(S) La rimozione dell’identità, continua, caro Onirio, nonostante la visita del papa a Milano abbia focalizzato l’attenzione dei media, per un giorno, su un livello di preoccupazioni e di speranze più alto del solito. Due giorni dopo siamo di nuovo nella stessa melma quotidiana, di delitti, di mostri sbattuti in prima pagina. Sabato sera mi sembravi pure un po’ disilluso.
(O) Ero soprattutto stanco. La messa al parco di Monza mi ha richiesto dodici ore, tra viaggi ed attese. Capisco che la dimensione dell’evento richiedeva particolari cautele, peraltro abbandonate non appena il Papa si è allontanato. Siccome di solito il criticone sei tu, ti farò omaggio di due osservazioni: per prima cosa non capisco con quale criterio l’intera attesa della mattina fino alle tredici, sia stata appaltata ad una radio commerciale: niente di scandaloso, intendiamoci, ma nemmeno di significativo; puro intrattenimento, cantanti e canzoni di ‘ordinaria amministrazione’, come se invece del Papa aspettassimo il Liga o il Vasco. In secondo luogo il deflusso della mia zona non è stato governato e la corsa spontanea nei prati per superare chi stava in fila sulla strada ha prodotto un ingorgo umano pazzesco al ponte sul Lambro che ci ha fatti procedere per due ore a mezzo passo per volta. Una fatica devastante per un vecchietto come me. Ho come visto una sproporzione tra l’attesa di conoscere il messaggio che portava il Vicario di Pietro e le circostanze materiali, poco favorevoli, in cui si veniva realizzando l’incontro. La preoccupazione somma degli organizzatori era la sicurezza, l’interesse per la comunicazione decisamente più basso.
(C) Ma se dici sempre che le circostanze non sono un problema, che non siamo abituati ai sacrifici, che i fedeli delle campagne in Africa e in America Latine fanno chilometri a piedi tutte le domeniche per sentir messa. E adesso ti lamenti.
(O) Non mi lamento, in fondo. Sono stato contento di aver condiviso il gesto con la gente della mia parrocchie e dell’unità pastorale. Dico solo che la fede non è ciò che organizza la vita religiosa e trascura tutto il resto. Che se si fa una cosa, la si fa bene. Che cosa ci voleva, per esempio a disporre gli schermi televisivi in modo che non fossero abbagliati dal sole? O magari (sono forse troppo devoto?) trasmettere su quegli stessi schermi le altre fasi della visita a Milano, invece delle insulse canzonette di Sanremo? Ripeto che sono contento di aver condiviso il gesto, ma chi è rimasto a casa, davanti al televisore, si è goduto tutte le fasi in diretta e ha ascoltato interventi più significativi della breve omelia della messa.
(S) Il tuo difetto è di pensare la Chiesa come societas perfecta, come i teologi di una volta; Papa Francesco, al contrario parte dalla costatazione che siamo tutti peccatori, comunque imperfetti, e non gli importa nulla che le cose siano perfette,tanto meno che lo sembrino solamente. Anche nelle risposte in Duomo alle domande dei consacrati ha dato delle belle spazzolate!
(C) Il modo che ha il Papa di proporre il suo carisma è veramente particolare. Non gli basta essere ascoltato e nemmeno gli basta essere seguito solo nelle parole e nei comportamenti esteriori, vuole sempre provocare un cambiamento, una conversione interiore. Nella risposta alla suora, in Duomo ha preso spunto dal concetto di ‘minorità per ribadire: “pochi sì, minoranza sì, anziani sì, rassegnati no!” Non gli importa di creare consenso intorno a sé, qualche volta sembra persino sfidare l’opinione prevalente, provocare i suoi stessi fratelli nella fede, persino a rischio dell’ambiguità dottrinale, come da taluni anche autorevoli rilevato, ma all’unico scopo di ottenere un’apertura, uno sguardo diverso. È l’unico vero leader mondiale, l’unico capace di andare controcorrente.
(S) Non per nulla è l’unico che può fare a meno del consenso dei suoi stessi elettori. Una volta eletto è affidato allo Spirito Santo. Nessuno al mondo può vantare prerogative simili, in nessuna religione, in nessun corpo politico, almeno ora che è morto Castro. Mica prenderemo sul serio il nord coreano là? Anche quelli che sembrano andar contro una certa maggioranza, lo fanno per ossequio ad un ‘loro’ consenso, particolarmente proprio quelli del ‘no a tutto’. Andando dall’Italia all’’Europa, al mondo vediamo un crescendo di duri contrasti in realtà motivati dalla scelta di una particolare tendenza. Vedasi Emiliano nella vicenda degli ulivi e del gasdotto o Grillo nel caso-Genova; vedasi la May nella vicenda Brexit, i capi di governo dei Paesi del Centro Europa e i capi dei partiti populisti in Europa Occidentale sulla questione dei migranti. E che dire di Trump? Leggendo i giornali americani sembra che vada contro l’intera intellighentia degli USA, ma sembra anche prigioniero di se stesso, delle sue idee o semplicemente delle sue promesse elettorali.
(C) Il caso Trump sta veramente diventando inquietante. Sotto attacco da parte della quasi totalità dei media americani non più la sua politica soltanto, ma la sua correttezza e sincerità. L’ultimo numero di Time mette in copertina tre sole parole, rosso sangue su fondo nero. “ Is Truth Dead?” (La verità è morta?) e il titolo dell’articolo di fondo significa: “Può Trump manipolare la verità?”, seguito da una spiegazione ancor più aspra: “Un Presidente che vende falsità a domicilio e si occupa a tempo perso di cospirazioni affronta la sfida di governare nella realtà”. Mi inquietano, per dirlo chiaramente, ambedue i corni del dilemma: chi dei due dice la verità? La verità sta sempre nella corrente principale (mainstream), sia dei giornali sia dei social? Istituiranno i ‘Comitati della Verità’? E poi il ‘MINISTERO DELLA VERITA’ immaginato da Orwell?
Ci conviene tornare al Papa, che ci ha spiegato, nel primo intervento in Duomo, che lo Spirito Santo è il Maestro tanto delle differenze quanto dell’unità, che però non vanno confuse con pluralismo e con uniformità. Qui il suo pensiero appare così difficile da renderne delicata la comprensione, eppure mi sento in dovere di parlarne per cercare di uscire da queste sabbie mobili che quindici giorni fa avevamo chiamato ‘rimozione dell’identità’ e ‘diventare alieni a noi stessi’. Se la verità è dono dello Spirito può stare tanto nell’unità quanto nella differenza e si comprende l’insistenza del Papa sulle metafore del lievito e del sale e sulla ripetizione altrettanto insistita della necessità di abbandonare la tentazione di occupare spazi (creazione di una egemonia come surrogato della verità), per abbracciare la creazione di processi. Puoi ritrovare l’identità e la verità, caro Onirio, non in una dottrina logicamente formulata, ma in un tuo cammino, interiore e nello stesso tempo concreto. Papa Francesco vuole che la Chiesa sia il compagno di viaggio di ciascuno.
(S) Sebastiano Conformi (O) Onirio Desti (C) Costante
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