La proposta è stata lanciata a Firenze da un docente dell’Urbaniana, esperto di problematiche giovanili: parrocchie e monasteri devono dedicare più tempo all’ascolto e al dialogo.
Ci deve essere un tempo (un giorno alla settimana, una specie di Confession Day, o almeno mensile) in cui i sacerdoti si mettono totalmente a disposizione dei fedeli che vogliono confessarsi, ma anche delle persone che hanno bisogno di dialogare, confrontarsi, conversare, incontrando qualcuno che li accoglie, li ascolta e sia capace di condurli ad esplorare le profondità del loro cuore, indicando loro la strada dello Spirito, con particolare attenzione alle esigenze dei giovani.
Il valore al quale soprattutto costoro tengono di più è il rispetto: sono pronti a darlo, ma anche lo chiedono espressamente per le scelte personali di ciascuno. Chi oggi non ha bisogno di essere ascoltato e compreso?
Gesù Cristo nel Vangelo ci mostra un Dio che ha attenzione per ognuno, avendone a cuore la sua realizzazione. Purtroppo la stessa catechesi spesso continua a presentare un Dio più interessato al rispetto delle regole che non alla storia singolare di ciascuno. Questo deficit teologico-evangelico ce lo trasciniamo da secoli…
Molti studi confermano che per la gran parte dei giovani il cristianesimo si riduce a una montagna di divieti.
A questo dato poi dobbiamo aggiungere che è pressoché svanita la percezione del peccato. È possibile tutto ciò che si può sperimentare. Ormai è peccato solo ciò che incide negativamente sulla nostra salute… o non aver approfittato di una certa occasione…
Poi c’è il “politicamente corretto” che ha praticamente cancellato tutto ciò che fa riferimento ad una legge naturale.
Anche la libertà è diventata un bene di consumo: questo è uno degli effetti del capitalismo, con tutte le conseguenze del caso. Ma paradossalmente questa condizione può riservare qualche vantaggio: anche Gesù dice: se vuoi, puoi diventare… Ecco perché bisogna insistere di più sul volto misericordioso e paterno di Dio, contento della mia felicità e della mia libertà perché sono suo figlio!
L’accoglienza e il dialogo avvicinano. Rompono con un modo di fare Chiesa lontano dalla freschezza del Vangelo e rende difficile ai giovani comprendere a che cosa serva questa fede.
Se si è pronti ad accoglierli, i giovani rispondono ancora. Ma dove è questa disponibilità? Non abbiamo ancora deciso di riservare le forze migliori ai giovani e alle nuove famiglie…
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