(S) Basta che ti assenti una settimana e la tua preghiera per l’unità va a finire in nulla, almeno quella per l’Europa.
(C) Roma non fu costruita in un giorno. Vero è che più facile e veloce distruggere che costruire. L’impazienza è una vera e propria minaccia, tanto più grave perché non un fenomeno misurabile, contro cui si può opporre un ragionamento, persino un calcolo. Volgarmente si dice ‘buttar via il bambino con l’acqua sporca’.
(S) È un paragone troppo datato. Ti ricorda il ‘bagnetto’ di latta smaltata della nonna, di quando per prenderti in giro ti chiamavano ‘portacatino’, un oggetto anche più vecchio di te, di cui si è persa la memoria. Lo stesso vale per popoli e partiti. Oggetti e azioni di cui si è persa la memoria. Oggi è diverso. Aggiornati. Come il bullismo dei ragazzini è cibernetico, così si butta via un governo con un twitter, senza pentirsene. Il fattore tempo è decisivo. Oggi si vive nell’immediato, se sei sempre connesso non hai bisogno di mediatori. I tuoi famosi e tanto lodati ‘corpi intermedi’ non servono, anzi, non esistono più. Infatti chi può comanda, vedi UE/Germania e non c’è alternativa possibile, se non la ribellione personale e diretta, il NO alle pretese di chi comanda, Stato o Mafia, giornali o stilisti, pubblicità, capitalisti, moralisti. È rimasto il populismo senza i popoli, la politica senza polis, lo statalismo senza Stato.
(O) L’Europa senza Europei. La disunione non nasce dalla possibile vittoria di questo o quel partito populista, antieuro, antieuropeo, ma da un livello più profondo. Non hai torto quando sostieni che il mezzo di comunicazione personale e diretto, la tua opinione gettata nella RETE bruciano i corpi intermedi, bruciano il dialogo, bruciano la comprensione delle ragioni dell’altro. La stranezza è che mai come adesso la facilità dei trasporti e delle comunicazioni potrebbe avvicinare lo scambio vitale tra le persone, oltre allo scambio delle merci, neppure questo da disprezzare.
(C) Posso testimoniare che nella breve vacanza in Dolomiti ho incontrato una sparuta minoranza di turisti italiani, la maggioranza parlava lingue slave, tedesco, inglese. Un russo, che però parlava un buon italiano, è persino intervenuto alle due conferenze pubbliche tenute dal nostro gruppo alla sala comunale della cultura. Si parlava di cosmologia, quindi della bellezza del cielo e delle sue leggi, poi dei pellegrinaggi attraverso le Alpi e di come avessero generato non solo la cultura dell’accoglienza, ma pure quella della cura dei malati. Dall’ospizio per i pellegrini nasce l’ospedale per i malati.
(S) Facile, quando si parla di cultura, di scienza, di storia, quando si scia o si cammina in un ambiente così bello e anche ben curato. Ma prova a chiedere ad un tedesco cosa pensa dei prestiti da rinnovare alla Grecia o del debito pubblico italiano!
(O) Ma è proprio vero che è solo l’interesse economico a dividerci? Forse una più attenta considerazione dei fatti reali, dei conti veri, potrebbe farci cambiare idea anche sulle difficoltà economiche, facendoci vedere reciproche convenienze molto più forti. La nostra (di RMFonline) professoressa Paola Viotto, ci ha mostrato, per esempio, come la gratuità dell’offrire ospitalità ai pellegrini abbia generato strutture materiali e sociali di accoglienza aperte a persone di ogni nazione, lingua e condizione sociale, per di più in ambienti difficili e non certo ricchi, come i passi alpini. Il mutamento, direi l’impoverimento, è avvenuto sul piano antropologico.
(C) E politico. Ricorda che nel Medioevo non c’erano veri confini. Magari il viaggio aveva i suoi pericoli e fin d’allora gli Stati costruivano insieme strade e fortezze per sviluppare i commerci e tutelare i propri interessi con la forza degli eserciti, ma i fiumi di pellegrini in cammino verso Gerusalemme, Roma o Santiago di Compostela condividevano tra loro e con la gente dei luoghi attraversati non solo fede e preghiera, ma costumi, cibi, bevande, vestiti, cultura.
(S) E malattie. Non per caso gli ospizi erano normalmente fuori le mura, in luoghi appartati, per ragioni igieniche. Accoglienza sì, ma anche prudenza.
(C) Torniamo al punto. Siamo pronti a condividere con i nostri ‘parenti’ (non oso dire ‘fratelli’) europei anche qualche malattia economica o politica? Lo sono le nazioni più ricche, più dinamiche e meno indebitate dell’Italia? Ci sono temi materiali molto pesanti, come l’emigrazione, il mutamento climatico, i rapporti internazionali, l’interrelazione tra famiglia e welfare, l’equità fiscale, il lavoro dei giovani, che richiedono un’azione non timida e non rivendicativa del nostro Paese in sede UE, nell’interesse nostro e dell’idea stessa di Europa.
Volesse il cielo che questi e non piccoli rancori provinciali diventassero i temi del dibattito politico fino alle prossime (non lontane ?) elezioni.
(S) Sebastiano Conformi (C) Costante (O) Onirio Desti
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