Fu un’impresa titanica e fortunatamente inutile, provocata da un errore di calcolo, cioè dalla previsione che l’attacco austro-ungarico nella Grande Guerra sarebbe giunto attraverso la Svizzera dalla dorsale Valdossola-Verbano-Ceresio-Como. Una convinzione sbagliata che determinò un enorme dispiego di tempo e denaro, una gigantesca catena umana di uomini, donne, ragazzi e bambini sotto i quindici anni con le gerle piene di sabbia e di ghiaia per costruire chilometri di trincee, destinate (per fortuna) a non essere mai utilizzate.
La Linea Cadorna – 150 km di strade, tunnel, caserme, fortini, camminamenti, piazzole di manovra e postazioni di sparo che si snodano dal Piemonte alle montagne del Varesotto e del Comasco fino al passo di San Marco in provincia di Bergamo (70 km in territorio varesino) – è un luogo d’incantevoli passeggiate alpestri e un monumento alla follia della guerra. Per costruirla furono necessari due anni di lavoro, dalla primavera del 1915 a tutto il 1917. Furono impiegati quindicimila operai per una spesa all’epoca di centodieci milioni di lire.
Con gli uomini al fronte furono mobilitate le donne, cuoche, operaie, addette agli uffici e ai lavori di fatica. In un secondo momento furono richiamati dal fronte operai specializzati, fabbri, idraulici e muratori per impiegarli nella faraonica impresa. L’ideatore Luigi Cadorna, figlio di Raffaele lo storico generale di Porta Pia, possedeva una casa estiva ad Ispra e conosceva bene il territorio. Visitò i cantieri e seguì i lavori di persona. Prima dell’entrata in funzione dell’euro, la Regione finanziò i lavori di recupero con ottocento milioni delle vecchie lire.
I “giochi di guerra”, purtroppo, non passano mai di moda e proprio in questi giorni risuonano sinistri fragori in varie parti del mondo. Esperimenti nucleari in Corea, portaerei Usa minacciosamente in rotta per la lontana penisola, raid chimici in Siria, attentati dell’Isis. I potenti della terra – non sempre i migliori, spesso solo i più ricchi e prepotenti – hanno in mano i destini del mondo e la mediazione politica, il buon senso, faticano a farsi largo nella logica di chi comanda.
Ma riflettere sull’opzione delle armi non è mai tempo perso ed è ciò che propongono gli Amici del Monte Orsa con la visita alle gallerie della Linea Cadorna domenica 23 aprile sui monti Orsa e Pravello, sopra Viggiù. Se la prima guerra mondiale non vi arrivò, vi giunse la seconda con il suo carico di sofferenza e di morte. Centinaia di ex prigionieri alleati in fuga dai campi di concentramento, ebrei, repubblichini e sbandati tedeschi vi si nascosero per mesi in attesa di rifugiarsi nell’ospitale Svizzera. Per non parlare dei fatti del monte San Martino.
Per chi vuole partecipare alla salita, si parte alle nove dal colle di Sant’Elia con soste e momenti di rievocazione storica che aiuteranno a capire personaggi, fatti ed atmosfere. Giunti in vetta al rifugio-caserma sul monte Pravello, gli escursionisti avranno la possibilità di ristorarsi con vini delle cantine varesine e prodotti locali (massimo trecento persone, iscrizione obbligatoria entro il 19 aprile a sullalineacadorna@gmail.com o telefonando allo 331-3491666).
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