(S) Il direttore ci ha chiesto di non scrivere della Pasqua, ma come si fa?
(O) Semplice! Basta scrivere della Non-Pasqua dei credenti e magari della Pasqua dei Non-credenti, se ne siamo capaci. In realtà, mentre Natale è ancora una festa accettabile da tutti o quasi, che prende i sentimenti, solleva la speranza, conforta la memoria, più pensi al percorso liturgico che conduce alla festa di Pasqua, più ti trovi spiazzato, insieme dimentico della tradizione passata e lontano dalle urgenze del presente.
(C) Allora partiamo da lontano. Scelgo una storia che sembra venire che da più lontano non si può. È la storia di Antonello Dose, uno dei comici de “Il ruggito del coniglio”, storico programma della mattina di Radiodue. L’ha raccontata lui stesso a Zapping: il suo essere gay, sieropositivo e buddista, in attesa di unione civile. All’inizio ho avuto un moto d’insofferenza: la solita storia, costruita chissà come, per creare il caso fuori dal comune e, ovviamente, per promuovere commercialmente il libro che la racconta. Un genere letterario fin troppo facile. Però ho ascoltato, un po’ incuriosito, un po’ perplesso.
(S) Proprio tu. Non ci credo! Ma quel tipo è svaporato nella vita come negli sketch? Che cosa mai aveva da dire?
(C) Ha parlato di preghiera e di fede. E di amore, ma questo fa parte dell’ovvio. Di qualunque cosa che sia fuori dalle regole, si dice che la si fa per amore. Il paradosso che mi porta all’apologia di un “apostata” (lui nasce da una famiglia credente e praticante) è l’aver descritto la necessità della fede e la via della preghiera come sostegno per affrontare e superare condizioni molto difficili. Egli vive, così ho capito io, una vita religiosa molto intensa, pur con presupposti molto diversi dai miei. Anzi: una religiosità certo più intensa della mia, un senso dell’Altro, forse meglio dell’Alterità o dell’Altrove, che a me e a tanti credenti come me, nutriti di laicità cristiana suona come un richiamo strano ma potente, al Mistero.
(O) Io voglio accostare a questa tua apologia la segnalazione di un film che ho incontrato per caso su una delle reti minori della RAI: “The Giver”, (Il donatore). La storia è ambientata in un mondo fantastico, i ben parlanti lo chiamano ‘distopico’, da cui scienza e razionalità sono riuscite a bandire ogni imperfezione, errore o peccato, a costo di ‘congedare’ dalla vita qualsiasi cosa o persona o sentimento che possa introdurre nella realtà il più piccolo turbamento. Ogni rapporto, anche quelli famigliari più intimi, è regolato solo dal rispetto delle regole; la vita sociale riconosce il merito ma non la competizione, tutto scorre secondo il progetto di una saggezza che tende a preservare l’individuo da ogni rischio di sofferenza. La deviazione non è ammessa, anzi è punita facilmente con il ‘congedo’, ma anche questo avviene con dolcezza, anzi con sollievo.
Ma c’è un’incrinatura: uno strano scrupolo ha fatto sì che di tutto il passato, fatto di contraddizioni, carico di lotta tra il bene e il male, si volesse tuttavia conservare la memoria. Di ciò viene fatto carico una sola persona, che a sua volta, diventato vecchio, potrà trasmetterla ad un solo giovane: sono il donatore (giver) e l’accoglitore. La trasmissione al giovane della memoria dell’amore e il turbamento da lui provato alla scoperta che il bambino, creato in provetta, ma affidato alla sua famiglia come figlio e fratello dovrà essere ‘congedato’ perché inferiore agli standard di normalità, induce il giovane accoglitore alla ribellione e alla fuga, che basterà a mandare in frantumi “l’incantesimo” su cui si regge questa presunta società perfetta.
(S) L’amore vince sempre! Mica tanto originale. Tutto qui quel che volevate dire, voi due? Volete sapere la novità di Pasqua, l’innovazione di civiltà? Berlusconi sì che ha coraggio. Si fa vedere in televisione a dare il biberon ad un agnello e ad invocare una pasqua vegana che risparmi loro la vita. Questo sì che è un andare contro le convenzioni, a costo di farsi dire che da leone si è fatto pecora e oggi, (venduto anche il Milan e proprio nel giorno in cui la Juve le suona al Barcellona per la gioia del Direttore) permette che si dica che preferisce un giorno da pecora (un’altra trasmissione Radiorai) a una vita da leone.
(C) Alla fine dei tempi anche il leone mangerà l’erba e l’orso pascolerà con l’agnello. Ma l’escatologia anticipata è una prospettiva che la Chiesa cattolica ha scartato da tempo, considerandola una tentazione. La memoria, invece, è necessaria e viene conservata più facilmente ed integralmente dai simboli e dai riti vissuti, piuttosto che dai documenti e dai libri. Perciò mi piace rompere il guscio dell’uovo e tirar fuori la sorpresa, come una volta qualcosa ruppe la roccia di una caverna e ne uscì la sorpresa più paradossale della storia.
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