È stato pubblicato il Piano di rilancio turistico della città di Varese elaborato dall’assessore a Cultura e Turismo Roberto Cecchi sulla base delle Linee programmatiche 2016-2021 e approvato dalla Giunta comunale nella seduta del 21 dicembre 2016. Alla fine del percorso partecipato le proposte e le osservazioni verranno inserite nel documento che sarà approvato dalla Giunta e poi presentato in Consiglio comunale per una discussione aperta e condivisa con tutte le forze politiche. Nelle Linee programmatiche in particolare, per quanto riguarda il turismo, si afferma che: …il rilancio economico della città passa anche dalla scommessa “sull’industria del bello e della cultura”. Il patrimonio artistico e paesaggistico, l’università e le numerose realtà associative sono gli elementi per fare della cultura e del turismo l’elemento qualificante di una nuova vocazione della città in aggiunta a quella produttiva, commerciale e terziaria”. Nel testo del progetto è specificamente detto: Di fronte a quella che può apparire una contraddizione, per cui da una parte c’è un sistema pubblico vicino al collasso e dall’altra una parte privata ancora in piena forma, bisogna provare a capire se c’è la possibilità di mobilitare, da una parte, i valori del territorio che il pubblico detiene (beni culturali, paesaggio, ecc.) e dall’altra le rilevanti disponibilità finanziarie private per un progetto comune. In cui, non tanto i “beni” (che devono rimanere rigorosamente di proprietà pubblica), quanto le “attività” possono essere oggetto di una progettualità comune pubblico-privato. La possibilità che questo miracolo possa accadere, risiede nella capacità della parte pubblica di creare condizioni di certezza per la realizzazione dei progetti.
Quel che bisogna fare è lavorare alla costruzione di un rapporto pubblico-privato diverso. E cioè, investire sulla possibilità che risorse private partecipino a progetti di valorizzazione del patrimonio culturale non come beneficenza (leggi sponsorizzazione), ma in termini di un vero e proprio progetto.
Il progetto è suddiviso in quattro sezioni. La prima tratteggia lo stato dell’arte delle attività svolte dall’assessorato. La seconda elenca le linee d’indirizzo programmatiche pubbliche ai diversi livelli. La terza parte analizza le attrattività turistiche e i servizi di cui la città dispone in termini di beni, attività culturali, paesaggio e servizi. La quarta delinea le modalità attraverso cui ottimizzare il sistema degli attrattori e di quali strumenti sia necessario dotarsi per la valorizzazione turistica. Ho cercato con l’associazione che rappresento, Amici della Terra, di rispondere in maniera fattiva al progetto dell’assessore alla Cultura, indicando come prima delle proposte di azione debbano esserci tre aspetti che vanno conosciuti, affrontati e risolti prima di potersi dedicare all’adempimento di un piano ambizioso. Piano che comporta l’esecuzione di un lavoro duro che, ho tenuto a specificare all’assessore, Amici della Terra Varese è disposta a svolgere. Innanzitutto, ho fatto presente come occorra tener conto che Varese è stata la seconda città in Italia dove si è avviato un piano strategico d’area (dopo Torino). Il piano strategico d’area a Varese è stata una iniziativa dell’Università dell’Insubria (Facoltà di Economia, professore Gioacchino Garofoli), del Centro studi PIM, delle associazioni Amici della Terra, Università popolare e Comune che lo ha votato attraverso il proprio Consiglio Comunale istituendo anche un’apposita Commissione. Al piano strategico dell’area varesina hanno poi aderito molti comuni e associazioni private. L’Associazione Varese Europea è ancora in essere. Il Comune di Varese ne fa compiutamente parte. Il Consiglio Comunale di Varese ha rinnovato fiducia all’Associazione poco prima che si andasse alle elezioni. L’Amministrazione presieduta dal Sindaco Fontana e anche l’ultima parte di quella presieduta dal Sindaco Fumagalli non ha voluto sufficientemente spendersi per l’Associazione, alla quale sono pertanto mancati gli aiuti per potersi sviluppare e per poter incrementare il proprio successo. I suoi obiettivi sono ancora perseguibili.
Ho ricordato come in occasione dell’ultima accennata votazione da parte del Consiglio comunale a proposito di Varese Europea ci sia stata a suo favore una maggioranza bipartisan. Ci aspettavamo quale Associazione tra le promotrici del progetto innovativo di sviluppo, un sostegno molto forte da parte della Giunta presieduta dal Sindaco Galimberti. Così non è stato ancora e questo preoccupa. La mancanza del riferimento all’operato di questa associazione (Varese europea) nel Piano predisposto dall’assessore fa pensare a due cose: o c’è stato un cattivo consigliere in chi ha dato le informazioni alla base di questo piano, ovvero c’è stata una valutazione politica dell’iniziativa che non ha compreso la sua valenza esclusivamente culturale senza colorazioni di parte. Ne sia prova di ciò la sua genesi, che trova i natali presso l’Università e alcune associazioni del Terzo settore varesino.
