La vita attraversa continuamente e in modo meraviglioso questa stolta umanità. Gli gnomi umani (ancor più piccoli se rapportati all’universo) continuano a nascere, trasmettere la vita, morire. L’imperituro egoista è il DNA che imperterrito, incurante delle sofferenze e della follia della umanità, continua il suo vivere, il trasmettersi attraverso miliardi di esseri che lo conducono nel tempo. Lui è l’eterno, lui la molecola che non pensa, soggetta alle leggi delle molecole, intimamente legate al vibrare degli atomi; lui continua imperterrito a passare attraverso le generazioni, che inconsce si concentrano, si ripiegano e credono(?) nella loro breve vita, senza rendersi conto della schiavitù nei confronti di questa impassibile, un po’ crudele, ma per noi sublime molecola.
Simbiosi o conflitto tra noi esseri pensanti e questa invisibile, impercettibile ai nostri sensi, molecola? Ma lei c’è veramente? La tecnologia ci permette di venire in contatto con questo benedetto DNA, per cui credere nella sua esistenza non è più un “atto di fede”, come nel passato. Se commetteremo errori nei suoi confronti la pagheremo amaramente: l’umanità potrebbe scomparire, sciogliendosi nel nulla o generando mostri. Se comprenderemo e miglioreremo le sue sequenze, potremo forse far evolvere maggiormente nel positivo questa vita?
Sapremo essere saggi e non impregnarla d’errori con la nostra insania?
Qui il discorso si fa duro. La nostra follia nasce dal DNA? Non lo sappiamo: si dice che i nostri errori nascono dalla nostra libertà. Ma che rapporto c’è tra la libertà e questa strana serpiginosa spirale molecolare che abbiamo scoperto essere matrice delle nostre virtù, ma anche dei nostri difetti?
Ce n’è da pensare, meditare, cercando di restare assolutamente con i piedi per terra, senza lasciarci stravolgere dal mistero contenuto in questa sequenza d’aminoacidi.
Noi singoli, componenti della umanità, siamo solo trasmettitori e viviamo un nulla; ma allora perché non cercare di vivere al meglio senza continuamente farci del male? Perchè tra di noi ci sono tanti, troppi stupidi? Vien da affermare questo considerando cosa è avvenuto ad Aleppo. Guardo una fotografia della città di Aleppo di qualche anno fa; guardo una foto di adesso e mi chiedo: quanti soldi, quanti morti, quanti dolori è costato questo risultato dalla atroce “bellezza”? Dove il valore “economico”, visto che sarebbe l’economia che muove il mondo, di questo orrido cimitero? L’economia è contro la vita? Pare di sì.
Perché trionfa l’orrore e non la bellezza? Dov’è lo splendore che dovrebbe dare significato alla vita?
Visto che siamo solo trasmettitori nel tempo del DNA, nelle poche ore che ci vengono messe a disposizione per svolgere questo compito, non potremmo viverlo al meglio?
È nostro dovere avere figli: va bene! Una volta compiuto questo dovere, ci restano momenti di vita prima di ritornare nel nulla, dice l’ateo, prima di ritornare nella beatitudine tra le braccia del Creatore, dice il credente, ma come agire per godere bene questo avanzo di vita? Se ho avuto figli, ho più possibilità di ricevere aiuto quando sarò anziano, quando inesorabilmente perderò la capacità di competere per la vita, quando sarò incapace di vivere da solo, senza difese, senza autonomia, con perdita di sensibilità verso gli altri e perdita di autocritica verso me stesso. E se non avrò avuto figli, chi mi assisterà?
Superato il momento florido della trasmissione del DNA, con tutte le implicazioni legate ad esso, come continuare a impegnare il tempo al quale mi aggrappo con tutto me stesso? Come fare? Ritrovo nel mio intimo un anelito all’eternità. Io che con la mia vita ho donato un pezzetto di eternità al DNA, perché mi ritrovo a dover tramontare essendo legato alla fragilità delle tremule molecole proteiche, che sono quelle che mi hanno fatto esistere, con l’aiuto dell’energia sprigionata dalla biochimica delle molecole lipidiche e glucidiche? Ma i miei neuroni, quelli che hanno elaborato e che continuano ad elaborare il mio vivere, hanno capito bene il senso della vita? E dov’è il loro aiuto? Si sono persi nel filosofare (come loro con superbia hanno definito il frutto del trasmettere tra di loro un flusso di elettroni), ma praticamente non sono stati capaci di elaborare un organico modo di vivere la vita con meno sofferenza possibile, anzi continuano a complicarla.
Amara conclusione o invece necessità di andare avanti a spremere le meningi nel tentativo di trovare il miglioramento di questa stupida umanità?
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