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Cara Varese

GIORNALISTI DEL POPOLO

PIERFAUSTO VEDANI - 07/04/2017

Interessante e soprattutto utile vedere gli ex padroni del Comune contestare ai nuovi inquilini situazioni già in essere da parecchi anni.

Accusando per esempio il sindaco Galimberti di avere in campagna elettorale promesso la balneabilità delle acque del nostro lago si è sottolineata la portata di una promessa non facile da mantenere. Il motivo: altre generazioni di politici l’avevano fatta, questa promessa, mantenuta poi solo in parte non per cattiva volontà, ma per problemi tecnici insormontabili. Dei quali non si è più parlato ad alta voce.

Se non ricordo male fu un silenzio generale, al quale abbiamo partecipato anche noi giornalisti. Quando venne chiesto un parere sul lago al papà dell’ecologia varesina, Salvatore Furia, ci fu una risposta sussurrata, malinconica: “Non si può polemizzare con persone che si sono battute per la nostra causa”.

Fu così che nel profondo silenzio scivolarono anni di lotte, fatiche e anche opere importanti come il grande collettore attorno al lago.

I sintomi della cattiva salute del lago -come campo di gara e di allenamento nel tempo diventato famoso nell’ambiente internazionale dei vogatori- sono abbastanza recenti, ma non ci sono state polemiche feroci come un tempo.

Forse il contestato auspicio del sindaco relativo alla balneabilità può essere l’occasione per una revisione totale e intelligente di un problema che decenni or sono aveva visto sul banco degli imputati molte industrie e, in campo politico, azioni giudiziarie, forse per caso, di tipo monocolore, contro la Democrazia Cristiana.

Le nuove generazioni di varesini e pure le “antiche” potrebbero avere un punto aggiornato su presente e futuro del lago basato solo su evidenze e dati tecnici della massima comprensibilità. Il tutto cioè mettendo in cantina le vecchie polemiche.

Si potrà allora sapere con la massima chiarezza perché il salvataggio della salute delle acque non si completò e inoltre avere notizie e prospettive per i problemi legati al difficile allacciamento al grande collettore nella zona di Gavirate.

Se tutto magari dovrà restare così come è oggi avremo la conferma di una incompiuta da record, sempre che ci sia chiarezza anche sui costi delle opere realizzate e sui danni dovuti al sostanziale blocco dei lavori. Una incompiuta che le classiche voci non attribuiscono alla politica ma a valutazioni non tutte adeguate al progetto.

Per il lago un’indagine congiunta da parte di rappresentanti dei partiti sarebbe utile anche per la storia della comunità. Poi i politici continuino pure a contrapporsi in Consiglio comunale. Dove è mancata per anni la vivacità di un tempo e addirittura in più occasioni si è arrivati a una strana concezione del rapporto con i mass media: nemici politici i cronisti che criticavano!

È vero che nel campo della comunicazione e dell’informazione oggi con lo sviluppo e la rapidità di internet tutti sono diventati giornalisti: sono presenze e partecipazioni importanti se non vanno oltre la libertà di espressione che è sacra ma solo se si ferma dove comincia, accompagnata dai relativi diritti, quella egli altri.

La presenza dei professionisti in questa web sarabanda è ancora più importante rispetto al passato perché si rifà al rispetto delle leggi e a doveri precisi nei confronti di chiunque.

A Varese abbiamo una stampa libera e rispettosa degli altri. Non abbiamo nemmeno opinionisti che si atteggiano a oracoli e che sembrano infallibili solo perché spesso sono pronti a raccontarti tutto, anche e soprattutto quello che ha poca sostanza, ma non ti raccontano nulla delle querele che si beccano e che costano un sacco di soldi per la loro remissione.

A Varese c’è stata una scuola, non solo di giornalismo, ma anche di vita, imperniata sul quotidiano storico, La Prealpina: scuola che ha mantenuto nel tempo un ottimo livello e che ha conosciuto con Mario Lodi direttore l’eccellenza nella formazione dei redattori.

Ricorre in questi giorni il decennale della scomparsa di Lodi, un grande giornalista che la città non ha mai ricordato, così non ricambiando l’amore e l’eccezionale servizio ricevuti in tanti anni.

Ai suoi redattori egli raccomandava tre riferimenti importanti per la vita e la professione: la famiglia, la comunità varesina e il giornale. Era un organizzatore eccezionale, oggi come manager avrebbe fatto la fortuna di qualsiasi azienda. Al giornale si formò così un polo veramente laico nel senso di un distacco da qualsiasi ideologia: cioè si voleva essere “laicos” ovvero “del popolo” come suggeriva l’origine greca della parola.

Ho criticato a volte Attilio Fontana, ma ho sempre ammirato la sua rettitudine. Certamente si meritava il contributo di un manager alla Lodi, non qualche pessima imitazione di caporali dei marines.

Nelle foto Mario Lodi ritratto in diversi momenti della sua esperienza professionale alla “Prealpina”. Nella quarta è con Piero Chiara, nella quinta con Fausto Coppi.

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