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Società

POMERIGGIO DI MARZO

ANNA MARIA BOTTELLI - 17/03/2017

Le signorine Bruna e Rosanna Malnati

Le signorine Bruna e Rosanna Malnati

Su invito del mio amico Gaetano Marchetto – attuale Presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti di Varese – mi sono recata in sua compagnia a fare visita a Bruna Malnati – la Presidente per antonomasia  – attualmente ricoverata per problematiche varie di salute. “La Bruna”, come è dai suoi amici e affezionati conoscenti familiarmente chiamata, ha vissuto recentemente la perdita della carissima sorella Rosanna cui era legatissima: ciò purtroppo ha reso ancor più fragili le sue già precarie condizioni cliniche.

La nostra presenza le ha permesso di trascorrere un tratto di un ventoso ma luminoso pomeriggio di marzo in serenità e letizia:  tra un ricordo e l’altro Bruna non smetteva di ringraziarci,  facendoci  intuire  come la malattia renda molto lunga la giornata anche se intervallata dalle attente cure del personale medico-infermieristico.  Il ricordo di Rosanna è stato da noi mitigato attraverso la lettura delle numerose testimonianze di cordoglio e di partecipazione giunte all’Unione: la cara sorella ha rappresentato una costante presenza, non solo in famiglia per Bruna, ma anche per tutti coloro che hanno dovuto negli anni affrontare la grave disabilità della vista. Le delicate parole di Rosanna sempre rassicuranti,  unite a una sua  disponibile e cordiale capacità di accoglienza –  riconosciute da parte di tutti coloro che la conoscevano –  hanno davvero permesso a Bruna di sentire Rosanna ancora spiritualmente presente in quel momento con noi, ma comunque sempre ancora vicina a lei.

Le abbiamo poi raccontato di due momenti significativi per la nostra Città  e purtroppo della sua davvero spiacevole assenza per tutti noi:  il 28 novembre scorso, in occasione della consegna di una pergamena dedicata al Volontariato e all’ Associazionismo, quindi anche all’U.I.C.I., con la medaglia del Bicentenario dell’elevazione di Varese al rango di città;  successivamente a dicembre, in occasione della Festa di S. Lucia, quando ho avuto il gradito ruolo di moderare la mattinata caratterizzata dal racconto storico dell’Unione attraverso numerose testimonianze. Il trentennio della Bruna, (1971 – 2001) che io ho definito “d’oro” perché fervido di attività e ricco di significative realizzazioni in molti ambiti  (organizzazione scolastica,  inserimento lavorativo, acquisizione della pensione, ecc. ecc.) è stato ricordato da Angela Mazzetti  – la mitica professoressa sempre guidata dal suo fedele e amato labrador – che ne ha poi raccolto, nel 2001,  il testimone, proseguendo e incrementando varie attività (ristrutturazione della sede, collaborazione allargata ad altre associazioni nonché a diverse amministrazioni pubbliche, eccetera).

Ovviamente i ricordi di allora caratterizzati da impegno non indifferente per il raggiungimento dei risultati, non sono stati esenti, come in tutti i fenomeni esistenziali, da critiche – così ci ricordava commossa la nostra carissima ex Presidente – anche se la gratitudine partecipata di molti l’ha accompagnata come un vero sostegno lungo l’accidentato percorso.  Bruna e io ci siamo conosciute durante il periodo del mio servizio presso il Comune di Varese (1997 – 2002)  nel ruolo di Assessore ai Servizi Sociali: ne è nata una collaborazione fattiva e costruttiva basilare per i lavori successivi. Bruna mi ha commosso durante l’incontro pomeridiano, quando mi ha ricordato che allora, appena sbocciavano i fiori nel giardino dell’Unione lei mi pensava con gratitudine, inviandomene un mazzo appena possibile: così con sorpresa li trovavo sulla scrivania rallegrandomi la giornata.

