Monti è un buffone! A Varese lo sanno anche i muri. Grazie al pennello di tre giovani padani che per diffondere il messaggio hanno eroicamente sfidato il freddo polare di questo feroce febbraio. Si aspettavano una medaglia al valore, se non addirittura la Girometta, e invece, sorpresi dalla polizia, sono stati portati in questura e trattati – horribile dictu – “da imbrattatori e non da prigionieri politici”. Attilio Fontana, attivissimo sindaco leghista ma soprattutto valente avvocato, ha preso all’istante le loro difese, criticando sia il fermo prolungato in questura sia la denuncia a carico del terzetto. Al quale va riconosciuto “il coraggio di chiedere democrazia e libertà per il proprio territorio” ha dichiarato Luigi Brignoli coordinatore federale del movimento. Brignoli ha anche severamente ammonito il governo: “Sappia che in tutta la Padania ci sono decine di migliaia di giovani pronti a scrivere su ogni muro che il re è nudo. Ce l’ha insegnato Bossi, i muri sono i libri dei popoli”. Tutto chiaro, tutto padanamente a posto. Ma mettiamo il caso che a un prealpino di passaggio venga in mente di spennellare la facciata di Palazzo Estense con la scritta “Bossi è un cretino e Fontana il suo profeta”. Convocato in questura, come se la caverebbe? Facile: con le parole di Marco Pinti, segretario della Lega cittadina, autore ed espositore dello striscione “Muri puliti, popoli muti”. Secondo Pinti “essere perseguitati per aver detto la verità deve essere solo motivo di orgoglio”. Il prealpino di passaggio non avrebbe di che preoccuparsi, perché il sindaco non esiterebbe un istante a prenderne le difese. Col pieno appoggio di Brignoli e Pinti.
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