È di pochi giorni fa il decreto di sicurezza urbana, proposto del Ministro dell’interno Marco Minniti: nuovi e maggiori poteri ai sindaci in materia di sicurezza e di prevenzione e contrasto del degrado.
Un patto tra prefetti e sindaci che, da un lato interviene primariamente in forma preventiva e di educazione alla corresponsabilità, dall’altro sanziona e punisce il reiterarsi di comportamenti violenti e dannosi fino all’allontanamento dal territorio urbano.
Come negli stadi per fermare l’intervento violento degli ultras, così dai sindaci può essere emesso un DASPO per chi deturpa zone di particolare valore e pregio storico-artistico o infrastrutture, per chi spaccia droghe nei luoghi di intrattenimento, per chi esercita la prostituzione in modo ostentato, per chi compie accattonaggio molesto o commercio abusivo.
Il decreto ha incontrato parere favorevole della maggior parte dei primi cittadini e del presidente della Associazione nazionale Comuni italiani: viene infatti aperta la strada ad una maggiore opportunità di gestione del territorio da parte dei sindaci. Scopo della nuova legge è prevenire azioni e comportamenti dannosi, attraverso sanzioni monetarie (da 300 a 900 euro) ed obbligo di ripulitura e ripristino di ciò che viene deturpato, costruendo così percorsi di maggiore responsabilità civile e riduzione di atti vandalici o lesivi di cose e persone. L’allontanamento è quindi letto come un giudizio di inadeguatezza a restare, almeno per un certo periodo, in una comunità civile, per incapacità a condividerne scelte di socialità, coesione e rispetto.
A Varese è comunque in vigore il Regolamento del decoro che punta a valorizzare il senso di corresponsabilità tra cittadino e istituzioni nel mantenimento della bellezza del patrimonio comune. Pertanto il Decreto si innesta su un percorso culturalmente già scelto dalle Amministrazioni.
Il Decreto Minniti va però oltre e non solo per l’ampliamento del potere di ordinanza assegnato ai sindaci, bensì per l’estensione del DASPO anche a chi spaccia droghe e sostanze stupefacenti nei locali pubblici. Questo aspetto, a mio avviso, segna un passaggio fondamentale rispetto a tutte le possibili regolamentazioni che ogni Comune può essersi già dato sino ad ora. Infatti che una comunità possa ritenere inadeguato a vivere al proprio interno chi reca danno alla vita altrui, soprattutto di giovani, è un segno culturale decisamente importante e per certi versi rivoluzionario. Ed è anche il caso in cui il DASPO è previsto da uno a cinque anni. Quella che emerge dal Decreto sicurezza non è dunque il profilo di un sindaco-sceriffo, bensì quello di una comunità che, attraverso le forme istituzionali e normative che la caratterizzano, educa a mettere in atto percorsi di cittadinanza attiva e responsabile.
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