Quante riflessioni attorno al mondo dei non vedenti ho fatto spesso e volentieri: innanzitutto quanti passi, reali e metaforici,  hanno fatto, quanti ostacoli hanno dovuto superare i nostri amici,  a partire dal fondatore dell’Unione Nazionale Aurelio Nicolodi nel lontano 1920,  fino alla “Marcia del Dolore”, verso Roma, nel 1954……poi al riconoscimento graduale dei vari diritti spesso negati e al rispetto finalmente come persone con pari dignità.  Sì, perché nei lontani anni ‘50 e ’60 i ciechi chiedevano l’elemosina spesso fuori dalle chiese o presso i locali pubblici. Ben ricordava mia mamma – persona particolarmente attenta e sensibile a ogni problema di disabilità, in particolare quella della vista –   la sorpresa che suscitava tra le sue clienti (i miei genitori gestivano un panificio) il riconoscimento monetario che lei elargiva insieme ovviamente al pane, alle persone che si affacciavano con il bastone bianco: alla critica gratuita opponeva la sua ferrea convinzione che nulla paga la vista in quanto bene incommensurabile.

La nostra conversazione pomeridiana ha poi toccato argomenti di tipo scientifico, circa i progressi della medicina per patologie che sembravano irreversibili: coloro che sono affetti,  per esempio, da retinite pigmentosa possono sperare in nuove applicazioni terapeutiche, con discreto recupero sensoriale. Anche se la vittoria è ancora lontana, non dobbiamo demordere ma continuare a sperare, soprattutto per le giovani generazioni o per qualunque malattia visiva ai suoi esordi. L’amico Gaetano dal carattere sempre gioviale, allegro, a volte burlone, che ha saputo dare un senso a tutto ciò che la vita gli dato e gli ha tolto, ha affermato con sorprendente saggezza  che a lui va bene così, non ha motivo per lamentarsi del suo “modus vivendi”, ovvero è soddisfatto. Ritengo meritevoli di grande plauso queste affermazioni, in un momento storico in cui alla vita viene dato, troppo spesso, poco valore, in quanto diffuse sono l’indifferenza, la superficialità, l’attenzione verso dipendenze di ogni genere, con le ovvie conseguenze. Il dolore fisico o morale e la sofferenza in genere vengono poco tollerati: Gaetano e altri come lui che hanno saputo dare senso al quotidiano difficile e apparentemente insormontabile, dovrebbero essere ascoltati, per esempio in ambito scolastico, in quanto esempi viventi di equilibrio e di rispetto dei doni ricevuti o comunque compensati.

Ma Gaetano non smette mai di sorprendere e così avviandoci verso il parcheggio, dopo aver osservato da parte mia un meraviglioso paesaggio caratterizzato da una corona di monti parzialmente innevati e riflessi in uno spicchio di lago ancora più blu rispetto all’arrivo, correggo – scusandomi –  la mia esclamazione sulla bellezza osservata, che purtroppo escludeva la partecipazione dell’amico.  “No – mi risponde, dandomi una seconda lezione – quando una cosa è bella, è bella per tutti, per cui sono contento anch’io  e tu non ti devi scusare “.  Grande il nostro Gaetano che ha dimostrato, ancora una volta, con la sua particolare  capacità di tipo empatico-relazionale, di sapere” leggere” tutto e tutti attraverso la profondità  dell’anima, la quale ha uno “sguardo” diverso,  a volte difficile da intercettare, ma infinitamente autentico.   Grazie amico, per lo stupore che susciti ogni volta e per la capacità che ci trasmetti di andare “oltre”!

Infine un ultimo pensiero augurale da parte di tutti alla Bruna che il 14 marzo ha compiuto gli anni: sono tante le sue “primavere” ma noi ora, con l’augurio per le altre prossime da raggiungere e aggiungere, auspichiamo per lei  una rapida guarigione  e un sereno futuro percorso con numerosi aneddoti, ricordi, storie che avrà ancora da raccontarci. Con affetto.

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