Lo chiamavano proprio così, surrogato, – dell’eco autarchica mi rendo conto solo adesso – ed era il top della merendina. Al posto del consueto pane burro e zucchero, o pane burro e sale, la michetta si accompagnava a un quadratino di pasta marrone mischiata a nocciole sbriciolate, incartato nella stagnola oro e argento come i formaggini. Cominciò a spopolare, nonostante il costo salato di 30 lire l’uno, quando si rivestì di figurine targate Walt Disney, complice l’italica passione per la caccia al personaggio raro – vi ricordate il Feroce Saladino anteguerra?-. Figurine che tutti andavamo a gara nel chiedere insistentemente alla mamma e raccogliere nell’apposito album, così come si staccavano dalla stagnola, tutte unte e appiccicose. Mentre i nostri dentini da latte venivano messi a dura prova da zucchero e granelli di nocciola.
Poi il surrogato cambiò consistenza, divenne più cremoso e omogeneo, se non ricordo male si chiamava Cremalba: veniva venduto in minuscole formine di plastica rosa e azzurre, con tanto di microscopico cucchiaino, che nelle mie vacanze in campagna andavo a comperare nel negozio della signora Fede, tra sacchi di granaglie e profumi indecifrabili di spezie e saponi. I piccoli contenitori, per allettare i bambini, avevano forme diverse: una macchinina, una barchetta, un orsetto, una tazzina… Il difficile era raspare tutta la crema incastrata negli spigoli e gli anfratti della formina, così si lasciava l’inutile cucchiaio e si usava la punta della lingua, meno elegante ma servizievole, e perfino qualche mordicchiata…
Restava in bocca un sapore incerto e zuccheroso, con un che di stantio e artificiale, che forse proveniva da qualche sbavatura dell’involucro: ma intanto la nostra raccolta di formine si arricchiva e così il nostro orgoglio di collezionisti.
Poi sono diventata grande, e il surrogato l’ho perso di vista: come si sarà evoluto? Cosa avranno inventato ancora i geni della crema di nocciole?
Me lo sono ritrovato molti anni più tardi, ormai mamma, nei tremendi bicchieri istoriati, e poi ancora nei vasetti tondi e invitanti che nessuna dispensa poteva ignorare, e che ancor oggi sono così trendy.
Ma ormai era diventata nutella.
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