(S) Anche l’ultima volta l’hai messa sul drammatico, ed era carnevale. Vuoi proprio essere fuori moda, la verità è che in Italia il carnevale non finisce mai, mentre le quaresime sono sempre brevissime e occasionalmente limitate a poche persone, quelle che hanno proprio il gusto della mortificazione o che involontariamente finiscono nell’occhio di qualche ciclone.
(C) Alle Apologie Paradossali si addice l’umorismo, non il riso sguaiato, come abbiamo dimostrato qualche mese fa, quando discutevamo dell’umorismo del Papa e del suo mandato ai Gesuiti di essere i ‘missionari della gioia’.
(S) Ma la gioia, voi cattolici, riuscite a trovarla anche nelle disgrazie e non è la stessa cosa: io parlo di quella allegria liberatoria, anche dissacratoria che si chiama ‘CARNEVALE’, che è necessaria, almeno ogni tanto, forse più delle tue sante meditazioni, che è sempre esistita e sempre esisterà in tutte le tradizioni, laiche o religiose. Forse ancora di più quanto più la religiosità si rende dominante, come insegna il medioevo, quando era diventata la ‘festa dei folli’ e consentiva tali e tante sfrenatezze e licenziosità da suscitare proibizioni delle autorità religiose e persecuzioni di quelle civili.
(O) In questo Sebastiano ha ragione. Passata di moda la quaresima, anche il carnevale ha perso di mordenza. Poca pubblicità, corsi mascherati diffusi, ma poco graffianti, satira politica scontata, manifestazioni rinviate per un po’ di pioggia. Non che mi dispiaccia, non ho nostalgia delle bande di ragazzi armati di manganelli di gomma e di spray più o meno innocui. Quanto alla satira politica, non solo si è insediata stabilmente in televisione e sui normali mezzi di comunicazione, ma se ne trova in quantità incredibile sui social, prodotta in tempo reale, diffusa viralmente tanto da influenzare la politica reale, quasi quanto un avviso di garanzia. Sul piano dei consumi, poi, basta osservare che la mancanza dei sacrifici quaresimali non libera risorse da spendere anticipatamente per i bagordi carnascialeschi, a loro volta ristretti dalla concorrenza di nuove feste, concentrate nello stesso mese e diventate occasione di spese: San Valentino, la Festa della Donna e la Festa del Papà, tutte con contorno di fiori, dolci regali e cenette intime.
(S) Bah! Onirio, giustifichi sempre tutto. Non vedi che quello che è in crisi è proprio ciò a cui tu tieni di più: il sogno. Anche in Brasile hanno per la prima volta tagliato i contributi pubblici alle manifestazioni del carnevale. Vuol dire che neppure loro credono più alla funzione illusoria, ma anche un po’ egalitaria del sogno; diceva una canzone di Chico Buarke: per la grande illusione del carnevale, la gente lavora un anno intero… per diventare pirata o principessa, per essere la regina del Samba, di una sera, di Rio o del villaggio, delle serate di gala o della strada. Anche il carnevale rientra nel cambiamento d’epoca, oggi dominano il sospetto e lo scetticismo, che sono virtù/vizi tipicamente borghesi, anzi: piccolo-borghesi, di gente che ha qualcosa da perdere, a differenza del popolo minuto, quello che nello scherzo pesante, nel lazzo sguaiato, nell’ironia feroce trovava l’unica soddisfazione di un anno di stenti. In compenso, c’è un carnevale che in Italia non finisce mai ed è quello politico. Certe scene, certe liti, certi altarini scoperti dalla magistratura o dalle inchieste giornalistiche hanno proprio quel sapore carnevalesco, anzi demenziale, che pareva limitato un tempo alla comicità dell’avanspettacolo e poi al linguaggio provocatorio della pubblicità. Se tutti e sempre si sta sopra le righe, non c’è più carnevale.
(C) Mi sembri troppo duro con la politica odierna. Tutto è più difficile, per la mancanza di risorse economiche e anche di risorse umane, quella che appare come tirannia della burocrazia è, almeno in parte, autodifesa del travet frustrato nelle aspettative e minacciato dalle responsabilità, sia nel piccolo Comune, sia nella grande Roma. Gli ultimi sindaci della capitale, per esempio, non hanno più trovato basi consolidate di partito o di strutture ad esse collaterali su cui fondare iniziative affidabili. È stato giocoforza o comodità o furbizia, non lo so, affidarsi a strutture esterne, privati o cooperative, a esperti interni, i funzionari ‘onnipotenti’ per cercare di padroneggiare situazioni troppo incombenti. Questo li ha fatti sembrare ‘pagliacci’, pronti a cambiare una maschera con un’altra, a far di tutto non per realizzare un programma proposto agli elettori, ma semplicemente per non perderne le grazie. Riconosco che c’è anche un fenomeno apparentemente opposto, quello degli scissionisti del PD, che per non aver saputo incassare qualche ‘scherzuccio di dozzina’ renziano buttano per aria un pandemonio senza sogni e senza speranza. Volendo dimostrare di avere una faccia sola, se la sono resa una maschera di granito.
(O) Nessuna mediazione tra sogno e realtà, tra Re Carnevale e Madonna Quaresima?
(C) Non direi che si mediano i simboli, ma nell’unità della vita e della coscienza delle persone ci deve essere il giusto posto, sia per la gioia, sia per la meditazione sul dolore, per la fiducia nell’amico e per il timore del nemico. C’è un tempo per ridere e uno per piangere, stando alla saggezza di Qoèlet. Ma c’è una forza che salda le circostanze apparentemente opposte della vita ed è quella dell’amicizia. Posso confidarvi che, pur in assenza di un’esplosione di natura carnascialesca, quale quella auspicata dal nostro Sebastiano / Lorenzo de Medici / Conformi, ricorderò con piacere l’ultimo sabato grasso, trascorso con amici che recentemente non sono stati risparmiati dalla malasorte. Lo ricorderò per la serenità che ha circondato tutti quanti, mentre al contrario ne ho dimenticati molti altri, se non quasi tutti quelli votati solo al divertimento.
(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti
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