Perbacco, il sonno è finito per davvero. Arriva l’Esercito a Varese ma non è quello richiesto da qualche consigliere comunale, tempo fa, per la sicurezza del borgo.
Con la sola esclusione della Protezione civile, tutte le armi, Esercito, Carabinieri, Alpini, Bersaglieri, Vigili del Fuoco, Guardia di Finanza, saranno protagoniste di una due giorni tutta risorgimentale. Un fulmine a ciel sereno è stata la notizia. Si son mossi il Panathlon Varese dell’amico Stocchetti e Gandini Group. Il programma è molto ricco.
Serena Contini, coordinatrice ai Musei civici, ha detto bene: “Varese è stata una grande protagonista della seconda guerra di Indipendenza ed è una città garibaldina per eccellenza, tanto da conferire la cittadinanza all’Eroe dei due mondi”. Ha fatto eco il Sindaco Davide Galimberti: “Ben venga questo evento per riaffermare le culture e le tradizioni storiche della città”.
Ma che sta accadendo in Varese ?
Paiono lontanissimi i tempi in cui chi scrive, con Luigi Barion e Franco Prevosti, ha messo in piedi Varese per l’Italia 26 maggio 1859, che da sola ha celebrato i 150 anni della battaglia di Garibaldi a Biumo e che molto ha fatto dal 2009 ad oggi. Nel frattempo, dopo anni di sonno, anche la sezione dell’Istituto per la Storia del Risorgimento ha ripreso vita. Con l’assessore Longhini si è perfino aperto il Museo del Risorgimento a Villa Mirabello con la fantastica “ animazione” del grande quadro del Pagliano. È di pochi giorni fa la notizia della riapertura della sezione varesina dell’A.M.I. associazione mazziniana, che porta il nome di Giovanni Bertolè Viale, indimenticato insegnante di greco e latino del Liceo Cairoli.
Ora arriva questa ricca manifestazione che coinvolge tutte le armi per una parata storica con Cacciatori delle Alpi ed Esercito austriaco in divisa storica, contrapposti, all’Ippodromo di Varese. Cosa accade? Accade ciò che doveva accadere: Garibaldi nasce come Eroe dei due Mondi nel 1848 a Luino. Torna a Varese nel 1859. Luino è la prima città che fa erigere un monumento a Garibaldi, nel 1867, 150 anni fa. Questa è terra di mazziniani e garibaldini illustri che ha ben dimostrato allora quanto fosse forte l’anelito per la libertà, l’indipendenza e l’unità del Paese. Forse mai più, dopo quel 23 maggio 1859 e l’arrivo di Garibaldi in città, tutta la cittadinanza si è ritrovata unita in un momento di grandi rivolgimenti. Tutti i varesini: nobili, borghesi, operai, contadini con il Podestà Carlo Carcano in testa, accolsero Garibaldi ed i suoi Cacciatori della Alpi mentre tutte le campane di Varese e delle castellanze suonavano a festa perché anche il clero si era schierato.
Intorno regna però la desolazione, per volontà politica, non da poco tempo.
La scuola italiana trascura la Storia del Risorgimento ben prima della legge 19 novembre 1990 n. 341 che di fatto ne cancellava la dizione conglobandola in una generale Storia Contemporanea.
Una politica antirisorgimentale veniva poi attuata da interventi legislativi del Ministro Luigi Berlinguer che nel D.M. 682/1996 ravvisava “…l’esigenza pedagogico-culturale di dedicare più ampio spazio alla trattazione di avvenimenti recenti di notevole rilievo storico-politico” stabilendo che nell’ultimo anno delle scuole medie e di quelle superiori, gli insegnanti di storia si dedicassero solo al Novecento.
Così col passare del tempo è aumentato a dismisura il numero di studenti e quindi insegnanti che ignorano come e quando è nato il nostro Stato nazionale. È troppo, troppo, sapere che la Costituzione della Repubblica Romana del 1849 di Mazzini sia stata la traccia di molte altre, compresa la nostra in vigore, avanti di 100 anni e che Francesco Daverio, al quale è intitolata la più vecchia scuola di Varese, non era un partigiano, un politico, un economista, un cantante ma un ingegnere, nel 1846, Capo di Stato Maggiore di Garibaldi nato a Calcinate del Pesce e morto a Roma nel 1849 in battaglia. Arconati è uno dei Mille, repubblicano, avvocato, fondatore di So.Crem. Varese nel 1880.
Dalla caduta del regno italico e la fine dell’era napoleonica, attraverso moti e sommosse, guerre d’indipendenza, imprese garibaldine, fino all’Unità del 1861, nulla sanno le masse e tuttavia ciò che accade a Varese è la prova che i fatti esaltanti e le lotte per la libertà ed indipendenza del Paese, gli ideali ed i valori di quell’epoca non possono essere dimenticati, come non si dimentica quella fantastica notte varesina del 23 maggio del 1859. Un momento di sentire comune e di nessuna divisione in un paese dove guelfi e ghibellini non han mai cessato di esistere.
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