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Cara Varese

LA STELLA DA SEGUIRE

PIERFAUSTO VEDANI - 10/02/2017

Il derby tra Varese e Milano

Il derby tra Varese e Milano

Quando la nostra squadra di basket, nella terza parte del recente derby di basket con Milano, dopo una fantastica rincorsa  è piombata sugli avversari incendiando il palasport di  Masnago io ho spento  il televisore.  Sapevo che era il momento magico della partita e come tale doveva subito finire nel grande magazzino dei ricordi.

Una decisione presa anche per via di un’esperienza  accumulata in decenni e decenni di incontri visti: ero certo che i nostri giocatori, opposti a una squadra che è davvero un formidabile strumento di guerra sportiva, non sarebbero riusciti a vincere. E volevo risparmiarmi una grande sofferenza.

Questo derby mi ha regalato un ricordo bellissimo ma soprattutto una conferma importante: l’entusiasmo e  la dedizione  di giocatori, tifosi  e dirigenti rappresentano un grande patrimonio per la città. Vi  troviamo infatti  l’orgoglio di appartenenza a una  squadra che è nella storia della pallacanestro europea, esempio di una nobiltà sportiva mai dimenticata, alimentata di generazione in generazione.

Con l’orgoglio c’è anche lo stimolo a combattere sempre con lealtà per ritrovare percorsi e risultati degni della tradizione. Una speranza legittima  che ha  dei precedenti, come lo “scudetto della stella”, il decimo, conquistato quando il potenziale  tecnico ed economico  del basket varesino non era più quello degli anni ruggenti.

Infine  la certezza di essere una bandiera  bellissima  nel vento di risultati, di  esempi e valori espressi dalla città in altri campi di azione  molto importanti come quelli economici.

Dove lo sport – non dimentichiamo certamente il calcio – è stato  portatore di fama e di immagine di una piccola città  che nel turbine del boom economico non ha perso l’orientamento, ma ha creato le basi per resistere  nel tempo, per continuare a lottare anche nei momenti di difficoltà. È  quello che accade  oggi e il ruggito, il calore del palasport quando i suoi beniamini hanno acciuffato  i grandi

 guerrieri di Milano sono stati una conferma della vitalità e dello spessore, si potrebbe anche  parlare  di funzione e di dimensione, che  da noi lo sport  ha assunto.

La stessa politica, non sempre attenta alle problematiche cittadine, ha avuto un occhio di riguardo per la tradizione sportiva di una città, di un territorio che  hanno la cultura sportiva nel loro dna e che ci hanno regalato leggende nell’ambito della sua storia sportiva.  Che è immensa e ha dato allori all’Italia in moltissime specilalità. Una cultura che è fondata innanzitutto sulla pratica personale, sulla partecipazione diretta all’attività.

A Giovanni Borghi dobbiamo lo stupendo viaggio di Varese anche nel calcio professionistico; del patron indimenticabile  ricordo un suo  cruccio: avrebbe voluto vedere il “Franco Ossola”  tutto esaurito anche quando erano ospiti squadre di serie A relativamente modeste. Non ne faceva una questione  di incassi sfumati, ma solo di aspetti psicologici e didattici e siccome gli tornavano  i conti di uno studio che aveva fatto,  Giovanni Borghi sosteneva che il nostro calcio minore,  praticato  da centinaia di squadre, avrebbe dovuto disputare  di sabato le partite del suo campionato. Alla domenica i calciatori dilettanti e i loro tifosi potevano  istruirsi assistendo alle partite di serie A  in programma a Masnago.

Non se ne fece nulla  e anche quando il Varese diede  cinque  storiche pappine – che indimenticabile “manita”- alla grande Juventus,  a Masnago ci fu il pienone, ma tutte le partite dei tornei dilettantistici  vennero giocate. Segno  che la cultura dello sport  aveva grandi radici nel nostro territorio.

Che  può fare oggi la città per lo sport  che  ne tiene al  vento i  colori, la  grande storia? Molto se lo affianca anche nella ricerca di percorsi e formule  che possano offrire ai dirigenti sbocchi tesi  al potenziamento delle attività formative, quelle per esempio di una scuola di vita e di sport che permetta il recupero pieno di una gioventù che in passato  è stata un eccezionale serbatoio di campioni.

Ma forse sarebbe decisiva una rinnovata attenzione alle persone che ancora e sempre  credono nei valori  della gestione del patrimonio sportivo della città. Oggi l’obiettivo dei nostri bravi dirigenti del basket  non è facile da conquistare, ma nemmeno impossibile  se sentono Varese al loro fianco. Ricordiamoci tutti dello scudetto della stella.

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