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Noterelle

IO PENSO PER TUTTI

EMILIO CORBETTA - 14/04/2017

autoreferenzialeAmo studiare i caratteri delle persone; capire le motivazioni di certi comportamenti; comprendere i dolori e le felicità degli amici e del prossimo in generale, anche se poi fatico ad aiutare (per questo). Mentre chiacchieravo con una mia amica sulla personalità di certi politici, ad un certo punto lei è uscita con questa considerazione: “L’eletto non cambia personalità in quanto eletto, non migliora le sue doti. Resta sempre lui, ma il successo può esasperare la sua autostima e portarlo a considerare le sue idee superiori a quelle degli altri. Questo lo fa diventare supponente, gli fa perdere capacità di autocritica, lo porta ad una esasperata autoreferenzialità: io sono quello che pensa per tutti”.

È vero? Forse sì. È un pensiero opinabile ma con un certo contenuto di verità.

Un’altra mia amica, che per parecchi anni è stata protagonista importante nel mondo del sindacato, mi diceva :”Quando sei in certe posizioni ed hai ottenuto particolari successi, rischi di diventare estremamente arrogante, credendo di avere potere di tutto e su tutto. Il tuo pensiero è superiore –ti dici-, e con tracotanza imponi i tuoi contenuti. Diventi autoritaria ma perdi in autorevolezza: diventi autoreferenziale”.

Va precisato prima di tutto che personaggi con queste caratteristiche sono numerosi nella nostra realtà. Sono presenti nel mondo del lavoro, nel mondo della cultura, dell’arte e cosi via, non soltanto in politica.

L’auto referente non riesce a fare un discorso prolungato su una tesi, un argomento, su problemi d’una comunità senza che scatti, dopo qualche frase “Io già nel … quando io ero … Io incontrando il primo ministro … Io in commissione. Io … eccetera, eccetera”. L’auto referente è incapace di lavorare in gruppo, lui deve essere staccato dal gruppo, superiore al gruppo. Non un ” bastiano per il contrario”, come sintetizza una frase popolare, ma le sue idee devono primeggiare; lui è convinto che le sue idee incontrino maggior favore nel pubblico, siano le più giuste, le più originali. Ovviamente ha certe capacità diplomatiche, ma purtroppo le usa male. Se per caso espone delle banalità, per giunta già ripetute a iosa da altri, già studiate da altri, quando le enuncia lui diventano, sono una novità assoluta.

E la sua vita affettiva? Ovviamente non è facilmente descrivibile essendo molteplici i nostri caratteri, ma è lui che conta nella famiglia e tutti ruotano attorno alla sua personalità. I figli devono fare quello che decide lui perchè lui è. A scuola i figli devono essere i più bravi essendo i suoi figli. Se non brillano è colpa di quegli incompetenti di insegnanti. Può giungere ad essere “il sindacalista” dei suoi figli. I suoi entrano precocemente in politica diventando le sue pedine, ovviamente portatori delle sue idee, delle sue strategie.

Sono personaggi che fanno della politica la loro professione e di conseguenza sono lungi dal considerarla come il gesto più alto della carità, intesa come amore per il prossimo.

In queste persone è grande la carica di narcisismo, non inteso come qualità psicoanalitica, ossia del soggetto innamorato di se, ma come grande estimatore di se stesso, della propria intelligenza, delle proprie doti, che troppo spesso invece sono misere. Personaggi che sono esattamente il contrario di quelli capaci di auto critica, che anch’essa, se esasperata, finisce per essere non più un equilibrio, ma un difetto.

Criticare i politici è uno sport nazionale. Diventa una valvola psicologica di sfogo di nostre angosce, di nostre interiori insoddisfazioni, ma è anche vero che questi benedetti politici se le tirano addosso le critiche. Gli spot televisivi ci giocano molto presentandoceli troppo ripetutamente, enfatizzando anche le loro banalità, anche le loro maleducazioni. Sembrano non rendersi conto delle contraddizioni che pronunciano e nemmeno delle falsità che sparano. Rappresentanti di chi li ha votati, dimenticano il loro mandato, pensano erroneamente che il loro pensiero sia quello degli elettori.

Ma questi son discorsi vecchi. Tanto obsoleti che già Esopo nelle sue sintetiche favole accenna con frequenza a questo stato d’animo, solo che in lui il protagonista si pente. I nostri no. Mi vien in mente una favola delle meno note, quella della mula, bella, ben nutrita e governata, che si sentiva somigliante alla madre, una cavalla elegante e veloce. Poi messa alla prova fu umiliata e solo allora fu capace di pensare che suo padre era un asino. Ecco un saggio bagno di umiltà.

Anche tra i politici nostrani ci sono figure simili, ovviamente non alla mula di Esopo, ma agli autoreferenziali? Certamente ed è sufficiente un minimo d’oggettività per evidenziarli. Spiccano sui nostri mass-media dove fanno la ruota, salendo in cattedra senza aggiornarsi dei precedenti, anzi ignorandoli. Il peggio è quando si trovano in posti di maggior potere ed impongono con arroganza le loro idee, le loro scelte, senza dare spiegazioni assumendo atteggiamenti sintetizzabili in “ipse dixit”.

Purtroppo quanto detto brucia le possibilità di realizzare quello che ci si aspetta dalla politica. Notiamo più facilmente la ricerca di successi personali lungi dalla ricerca del bene comune. In conclusione vien da esclamare “quanto è difficile trovare “sul mercato” un vero e buon politico!”

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