zone pedemontane.
Si tratta del prof. Ettore Grimaldi, comasco trapiantato sul Lago Maggiore, che per tanti anni ha studiato gli ambienti acquatici dei vari laghi e laghetti prealpini, i pesci e gli habitat che li rendono unici sia dal punto di vista scientifico che ambientale.
Tanti anni fa entrando nella villa De Marchi a Pallanza (l’attuale sede del CNR- “Istituto degli ecosistemi” ma per tutti e da sempre “l’Istituto”, al massimo condito e collegato all’idrobiologia) i pesci li vedevi subito perché una serie di vasche – oggi murate – nella galleria d’accesso permetteva di riconoscere subito le principali specie di acqua dolce.
Un gioiello che da bambini andavamo a vedere quasi tutti i giorni con il naso schiacciato contro il vetro quasi ad annusare persici e lucioperca. Un’ idea dell’allora direttore prof. Ettore Grimaldi, conosciuto poi come scrittore, ricercatore e professore di ittiologia all’Università di Milano.
Ricordo da ragazzo un suo libro – “A pesca con il professore” – agile, semplice e simpatico con mille segreti sulle avventure e le caratteristiche del mondo subacqueo. Un volume scritto a quattro mani con Mario Albertarelli che nell’introduzione racconta come lui stesso conobbe il “professore”, ovvero il nostro Ettore, consigliando subito alla direzione della loro stessa casa editrice, la Mondadori, di recensirlo: “Date spazio a quel professore di idrobiologia. Non visiete ancora accorti che scrive meglio di Darwin?”.
Ricordai quell’episodio al suo funerale, il 5 agosto del 2015 nella chiesa di San Leonardo a Pallanza straripante di gente perché credo che in questa frase ci siano due delle doti che lo hanno caratterizzato Grimaldi, la chiarezza e la semplicità.
Saper scrivere e vivere in modo semplice, ma saper spiegare bene concetti, i problemi, le possibili soluzioni soprattutto nel mondo dell’acqua e dei pesci, il “suo” mondo.
Quante volte, in seno al Commissariato alla Pesca, l’ intera commissione italo-svizzera – che d’altronde lui stesso ha presieduto per molti anni – lo ascoltava in silenzio e il suo giudizio finale valeva sempre come una sentenza di Cassazione.
Il “professor” Grimaldi con due battute distingueva sempre tra le “voci” e la realtà scientifica, e non importava se il suo parere andasse contro la vulgata corrente.
Anche perché tutti sapevano che non parlava un “professore” ma uno che aveva vissuto sì sui libri e in laboratorio, ma anche in barca, fianco a fianco con i pescatori in tante notti di pesca sul lago e quindi in quei consigli non c’erano solo la voce della scienza, ma dell’esperienza.
Un esempio di stile di vita, ma anche un suo amore profondo per la natura, per cercare di capire il perché delle cose, il ricercare, lo scoprire per primo, il verificare: questo è lo scienziato.
Grimaldi poi era una “sagoma”, uno che non stava a distanza e coinvolgeva tutti con un humour sottile ma penetrante, capace di passare dall’inglese al dialetto, dal “tu” dato al collega di cattedra all’ultimo pescatore incontrato sulla riva. Quanta sociologia c’è nel ricordare in allegria il suo servizio militare come ufficiale veterinario negli alpini e i suoi – i nostri – muli?
Quanta amicizia c’è nel condividere una brigata allegra davanti a una salamella e a parlare di pesca? L’allegria, il sorriso, il buon umore…
Quante testimonianze nascono ricordando una vita retta, profondamente cristiana, intesa nel senso più profondo, tenace, semplice ? Perché Ettore era un cristiano autentico e ci teneva a dirlo, alla ricerca di Dio dal microscopio elettronico alle notti in barca, dalle passeggiate in montagna a stare con gli amici.
Ettore era un comasco passato per Varese e poi prestato al Verbano e se uno approda a Pallanza dal lago di Como è un po’ come – almeno così succedeva una volta – quando un protestante si faceva cattolico, o viceversa: basi simili, ma un cambiamento radicale di vita.
Altre montagne, altre distanze, altro lago, altri panorami ma – diceva Ettore, senza mai rinnegare la patria d’origine – qui sul Verbano c’è più respiro, più aria, più maestosità. Aprire i polmoni, respirare… come succede in barca all’alba quando se sei a pescare con quell’aria frizzante che ti porta vento, profumi, rumori che rimbalzano sull’acqua…
Un mondo di lago, quel piccolo mondo di Ettore che tante volte abbiamo la fortuna di vivere e condividere, ma che troppe volte diamo per scontato e non ne comprendiamo sempre la profonda bellezza. Ricordandolo non si può che gustare la fortuna di averlo conosciuto, di tenerne l’esempio saldo nel cuore, con il rimpianto di non poterlo più rivedere e chiedergli consigli, ma anche con la serenità di sapere che in fondo ha solo attraversato il lago. Il lago ha sempre una dimensione limitata, umana e non è il mare sconfinato, infinito, irraggiungibile… e quindi vogliamo credere che Ettore semplicemente ci aspetta tranquillo, come sempre sereno, sorridente, vicino. In fondo ci ha soltanto preceduto
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