Federico Morlacchi è tornato a far visita al suo Liceo, in quella Luino da cui è partito per conquistare il mondo delle Paralimpiadi di nuoto. Una mattinata speciale, fatta di ricordi, di visi ritrovati, di saluti, di insegnanti che lo hanno visto crescere, di personale che lo ha accompagnato durante i suoi cinque anni indimenticabili di permanenza al Liceo.
Abituato alle migliaia di tifosi delle piscine olimpiche la palestra della sua vecchia scuola deve essergli apparsa come una famiglia allargata, una nicchia in cui il sogno si è consolidato fino a spogliarsi di eventuali dubbi e incertezze. Un Federico attento e riflessivo, munito ormai della maturità giusta per gestire una fama che corre veloce da una parte e dall’altra del mondo dello sport paralimpico e non. Sollecitato dalle domande, si è soffermato sui temi principali della sua vita, sottolineando più volte la forza motivazionale dello sport, della famiglia, della scuola, delle persone che hanno contribuito a farlo crescere nel corpo e nello spirito sportivo. Non sono mancati momenti di assoluta sensibilità umana, soprattutto quelli legati alla disabilità, all’amore smisurato per quel nuoto con il quale interloquisce e interagisce senza peraltro perdonargli quell’inflessibilità che ne garantisce la forza.
Visibilmente emozionato, ha ricondotto sempre al piano umano il gesto atletico, distribuendo allo sport il suo aspetto formativo, anche quando pretende il massimo e concede poco o nulla all’inventiva personale. Quasi quattro ore di racconto hanno scandito il ritorno del campione luinese al Liceo Scientifico “Vittorio Sereni”, un ritorno “rubato” agli allenamenti milanesi, ma distribuito con molto amore a quella scuola che rappresenta un punto fermo nella sua evoluzione umana e sportiva. Gli alunni, la preside, la segretaria, tutto il personale e i docenti si sono stretti attorno al loro campione, con quella fierezza di chi sa di aver dato un contributo a chi oggi viene considerato un vero e proprio fenomeno del nuoto paralimpico italiano e mondiale.
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