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Cara Varese

ALÉ FIOEU

PIERFAUSTO VEDANI - 03/02/2017

Dante Trombetta

Dante Trombetta

La Varese degli anni degni di memoria ha avuto personaggi di notevole profilo, a volte davvero singolari, ma quasi tutti provenienti da un filone aureo come quello dell’imprenditoria.

Furono essi leader che nella vita della comunità del territorio scelsero campi d’azione diversi rendendosi così ancora più utili personalmente e dando nel contempo rilievo alla già positiva immagine del mondo dal quale essi provenivano.

Dante Trombetta è stato uno di questi grandi varesini. Egli infatti ha reso un esemplare servizio al nostro sistema sanitario come presidente dell’ospedale di Circolo, è stato imprenditore vincente nel settore cartario, infine ha fatto crescere uomini veri guidando una società sportiva che si ispirava chiaramente a valori cristiani. E la Pallacanestro Robur et Fides partendo dall’oratorio Veratti sarebbe approdata alla serie A calamitando centinaia di giovani atleti e un intero popolo di tifosi che, insieme ai giocatori, avrebbero creato e vissuto l’epopea della seconda squadra di basket di Varese.

Di Dante presidente e tifoso della sua Robur ricordo l’incitamento alla leale battaglia sportiva quando le cose durante la partita si mettevano male o il traguardo della inaspettata vittoria sembrava possibile. Era un rombante “Alé fioeu!” che, grazie al caratteristico vocione del presidente, sovrastava il solito enorme baccano che accompagna i momenti caldi del basket, quando l’incertezza del risultato per i tifosi è un irrinunciabile stress fatto di entusiasmo, speranze e timori.

Arrivato a Varese mi affidarono le cronache della Ignis, subentrai cosi a “firme” che hanno fatto la storia del nostro basket, quelle di Mario Lodi ed Ettore Pagani; anima e cantore delle gesta Robur sarebbe stato invece Giorgio Minazzi, collega preparatissimo che aveva vinto da giocatore roburino due titoli tricolori juniores e che in seguito sarebbe diventato, come direttore della Prealpina del Lunedì, recordman di vendite dei giornali della nostra azienda editoriale.

Da oltre mezzo secolo sono un tifoso della mia città che ho visto primeggiare nelle classifiche nazionali di parecchi settori, ma in seguito anche incredibilmente trascurata dalla sua classe dirigente proprio quando, con la Seconda Repubblica, Varese sembrava destinata al ruolo quasi di esemplare capitale del Nord. Accadde invece che ci fosse il nulla culturale prima ancora che operativo dietro l’iniziale accattivante messaggio della Lega. E per di più i mutamenti generazionali ci avrebbero portato via gente da leggenda come il nostro “Dantun” Trombetta.

Si fossero levati ancora negli anni possenti “Alé fioeu” o un incitamento o un esempio di pari spessore o significato forse ci saremmo risparmiati il grigiore di una onesta vita da travet o peggio da serventi al pezzo dei cannoni milanesi e romani.

Tutti si sperava in una grande svolta, ma la nostra Seconda Repubblica è continuata come al suo inizio, con il nulla. Continueremo così se oggi coloro che sono subentrati acchiappando il bastoncino della staffetta degli ultimi di Lombardia pensano di riconquistare il potere regionale non avendo meditato sui silenziosi ma notevoli mutamenti avvenuti nella società civile varesina a causa appunto delle mancate o errate scelte di attenzione alla città da parte dell’intero Centrodestra.

Le scelte programmatiche e operative fatte da Palazzo Lombardia hanno evidenziato l’incredibile arroganza nei confronti dei suoi elettori -evidentemente considerati sudditi- chiamati per esempio ad accettare una riforma sanitaria che, collaudata a proprie spese da Varese con disagi, attese, rinvii, mancata assistenza, si è dimostrata non solo inadeguata, ma addirittura spesso una lesione del diritto alle cure previsto da una normale sanità. La nanizzazione del Circolo per risparmiare soldi si è infatti rivelata un disastro, ha richiamato l’attenzione di tutti gli abitanti della provincia e da Angera, Brenta e Cittiglio è partita la rivolta “ufficiale”contro i riformatori milanesi mentre Varese ha negato la fiducia a un nuovo sindaco conservatore e ha optato per un percorso progressista. Non accadeva da quasi 70 anni.

Nessun “Alè fioeu” a Varese durante la prima recentissima e scioccante rivoluzione civica del Dopoguerra ma, inatteso e vero tuono da tsunami, il grido di battaglia del caro e rimpiantissimo Dante, si è levato assolutamente inatteso nel Sud della provincia, a Busto Arsizio, capitale del primo distretto industriale d’Europa e cuore pulsante del Centrodestra. Forza ragazzi, hanno detto chiaramente, non facciamoci fregare gli ospedali di Busto Arsizio e Gallarate per averne uno solo e con meno letti come vuole la nostra amata Milano.Insomma i fioeu di Angera, Cittiglio e di altri comuni grazie ai loro sindaci hanno appiccato un incendio non da poco a Palazzo Lombardia,reggia di presunti competenti, alla quale non erano bastati gli insuccessi già conseguiti a Varese con oltre 20 mila cittadini infuriati per la incompleta realizzazione dell’ospedale per i bimbi, con la clamorosa sconfitta elettorale e pure con lo sfascio del Circolo in omaggio a una riforma sanitaria che da anni infligge ai varesini attese e disagi per essere curati nell’ospedale di casa che essi hanno strapagato con le loro tasse.

Alé fioeu, ricordando Dante Trombetta, lo diciamo oggi anche noi a tutti i varesinii: occorre impegnarsi perché la riforma sanitaria venga rivista e rilanciata con la collaborazione di chi vive e rappresenta il territorio e senza dimenticare che, essendo fondamento di democrazia e di sensibilità sociale, non può essere fatta sulle pelle dei cittadini più deboli.

Busto e Gallarate hanno visto quanto a Varese abbia “giovato” la riforma sanitaria e danno vita al comitato per la difesa dei loro ospedali.

A Varese e nel suo territorio si sono mossi i cittadini prima ancora della politica: adesso sono attese all’azione le istituzioni perché la nostra città, la più vessata da una riforma che conferma il basso profilo culturale e gestionale delle regioni rispetto a Parlamento, non può continuare a essere l’ultima della pista. Si svegli Varese anche a livello istituzionale, riscatti anni di silenzio complice e sciocco.

Alè fioeu, non vorrete premiare una generazione politica che mette in scena solo Ferravilla con “La classe degli asini”.

Il Nord Ovest se sente il bisogno di quattro sane risate si rivolge alla Teresa e alla Mabilia dei Legnanesi. Gli asini, quelli di Ferravilla e altri, li lascia volentieri più a Sud.

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