Molti sono gli aspetti che accomunano questo Piano al volume programmatico di Varese Europea “Cooperare nel territorio”. Infatti più di una pubblicazione del professor Enzo Rullani, citato nel progetto, è fatta in comune con il professore Gioacchino Garofoli sia dell’università di Pavia che dell’università dell’Insubria. Tutto ciò spinge Amici della Terra Varese a porre Varese Europea come associazione che possa essere chiamata ad attuare questo Piano; chiaramente da porsi sotto la presidenza del Sindaco Galimberti. Altra questione è superare con iniziative nuove e convincenti il modo deteriore con cui il Comune di Varese ha trattato le associazioni cittadine. Facciamo il semplice esempio di quanto è capitato alla associazione che rappresento. Moltissime sono le lettere dalla associazione inviate al Comune di Varese e rimaste senza risposta. Anche i principi di cooperazione invocati dal Piano dalla legislazione comunitaria (per esempio Convenzione di Aarhus) ho fatto presente come non siano mai stati praticati da parte del Comune di Varese. Volendo stabilire un corretto raccordo tra Comune e società civile, è fondamentale fare in modo che la partecipazione e la cooperazione diventino non un optional ma un’abitudine. È necessario che ci sia fiducia e che ci possano essere provvedimenti risolutivi dei problemi evidenziati da parte del Comune. Potrebbe essere nominato un responsabile delle risposte. Questa è una figura che non c’è e questo (monitoraggio della posta ricevuta dal Protocollo) è un compito che l’Ufficio Relazioni con il pubblico non svolge. L’ente pubblico deve essere capace di scatenare effetti virtuosi. Anche la prerogativa del territorio di essere depositario di molte particolari bellezze l’una scollegata dall’altra, rende necessaria la cooperazione tra istituzioni e la cooperazione con alberghi e ristoranti, oltre che con gli enti artistici, con aziende trasportistiche, con chi possa occuparsi della illustrazione dei beni.
Tra queste bellezze non posso non citare i quattro siti Unesco tutti varesini. Non scordiamoci poi il carattere internazionale che ha la nostra città con la presenza di Villa Panza, la stessa Scuola Europea e la vicinanza della caserma Nato di Solbiate Olona e il centro di ricerca JRC di Ispra. Il progetto non parla, ho fatto presente, dell’Ecomuseo di Varese promosso da quattro enti: Comune di Varese, Ordine degli Architetti, Amici della Terra Varese, Varese europea. Come giustamente viene ricordato nel progetto dell’Assessore alla Cultura, l’ente pubblico deve promuovere sia musei come costituiti, sia quelli che definisce come “ non musei “ (Appunto i beni Ecomuseali). Abbiamo trattato dei seguenti temi: Tutela dei cortili. Loro individuazione e organizzazione di un percorso turistico nel territorio varesino. Predisposizione di un nuovo piano museale di Varese senza arbitrarie esclusioni. Superare la attuale logica dei campanili che vede pochissime se non inesistenti iniziative culturali promosse in comune tra diverse istituzioni della Provincia di Varese. Creazione di un Brand varesino. Rispetto delle intitolazioni date agli immobili comunali. Organizzazione di eventi sportivi specie di carattere internazionale con capacità di coinvolgere il territorio. Tutela degli immobili storici in Comune di Varese tra cui, il Castello di Belforte e valorizzazione Ecomuseale del territorio e sua pubblicità anche in video: lo ha fatto Castelseprio, è pensabile che Varese possa avere più difficoltà? Riguardo la presenza di una pluralità di piccoli musei e di plurimi inventari di figure che hanno frequentato il territorio: c’è la necessità di evitare la dispersione attuale. Abbiamo lanciato un allarme per la conservazione dei beni che riguardano l’archeologia industriale e, in particolare, per quanto riguarda i beni risalenti al liberty. Accesso alla montagna varesina a piedi e in automobile e valorizzazione della stessa tramite iniziative comunali ovvero di operatori privati che operano sulla stessa. Accademia Villa Mylius. Ci deve essere una discussione in città sui suoi contenuti e devono essere coinvolti gli organismi comunitari già presenti a Varese (Scuola Europea, Jrc di Ispra). Va istituita di nuovo la Commissione paesaggio con tutti i suoi dirompenti poteri. Va riqualificato l’Isolina Virginia assieme a tutto il patrimonio archeologico del territorio varesino presente in natura e nei musei. È giusta la proposta dell’assessore alla cultura di dar vita a un DMO, ma a capo del progetto di valorizzazione deve esserci il Sindaco del Comune di Varese.
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