Il 27 marzo 1917, cento anni fa, moriva Giuseppe Sommaruga, il grande architetto che ha offerto la più notevole testimonianza della sua opera nella nostra città. Era nato a Milano nel 1867 in una famiglia di tradizioni artigiane. Frequenta l’Accademia di Brera, allievo di Camillo Boito, importante architetto milanese che opera con una visione colta e rispettosa della nostra storia alla quale i suoi progetti fanno riferimento.
Giuseppe Sommaruga si allontana presto da questa visione. Cresce professionalmente nello studio di Luigi Broggi con il quale vince il concorso per il palazzo del Parlamento a Roma. Già a venticinque anni, nel 1892, è attivo il suo studio professionale.
I suoi riferimenti sono attenti alla vicenda ‘Liberty’, ma si svilupperanno con particolare attenzione verso le tendenze degli architetti viennesi della sua epoca, partecipanti a quella esperienza d’arte della ‘secessione’, e ad Otto Wagner in particolare.
A trentacinque anni, nel 1902, acquista grande notorietà a Milano con la realizzazione del palazzo per l’imprenditore ingegner Castiglioni in corso Venezia, che solleva reazioni scandalizzate per la presenza ai lati del portone di ingresso di due figure femminili discinte, immediatamente rimosse dopo pochi giorni.
Altri imprenditori, come Castiglioni, lo incaricano di vari progetti, ville, monumenti cimiteriali.
Varese ha avuto la fortuna di vedere realizzati i suoi progetti sul Campo dei Fiori e sul colle Campigli. Le prospettive di attrazione turistico-alberghiera erano tali da suggerire un grandioso progetto alla Società Grandi alberghi di Milano della quale era presidente il varesino Tito Molina, presidente della Banca di Varese e della Società Varesina Imprese Elettriche che gestiva anche il sistema tramviario.
Alla Grandi Alberghi partecipavano la Società Ferroviaria Mediterranea, altre banche di Varese, Gallarate, Busto, Legnano. Godeva dell’appoggio degli onorevoli Lucchini e Carlo Dell’Acqua e della Società Italiana per Viaggi e Trasporti.
Il 20 marzo 1907 si afferma che “…scopo della Società Grandi Alberghi è quello d’acquistare, costruire ed esercire alberghi nella regione Varesina e dare compimento a tutte quelle opere affinchè si ritenessero necessarie per meglio conseguire lo scopo…sono previsti due Grandi Alberghi sul monte Tre Croci ai quali si potrà comodamente accedere mediante funicolari e tramvie dipartentesi dalla prima Cappella per toccare anche il Sacro Monte, la costruzione di un altro Albergo sul Colle Campigli al lato del Kursaal. Ora pressochè ultimato…”.
Il sindaco di S.Maria del Monte accoglie con comprensibile favore la proposta della ‘Grandi Alberghi’ che collega il paese con Varese e dà rapidamente il suo consenso alla localizzazione dell’Hotel al vertice della montagna. Positivo è anche il parere del Comune di Velate pure interessato dal nuovo insediamento.
L’ambizioso programma viene subito avviato. Il progetto di Giuseppe Sommaruga e dell’ingegner Giulio Macchi, in quegli anni assessore e vicesindaco nel Comune di Varese, con il quale ha aperto uno studio in città, viene posto in cantiere nel 1910 con le imprese varesine Piccoli e De Grandi che realizzeranno l’Hotel, il vicino ristorante, la stazione di arrivo della funicolare.
Il 20 giugno 1912 “..una piccola selezionatissima folla sale da Varese al Grande Albergo Campo dei Fiori ormai ultimato.. il pranzo si svolge nella magnifica sala ristorante in vista della pianura lombarda…
Il compiacimento generale va anzitutto ai progettisti architetto Giuseppe Sommaruga e ingegner Giulio Macchi, all’impresa Piccoli. L’avv. Ermanno Jarach presidente della Società Milanese Alberghi che ha assunto la gestione dell’albergo porge un vibrato saluto a chi fu l’ideatore e il sostenitore di questa impresa, al dottor Tito Molina, del quale mette in rilievo le molte benemerenze…”
Ma nel 1914 finiscono la ‘Belle Epoque’, le sue bellezze, le sue illusioni in una Europa piena di speranze condivise. Incredibili scelte politiche e militari mandano al macello milioni di uomini, distruggono le relazioni che avevano alimentato anche il turismo.
Anche a Varese tutto cambia con la crisi economica del dopoguerra. Il programma della ‘Grandi Alberghi’ si riduce decisamente. I regimi autoritari in Germania e in Italia impongono tragiche prospettive civili. Una storia desiderata si interrompe. Anche il secondo dopoguerra non crea nuove prospettive per un turismo sperato. A Varese nel 1953 si decide la fine del servizio tramviario e di funicolare. L’hotel Campo dei Fiori va spegnendo il suo ruolo. Oggi si affaccia immobile dalla montagna alla nostra vista. Il ristorante sta crollando. La stazione di arrivo della funicolare ha penosamente perso la sua elegante protezione..
Il nostro ricordo ammirato può, se lo vogliamo, tradursi in volontà di recupero di una bellezza e di un suo ruolo attuale e possibile, oggi.
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