C’è stato un tempo, neppure tanto lontano, in cui il futuro non faceva paura perché si avvertiva che sarebbe stato migliore del presente, a condizione naturalmente di dare il meglio di noi stessi. Il lavoro era un approdo possibile per tutti o quasi, il binario su cui impostare il percorso della vita, un binario stabile su cui viaggiare fino alla stazione d’arrivo della pensione. Oggi non è più così, le rotaie della vita professionale, e non solo, sono diventate un groviglio di non facile decifrazione dentro una galassia di opportunità stimolanti ma mutevoli, aleatorie, attraverso le quali è difficile programmare un accettabile percorso di vita.
Si tratta in buona sostanza di cercare di rimettere in sintonia le persone con il lavoro avviando un profondo ripensamento sull’ intera società italiana dove, più che altrove, sembrano venuti meno alcuni valori decisivi: l’impegno personale, la voglia di rischiare, la moralità dei comportamenti. Questo all’interno di un quadro politico, economico e sociale che fa molta fatica a migliorarsi in maniera significativa.
Per capire, orientarsi e scegliere viene in soccorso un saggio di due sperimentati manager della consulenza, Corrado Fois e Antonio Martina, varesino doc, alla loro quarta fatica a quattro mani. Il titolo e il sottotitolo di copertina Lavorare è difficile, un mondo in trasformazione dove è arduo trovare il lavoro quanto saperlo interpretare e sviluppare (Franco Angeli editore) riassumono bene il cuore della sfida epocale che deciderà il futuro di intere generazioni e dei paesi in cui viviamo.
Inoltrandosi nella lettura delle fitte pagine costruite dai due autori si esplorano, con apprezzabile rapidità, alcuni dei nodi fondamentali del nostro tempo su cui vale la pena soffermarsi. A cominciare da tre fra i capitoli iniziali intitolati rispettivamente, “L’era della sfiducia”, “Il lavoro cambia forma”, “la rivoluzione industriale 4.0”, dove è reperibile un’analisi impietosa dell’oggi ma anche il racconto in positivo di chi (alcune imprese importanti del firmamento economico nazionale e alcuni attori individuali) si è messo con coraggio sul sentiero del cambiamento. “Flessibilità, apertura mentale, tempestività sono le chiavi del presente e la strada per il futuro. Caratteristiche d’impresa ma che sono prima di tutto caratteristiche di chi lavora” scrivono i due autori chiedendosi: “Cosa cercano le aziende oggi? Persone vivaci, pronte a sfidarsi, a non sedersi sul successo o a non deprimersi per le sconfitte che un mercato a velocità imprevedibili elargisce in egual misura”.
In quest’ottica non mancano ovviamente di interrogarsi sul reale valore del “capitale umano”cioè i giovani che la scuola sforna a vari livelli. Al netto di ampie e lodevoli eccezioni, il quadro complessivo non è esaltante. Gli esperti dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e le sviluppo economico) sollevano interrogativi sulla qualità dell’apprendimento e rilevano che: “ molti laureati hanno difficoltà nell’integrare, interpretare o sintetizzare le informazioni contenute in testi complessi o lunghi, nonché nel valutare la fondatezza di affermazioni o argomentazioni”, un giudizio che nei giorni scorsi ha trovato sconfortante conferma in una lettera aperta firmata da seicento docenti universitari italiani. E ciò solo in apparente contraddizione col fatto che, nella lunga fase di sostanziale stagnazione economica ( 2008 – 2014), se ne sono andati all’estero un gruppo di italiani la cui istruzione è costata allo Stato 23 milioni di euro. “Una cifra pari al doppio di quanto occorre per estendere la rete Internet ad alta velocità che continua a mancare” annotano gli autori che disseminano tutto il percorso del loro saggio di intelligenti e documentate provocazioni. Come l’intervista postuma al sociologo Luciano Gallino, fra i pochi al mondo ad avere lucidamente messo sotto accusa il capitalismo finanziario che produce ricchezza per pochissimi e miseria per tutti gli altri e che ai giovani lanciava tuttavia un vecchio messaggio: “ se volete avere qualche speranza… studiate, studiate, studiate”.
Sabato 25 febbraio (dalle 9.15 al De Filippi) il volume di Fois e Martina si trasformerà in un denso convegno con un ricco parterre di relatori. Con gli autori ci saranno il vicesindaco di Varese Daniele Zanzi, il rettore del De Filippi Giovanni Baggio, il saggista Carlo Cattani e l’esperto di ambito territoriale di Varese Angelo Maraschiello. Saranno comunque i giovani i protagonisti più attesi della mattinata. In rappresentanza delle Scuole Superiori un nutrito gruppetto animerà una tavola rotonda dedicata alla “sharing economy” con la regia di Maria Grazia Strano, conduttrice dell’intero evento.
You must be logged in to post a comment Login