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Noterelle

LA VITA È UN ROMANZO

EMILIO CORBETTA - 24/03/2017

leggereLa vita di ciascuno di noi è un romanzo e in molti sappiamo che leggere romanzi è bello.

Amare i romanzi è affascinante. Ce ne sono di bellissimi che ti lasciano dentro tanto: nuove idee, nuovi sentimenti, nuovi messaggi, tanta saggezza. Ce ne sono di bellissimi che invece non ti lasciano dentro molto: non il vuoto, ma una carica minore, nonostante il fascino della loro trama, la bellezza dei personaggi descritti, l’originalità del linguaggio.

Prendiamo in considerazione questi ultimi: sono loro che hanno dentro poco o sei tu che non riesci a coglierne i contenuti? Forse entrambe le cose. Tutte le opere d’arte possono donarti frutti, se tu sei predisposto a ricevere; ma devi anche saper donare: donare la tua attenzione, aprirti ad un messaggio, essere disponibile ad accogliere il contenuto, anche se talvolta ci possono essere difficoltà a comprendere lo stile – la forma è comunque sempre importante – e soprattutto a condividere le idee.

Ma perché leggere romanzi? Ci sono persone che non ne sentono il bisogno, leggono poco o non leggono mai. Ma di conseguenza pensano meno. Altre invece li amano e passano da un romanzo all’altro. Accaniti lettori, più frequentemente lettrici, dedicano parecchie ore alla lettura, traendone piacere, insegnamenti, sogni, immagini umane, di paesaggi, di avventure, di vicende reali o solo ideate. Partecipano così ai pensieri degli autori, alle loro fantasie, alle realtà da loro descritte, ai frammenti di vita inseriti nel testo, sempre specchio della profonda ricchezza psicologica degli autori stessi. È un coinvolgersi di intimità, un intrecciarsi di pensieri di due o più persone, il lettore e l’autore, che non verranno mai in contatto fisicamente tra loro, ma che restano coinvolti in una esperienza profonda. Sono pensieri di menti che lavorano assieme.

Nella vita le cose sono diverse o analoghe? Capita che si venga in contatto con “un sacco” di persone da cui si possono avere passaggi di esperienze, di contenuti, di messaggi, mentre da altri si ricevono solo frammenti o talvolta nemmeno quelli, nulla. Da altri addirittura dolori.

Perché succede questo? Il consorzio umano è così? Con certe persone resti psicologicamente coinvolto, resti preso, con altre invece no. Ci si incontra, ci si sfiora, ci si saluta, e via, ci si lascia. Le vite non procedono parallele. Arrivano da due direzioni lontane, si contattano., si incrociano per una frazione di tempo più o meno lunga, e poi se ne vanno, si riallontanano. Un breve incrociarsi e basta.

Con altre invece no! Il contatto permane fisso. È un proseguire nella vita più o meno legati, con continuità di incontri, o addirittura rapporti di lavoro, di bisogni, di interessi, d’intenti. In conclusione: abbiamo vite con brevi contatti, vite parallele, vite incrociate, vite avvinte tra loro. È una esperienza di tutti. Dipende dalle personalità, dai bisogni, dagli eventi della vita, ma anche dalle volontà, dalle doti dei singoli. L’uomo non è un’isola; certe volte può volerlo essere, ma la vita lo costringe a contatti..

E col romanzo cosa succede? Ma è solo col romanzo o anche con tutte le opere cosi definite d’arte: la letteratura in genere e in particolare poesia, oppure la musica, la pittura, la scultura e tutto quanto ispirato dalle mitiche muse?

Incontri un romanzo, lo leggi e poi lo abbandoni. Ma non con tutti è così. Abbiamo appena constatato che certe opere ti hanno lasciato dentro qualcosa di più vero, ti hanno aiutato a capire la vita, ti hanno mandato un messaggio che tu hai raccolto, che ti ha coinvolto, che ti ha fatto pensare: accade che un momento di diletto si trasformi così in una profonda lezione di via. Vieni portato ad approfondire le qualità positive e talvolta negative del genere umano. Sei portato a rivivere in prima persona le angosce vissute dall’artista per motivi politici, per cause sociali, per le disgrazie della vita, come pure le gioie grandi che la vita stessa può dare.

 Il romanzo poi sa trasportarti nel tempo. Ti fa spaziare, vivere in tutte le ere. Vedi i problemi delle società passate, di regioni geografiche diverse dalla tua, battaglie dal destino molteplice, passioni e difficoltà diverse di trasmettere la vita, d’inseguire la felicità.

Le generazioni odierne, grazie alle nuove rivoluzionarie tecnologie, si trovano a vivere esperienze completamente nuove e vien da chiederci se con gli stessi frutti, vantaggi, messaggi. Vantaggi ce ne sono: è indubbio. Ma difficoltà pure. Gli errori e talvolta i disastri sono frequenti.

È un problema gigantesco che devono affrontare gli educatori, gli psicologi, i sociologi, nei confronti di queste novità tecnologiche cercando di non far perdere alle nuove generazioni la valida e positiva esperienza della lettura. In questo senso anche i politici, quelli veri che non vedono solo se stessi, solo il proprio successo, che sanno avere la preoccupazione del buon andamento della società, devono saper favorire gli educatori, supportando il loro lavoro.

Recentemente ho letto una notizia particolare: tra i giovani si è ridotto l’abuso di droghe ma è esponenziale l’abuso dei contenuti degli smartphone. Cito una frequente esperienza comune: gruppetti di ragazzi, tutti con il loro cellulare, che non dialogano tra di loro, ma restano ognuno immerso negli affascinanti fasci elettronici che si sprigionano da quei piccoli schermi. Cervelli che non dialogano tra di loro ma, uniti o disuniti contemporaneamente, si saziano delle emozioni, spesso violente (ma solo quelle?) contenute nei “video giochi”. Ma siamo solo a quel livello o i messaggi che vengono recepiti vanno oltre, trasmettendo idee e contenuti diseducativi? Si riconferma: grande e da non sottovalutare il problema educativo legato a questa realtà della nostra epoca.

Il leggere educa, per cui la battaglia degli educatori, degli insegnanti, dei genitori consapevoli dei nostri giorni è quella di insegnare ai giovani a leggere, trasmettere loro questa passione anche perché chi legge sa pensare, si arricchisce interiormente e impara a scrivere.

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