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In Confidenza

LA CENERE, IL FUOCO

Don ERMINIO VILLA - 03/03/2017

ceneriIl rito della cenere, tipico segno penitenziale dell’ingresso in Quaresima, è retaggio di un mondo antico, dove ancora a queste cose si credeva… Il segno è legato a una materia (la cenere) semplice e povera, eppure presenza familiare almeno fino a un po’ di tempo fa, finché c’erano in casa stufe e camini…

Era buona per le pulizie più difficili, ma la si utilizzava persino per biancheria e lenzuola, trasformata in lisciva dei lavandai di cui parla il profeta Malachia. Ma la cenere era anche il resto di un fuoco ormai spento, che però ricopriva con cura le braci, che sarebbero servite per riattizzare il focolare la mattina seguente…

Il segno che la liturgia ci propone, all’apparenza innocuo, può provocare qualche riflessione seria, parlando al nostro cuore, fino ad arrivare ai nostri piedi, che sono coinvolti nel rito della lavanda del Giovedì Santo. La cenere torna sempre utile, ad esempio quando sbiancanti artificiali e saponi a buon prezzo si sono dimostrati per ciò che sono: div-ersivi più che det-ersivi.

Il popolo di Dio è invitato, nella prossima Quaresima, a far ritorno alla casa del Padre: incamminiamoci verso la casa di Dio e nostra. La casa dove ogni caduta è misericordiosamente sempre verso l’alto, dove c’è un padre che smania di abbracciarci.

Da tanto tempo scruta con ansia l’orizzonte per cogliere le nostre sagome in fondo alla strada e correrci incontro, prevenendo qualsiasi nostra mossa…

Entriamo anche noi nello spirito penitenziale, anche usando mezzi come il digiuno, la preghiera, la carità, la confessione sacramentale, affinché quel fuoco che cova sotto la cenere, alimentato dalla speranza della domenica di Pasqua, ravvivato dal soffio del suo Spirito, incendi d’amore le nostre povere vite!

Una volta il rito delle ceneri era accompagnato da parole inequivocabili: “Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai!”.    Poi, un po’ perché erano parole forti e per qualcuno inquietanti, un po’ perché ne sono state trovate altre più significative, si è passati a “Convertiti e credi al Vangelo”. Come se neppure i cristiani potessero pensare alla morte con tutta la speranza e la gioia che vengono dalla risurrezione di Gesù: in lui risorto anche noi risorgeremo!

La morte, letta cristianamente, è la chiamata alla pienezza della vita in Dio, per cui la preoccupazione maggiore dovrebbe essere morire innocenti, visto che non lo siamo alla nascita: la miglior preparazione a quell’ora è vivere (possibilmente) innocenti.

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