Feste, festività, celebrazioni nazionali e internazionali: a me personalmente servirebbe una pausa.
Ogni mattina dalla voce della radio che mi connette gradualmente al mondo, arriva una notizia.
Oggi invece è la Giornata della Felicità. 20 marzo, casualmente anche il primo giorno di primavera: a cascata, ecco un profluvio di riflessioni, commenti ed editoriali sul tema, con riferimenti colti ai grandi filosofi che hanno esplorato l’argomento.
Che cos’è la felicità e che cosa si può fare per raggiungerla, forse oggi potrò saperlo.
Ma se non ci fosse stata questa scadenza, mi sarei ugualmente chiesta che cos’è la felicità? E che cosa avrei risposto?
Magari, alla domanda “Che cos’è la felicità?”, avrei potuto ribattere, con fredda nonchalance, ricorrendo alle parole dello scrittore Gesualdo Bufalino che, caustico, ammise: “La felicità, ah sì, ne ho sentito parlare”.
Non oso immaginare il suo commento se solo avesse saputo che esisteva addirittura una giornata dedicata alla felicità.
Non c’è giorno, ormai, che non porti con sé una celebrazione, una festa, nazionale o internazionale, una ricorrenza dedicata a qualche evento, o a un fenomeno, o a un problema, o a un concetto forte.
Ci sono ricorrenze imprescindibili dalla vita sociale e culturale di un paese, come la Giornata della Pace, quella della Memoria, l’8 marzo, e il primo maggio, il 2 giugno… neppure metto in discussione le festività religiose che si legano strettamente alla storia di ogni popolo.
Ma … per un giorno, non sarebbe riposante e tranquillizzante, non essere soggetti ad alcuna scadenza? Che cosa chiedo, in fondo? Un giorno vuoto.
Torna alla mente l’Alice del paese delle Meraviglie e la geniale intuizione di una festa di non compleanno: solo un personaggio controcorrente come il Cappellaio Matto poteva escogitare un’alternativa al pensiero omologato, e offrire uno spiraglio al pensiero divergente che toglie ossigeno alla banalizzazione di tanti aspetti della vita.
Mi sono studiata i calendari delle festività religiose, civili, militari e culturali della nostra Italia e di molti altri paesi e ho dedotto che giorni liberi ormai non ce ne sono più, o ce ne sono pochi.
Ci sono giorni che vedono sovrapposte addirittura due o più celebrazioni, o ricorrenze, o feste: labile anche il confine linguistico tra le une e le altre.
Mi rendo conto che le numerose associazioni benefiche hanno necessità di un giorno speciale perché le loro iniziative possano emergere, sensibilizzare, coinvolgere, o anche solo informare, della loro esistenza. Senza la “loro” giornata poco sapremmo, o nulla, del quotidiano lavoro dei volontari.
Continuo a leggere e scopro che il 17 giugno è la Giornata della Camminata e il 25 maggio quella dell’Aquilone. Ma che cosa succederà, e dove, durante quel preciso giorno? E chi avrà proposto quella ricorrenza?
Mi impegno a uscire in aperta campagna il 17 giugno ipotizzando di incontrare schiere di amanti del cammino lungo i sentieri dei boschi; e mi impegno altresì a scrutare a lungo il cielo del 25 maggio augurandomi di vedere frotte di bambini correre dietro il filo di un aquilone colorato.
Però io continuo a desiderare un giorno vuoto, non disturbato da una scadenza, seppure solo simbolica. sempre che non sia in agguato qualcuno, appartenente a un ente privato, o pubblico, nazionale o sovranazionale, pronto a mettere un bollino su quella data.
Avrei, forse avremmo, tanto bisogno di silenzio.
“Compleanno?! Ah ah… ma mia cara bambina…
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