I voucher servivano e servirebbero ancora. Ma il governo li ha cancellati con un colpo di spugna che ha mandato in tilt il portale dell’Inps e aperto un problema di diritto. Siamo in Italia, il paese che disfà oggi quello che ha fatto ieri e vive alla giornata, improvvisando. Questa almeno è l’impressione. Sei o sette anni fa i voucher sembravano la scoperta dell’America, buoni lavoro da utilizzare per pagare prestazioni occasionali a pensionati, under 25, cassaintegrati, disoccupati e migranti con procedure semplificate.
Lavoro flessibile. Proprio quello che ci voleva per combattere efficacemente il lavoro nero, sommerso o irregolare. Un modo per dotarsi di personale aggiuntivo nei momenti di picco, tanto per fare un esempio, negli alberghi, nei bar e nei ristoranti in alta stagione. Personale extra ingaggiato per un periodo limitato, da mettere in regola senza che il datore di lavoro dovesse legarsi con un contratto. Ricordate le infinite discussioni sulla necessità di rispondere in modo snello e meno rigido alla più grave crisi occupazionale degli ultimi decenni?
Si scovarono varie formule: lavoro intermittente o a chiamata, assunzioni straordinarie nei fine-settimana e nelle feste, part-time di otto ore nel week-end per gli studenti, lavoro a tempo determinato per ragioni tecniche e produttive, personale non assunto direttamente ma dipendente dell’agenzia specializzata che lo procura. E infine il voucher, appunto, una forma di collaborazione accessoria, consentita anche in favore di più beneficiari e di natura occasionale. Entro precisi limiti di garanzia.
Sappiamo quel che è successo dopo. Abusi di ogni genere, utilizzi impropri, sfruttamento, persino truffe hanno finito per minare la credibilità di uno strumento utile ad entrambe le parti in causa, il datore di lavoro e il prestatore d’opera. E vantaggioso anche per lo Stato, che attraverso l’Inps incassa contributi che prima si perdevano nel lavoro nero. Sta di fatto che il governo, in crisi di nervi, è intervenuto nel peggiore dei giorni – venerdì 17 – e nel peggiore dei modi, non per regolamentarli e metterli giustamente al riparo da usi distorti, ma per abrogarli. Gettando il bambino con l’acqua sporca.
L’improvvisa cancellazione dei voucher ha creato il caos. In tilt il sito Inps costretto a modificare il software per inibire nuovi acquisti e pagamenti, ad aggiornare le procedure e ripristinare i sistemi. Call center sommersi di telefonate. Infuriate intere categorie di operatori (esercenti, agricoltori eccetera) che non possono attivare i buoni spendibili fino alla fine dell’anno. E come non bastasse ecco il corto circuito di diritto. Nel decreto di abrogazione dei ticket non sarebbe stata prevista una norma transitoria che faccia valere le regole (e le sanzioni per chi le vìola) fino alla fine dell’anno, termine entro il quale si potranno attivare i buoni già acquistati.
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