(O) La notizia che ora ti passo è proprio adatta a sbrigliare uno dei tuoi paradossi: i giovani che oggi hanno vent’anni diventeranno autonomi solo tra diciotto anni, quando ne avranno trentotto. È uno studio della Fondazione Visentini, che predice anche che i ventenni del 2030 raggiungerebbero lo stesso livello di autonomia solo da quarantottenni.
(C) Sinceramente, più che un paradosso, mi sembra una previsione azzardata. Non la discuto, non conoscendo i presupposti di fatto e la metodologia usata per formularla. Mi sembra però un’utile provocazione. Come pensano sia evitabile una tale sciagura?
(O) Ti riporto alla lettera la loro presentazione alla stampa.
Si può parlare, per i millennials, i nati alla fine del secolo scorso, di “generazione perduta”, appellativo che fu in precedenza attribuito ai loro genitori? La risposta è no, ma il rischio di una deriva è molto elevato e gli oneri per uscire dall’impasse gravano, attualmente, sui diretti interessati. Questi “crescono” in una società costruita e gestita a misura delle generazioni mature, che preclude ai giovani anche la visione, la speranza e l’aspettativa stessa di un benessere futuro: una società “dominata” dai baby boomers che hanno goduto di una confortevole gioventù e che oggi approdano a una confortevole vecchiaia da silver boomers. La questione del “divario generazionale”, così come le possibili soluzioni a essa connesse, chiamano in causa innanzitutto i principi di solidarietà (art. 2) e di uguaglianza sanciti dalla nostra Costituzione (art. 3): non è possibile, infatti, essere «eguali di fronte alla legge» ovvero esercitare i medesimi diritti, sia civili che sociali, se prima non vengono rimosse le condizioni di diseguaglianza che impediscono a tutti di fruirne effettivamente. Le prospettive delineate da uno specifico “Indicatore di Divario Generazionale” impongono una riflessione strutturata sulle misure di contrasto, nel quadro di un vero e proprio “patto tra generazioni”.
(C) Il divario generazionale è un fatto evidente di per sé, come è evidente il ‘divario geografico’ tra chi nasce poniamo in Italia, ma in regioni diverse o fuori dall’Europa; si deve badare di non accostare un dato di fatto, interpretandolo con un pensiero ideologico. Le generazioni che sono da poco entrate in pensione hanno sì garanzie economiche per la vecchiaia maggiori di quelle dei loro figli, ma non si può dire che abbiano avuto, da giovani, le stesse opportunità di formazione, di studio e, perché non dirlo, anche di relazioni e di svago dei giovani d’oggi. Mi preoccupa di più, piuttosto, che questo Indicatore di divario generazionale ci collochi, in Europa, soltanto al di sopra della Grecia. Il confronto con realtà simili alla nostra ci dice che qualcosa non funziona più.
(S) Tra le mie conoscenze, sono senz’altro numerose le famiglie che hanno un figlio che lavora all’estero. Non c’è dubbio che essi diventeranno autonomi prima, anzi, lo sono già. Hanno fatto questa scelta proprio perché hanno voluto o dovuto rendersi autonomi dalla famiglia d’origine e non parlo di camerieri e di impiegati solamente, ma di medici, di ingegneri, di dottori di ricerca, di specialisti con esperienza. Al contrario, in Italia continuiamo ad offrire posti di lavoro non qualificati a mano d’opera immigrata, per tipi di lavoro sostanzialmente rifiutati dai nostri. Si tratta quasi sempre di servizi modesti, o faticosi come nell’edilizia, o saltuari, come nell’agricoltura. Però sono centinaia di migliaia e spesso consentono di crescere famiglie capaci di progresso; lasciatemi fare un esempio, non credo isolato: ho un amico egiziano che ha una piccola impresa di pulizie e di lavoretti, i suoi due figli sono diventati ingegneri. Nessuno è condannato al declino generazionale, se famiglie che certamente non partivano avvantaggiate possono ancora elevarsi socialmente..
(O) Se intendi dire che occorre forza di volontà, disponibilità al sacrificio e pazienza sono perfettamente d’accordo. Ma non si può sottovalutare il disagio di un’intera generazione: se a un PhD, (un dottore di ricerca), si offre una borsa di studio o un contratto Co.Co.Co è ovvio che prima o poi cercherà qualsiasi altra collocazione, anche all’estero o rinuncerà alle ambizioni più alte, si accontenterà di un lavoretto vicino a casa, resterà in parte a carico dei genitori e infine, oltre che non conquistare l’autonomia, perderà la speranza. Perciò tarderà a fare famiglia, ad avere figli, una casa propria … Un economista direbbe: così si deprime la domanda; io dico: così si mortifica l’umanità.
(C) La proposta della Fondazione Visentini è di trasferire risorse dalle pensioni dei vecchi ricchi agli stipendi dei giovani, non saprei dire in qual modo. La proposta completa non è ancora pubblicata. Non so se sia praticabile, giuridicamente e politicamente. Quello che mi interessa è sottolineare l’urgenza di non perdere almeno la parte ‘pregiata’ di questa generazione, da loro definita non ancora perduta, ma a rischio, quella che ha investito tempo e denaro in formazione di alto livello e che può cominciare proprio ora a dare frutto all’intera società. Il deficit di creatività e di competitività di cui soffre l’economia italiana può essere compensato solo da questo investimento in capitale ‘umano’. Non riesco invece a vedere utile le erogazioni a pioggia, con qualunque motivazione siano giustificate. A furia di panem et circenses si è rovinato l’Impero Romano.
(S) Ci sarebbe molto altro da dire, sia sul divario generazionale, sia sull’appiattimento delle ricompense di questa generazione di giovani, ma vedo che non abbiamo abbastanza documentazione. Voglio solo ribadire un concetto: il fardello che grava sulla società italiana è con tutta evidenza la spesa pubblica, ma non in quanto tale, bensì perché improduttiva, anzi troppo spesso volta a imporre, confermare, verificare e sanzionare oneri e adempimenti burocratici non proporzionati allo scopo di mettere ordine in minuti aspetti della vita civile. Però ci prendiamo l’impegno di tornare su questo argomento, non appena potremo avere qualche dato più esplicativo.
(O) Onirio Desti (C) Costante (S) Sebastiano Conformi
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