Dopo aver ricostruito nell’articolo precedente Tra il dire e il fare le lunghe e tortuose vicende di Piazza Repubblica (dal 1987 al 1995) affrontiamo ora quelle del decennio successivo. Eravamo rimasti alla richiesta di acquisto della ex-Caserma Garibaldi inoltrata dal Sindaco Fassa al ministero competente. Il suo successore, il Sindaco Aldo Fumagalli – sempre della Lega – cambia però idea bloccando la procedura d’acquisto.
È interessante notare come il mancato acquisto della ex-Caserma nel 2002 viene giustificato dal Sindaco di allora a causa delle “cattive condizioni statiche dell’immobile tecnicamente accertate con perizie che, di fatto, lo rendono inutilizzabile”. Un giudizio drastico ma sostanzialmente identico a quello formulato due anni prima (!) dal Comando dei Vigili del Fuoco di Varese.
Con lettera inviata a tutte le autorità competenti (Comune di Varese compreso) il Comando dei VVFF dopo aver sottolineato di aver “riscontrato che non era stato posto in essere un monitoraggio accurato di tutte le lesioni subite nel tempo dall’immobile (come indicato in sopralluoghi precedenti)…” sollecita il Sindaco, il Prefetto, ed altri di competenza, a “ provvedere all’esecuzione dei lavori strutturali tesi alla eliminazione delle lesioni rilevate e, comunque, ad evitare che col tempo possano ulteriormente accentuarsi e divenire pericolose per l’incolumità pubblica e privata”.
Se consideriamo che negli anni successivi lo stato dell’immobile è notevolmente peggiorato, appare fin troppo evidente che le indicazioni dei VVFF non sono state rispettate a tempo debito e con interventi adeguati.
Fatto sta che il mancato acquisto rappresenta una violazione dei patti sottoscritti a suo tempo e, di conseguenza, per sanare la caserma occorre mettere mano al portafoglio e pagare la sanzione prevista, ma particolarmente pesante. E infatti nel maggio del 2002 tra Comune e Università viene sottoscritto un “Protocollo applicativo” in cui, dopo aver dichiarato che l’acquisizione della Caserma Garibaldi è divenuta impossibile, “…Il Comune, in adempimento dell’obbligazione assunta nell’accordo di programma, si impegna a corrispondere all’Università dell’Insubria la somma di euro 3.615.198,29 da versare in 3 rate scadenti il 31/12/2002, 31/12/2003, 31/12/2004”. Dalla sottoscrizione dell’Accordo di programma sono dunque trascorsi, inutilmente, ben sette anni con l’aggravante di una inadempienza pagata dalla collettività varesina a caro prezzo e a sua insaputa.
Ma la giustificazione addotta dal Sindaco Fumagalli consente anche di conoscere un altro aspetto importante: l’Amministrazione Comunale da almeno 2 anni era in possesso di perizie che certificavano le precarie “condizioni statiche” dell’immobile al punto “da renderlo inutilizzabile”.
Tuttavia, nonostante l’interesse all’acquisizione dell’immobile sia venuto meno (a seguito del protocollo prima citato) e nonostante il drastico giudizio sullo stato della ex caserma, o forse prendendolo a pretesto, ci si rivolge alla Soprintendenza per chiarimenti in merito ai “vincoli legislativi” gravanti sull’immobile facendo intendere che si è ancora disponibili all’acquisto (!).
La risposta della Soprintendenza non si fa attendere.
In una prima lettera del marzo 2003 certifica che l’immobile possiede “i requisiti di interesse storici e artistici ai sensi della legge 490/1999), seguita qualche mese dopo da una nuova comunicazione (agosto 2003) in cui dopo aver richiamato “l’obbligo di sottoporre alla medesima ogni progetto di modifica del bene per valutarne la compatibilità con la tutela del bene vincolato” chiarisce che “le eventuali modifiche del bene (parziali demolizioni comprese) sono ammissibili se motivate dalle esigenze di “recupero d’uso del bene” considerandole di “primaria importanza per la conservazione degli edifici di interesse culturale” in ogni caso rinvia ad un parere più compiuto “solo in sede di esame di una proposta progettuale, anche di larga massima, che presenti i requisiti sopra riassunti”.
Dal quadro delineato emerge con chiarezza che l’ex-Caserma oltre ad essere un immobile (di proprietà dello Stato) gravemente deteriorato, che richiede pertanto interventi pesanti di manutenzione, è sottoposto anche a vincoli rilevanti da rispettare in ogni caso. Perciò qualunque progetto non può prescindere dal suo “interesse storico e artistico”.
Ma allora, la domanda sorge spontanea, per quale ragione pur essendo noti ed evidenti i limiti e i vincoli che gravano sulla struttura e, nonostante, la rinuncia all’acquisto della Giunta Fumagalli, il suo successore Attilio Fontana procede in senso opposto? Eppure, anche se la maggioranza non è più monocolore, sempre di Sindaco leghista si tratta. A meno che non siano proprio i nuovi alleati PDL e UDC a far cambiare idea alla Lega. I particolari nella prossima puntata.
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