Non avrà la forza provocatoria di piazza Duomo a Milano piantumata a palme e banane, ma l’idea di un festival delle ville e dei giardini a Varese ci sembra buona, anzi ottima. Un festival non dei fiori e delle canzonette come a Sanremo, ma del verde e delle ville storiche che sono la griffe di Varese. La nostra città non ha le attrattive di Assisi o della riviera romagnola, ve lo immaginate il Sacro Monte traboccante di folla e di cartacce per terra? Noi abbiamo i laghi, i siti archeologici e i percorsi devozionali. Possiamo offrire canottaggio, trekking-alpinismo, golf e piste ciclopedonali. Un turismo diverso, tematico.
Servirebbero “educationals” per i giornalisti italiani, mailing-list degli operatori stranieri con offerta potenziata di bed & breakfast per andare incontro alle esigenze dei vacanzieri “nordici” e il coordinamento delle iniziative oggi frazionate in mille rivoli. Ma un vicesindaco agronomo come Daniele Zanzi, abituato a battersi per salvare la vita anche di un solo cedro del Marocco, simbolico “migrante” nordafricano e un super-assessore alla cultura come Roberto Cecchi, membro del consiglio di amministrazione del Fai, il fondo italiano per l’ambiente, sono le persone giuste per valorizzare l’intima essenza della Città Giardino.
Siamo giustamente abituati a pretendere che gli amministratori pubblici rifulgano d’immacolate virtù, ma talvolta spetta a noi cittadini fare un esame di coscienza. I quotidiani scrivono di migliaia di euro di tasse sulla spazzatura non pagate che impoveriscono le risorse di Palazzo Estense. Vengono segnalati rifiuti, vetri e perfino paraurti d’auto abbandonati lungo la ecologica pista ciclopedonale che corre intorno al lago di Varese, un vanto della città. Di chi è la colpa? Di chi non pulisce, certo, ma anche di chi considera il bene pubblico una discarica personale. Servono coscienza civica e buone idee e il festival dei giardini va nella giusta direzione.
L’iniziativa si svolgerà tra il 13 e il 21 maggio, un evento senza precedenti che si ripeterà ogni anno crescendo nel tempo, annunciano gli amministratori. Il Comune ci sta lavorando da tempo. Per dieci giorni si potranno visitare decine di residenze costruite tra la fine del Seicento e il primo trentennio del Novecento, edifici di proprietà privata per la prima volta aperti al pubblico. Ville perse in parchi ricchi di essenze arboree di pregio, altre che hanno ospitato personaggi illustri. Si organizzeranno incontri, convegni, concerti, iniziative scientifiche e culturali con esperti di fama internazionale e visite guidate da agronomi.
Un primo elenco stilato dagli organizzatori indica tra le probabili mete le ville Quaranta Colonne e Spartivento a Biumo Superiore, villa Zambeletti a Velate, villa San Cristofaro a Cartabbia, le ville delle Rose e San Pedrino a Bosto. Ma c’è davvero l’imbarazzo della scelta, a partire dai gioielli Liberty tra viale Aguggiari e il Campo dei Fiori con torrette e finestre tripartite, piastrelle decorate e tapparelle a scomparsa, balconcini a sbalzo e intonaci colorati. Dall’Officina del tram con i ferri battuti e le decorazioni in cemento al villino Podreider in stile eclettico a villa Bonomi con il tetto mansardato e le decorazioni in beole. É il trionfo dello stile floreale.
In via Virgilio a Fogliaro spiccano le decorazioni a foglia di castagno di villa Bollani, sorprendono i mostri scolpiti nel villino in via Cellini, incuriosisce il liberty viennese di casa Ponti in via Prima Cappella, costruita nel 1909 dall’architetto Taddio. Villa Agosteo è costruita su più livelli con le piastrelle in stile floreale in ceramica di Laveno, gli intonaci colorati, la finestra ellittica e il balconcino a sbalzo con ferro battuto a forma di ragnatela. In via Fincarà le ville Petazzi e Savina Armiraglio con il balconcino decentrato e la finestra ad arco ribassato sono opera di Silvio Gambini e la firma di Giuseppe Sommaruga esalta le ville Edera, Mercurio e De Grandi con il comignolo e la finestra ad arco.
A caccia di isole verdi il villaggio Cagnola alla Rasa offre la villa padronale della fine della Grande Guerra, la casa del custode, tre rustici, la fornace e i vivai dove si coltiva la cultura del castagno. Il Campo dei Fiori ha una superficie di 6.300 ettari a un’altimetria che varia da 370 a 1226 metri slm ed è tutto da scoprire. É centro di riferimento per lo studio dei pipistrelli, preziosi predatori d’insetti e zanzare ed efficaci indicatori dello stato di salute dei boschi, delle grotte e dei prati in cui vivono. Il Parco, istituito il 19 marzo 1984, è un ente di diritto pubblico costituito dalla Provincia di Varese, dalle comunità montane delle Valli del Verbano e del Piambello e da una ventina di Comuni, tra cui il capoluogo.
Come vendere il “pacchetto Varese” in Italia e all’estero? La città e i dintorni hanno le carte giuste da giocare, basta che qualcuno si decida a giocarle: discrete infrastrutture, incantevoli laghi, il fascino del Sacro Monte. Con nuove idee di marketing, come quella di cui stiamo parlando, possiamo presentarci come la regione dei laghi con campi da golf e itinerari cicloamatoriali intorno ai laghi, il giro dei castelli e dei paesi dipinti (Arcumeggia e Boarezzo), inconsueti itinerari in sperdute chiesine e chiostri. Abbiamo tutto. Wellness, archeologia, trekking foto-naturalistico, mete di turismo matrimoniale e religioso, Relais du Charme e ville d’epoca affondate nel verde per clienti ricchi e colti.
La festa dei limoni a Mentone, in Francia, rende in un mese un milione di euro chiudendo il centro e facendo pagare otto euro a chi entra. Solo per dire che, sapendoci fare, si possono far rendere perfino i limoni. Non dovrebbe essere un problema valorizzare luoghi come villa Cagnola a Gazzada immortalata da Bernardo Bellotto, la villa in cui soggiornò Manzoni a Morosolo, il patrimonio pubblico di Palazzo Estense e Villa Recalcati con i rispettivi parchi e i quattro ettari del parco della villa appartenuta al fondatore della Banca Commerciale Italiana, Giuseppe Toeplitz, con giochi d’acqua illuminati, il belvedere sulla valle dell’Olona, la torretta con la specola per le osservazioni astronomiche e le cordonature in pietra di Cuasso.
Valorizzare il verde, la storia e le eccellenze di Varese. É sicuramente la giusta direzione se già dieci anni fa la parola d’ordine dell’assessorato alla tutela ambientale del Comune, alla vigilia della redazione del piano di governo del territorio, era “salviamo il salvabile”. Troppi danni al verde pubblico, il lago inquinato, i dissesti idrogeologici provocati dagli scarichi fognari, le case e le fabbriche costruite su cigli franosi, gli alberi abbattuti per costruire disomogenei condomini. La salvaguardia dell’ambiente e la tutela del paesaggio sembravano concetti lontani anni-luce dalla politica e anche oggi, dietro l’angolo, ci sono ettari di suolo divorati da Pedemontana, Arcisate-Stabio e tangenziale esterna est di Milano.
You must be logged in to post a comment Login