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Società

CARA NOSTALGIA

FELICE MAGNANI - 13/01/2017

nostalgiaNella nostra tradizione popolare il nostalgico è sempre stato considerato un frustrato, uno che non sapeva affrontare le prove del presente e quelle del futuro; un pavido, un timoroso incapace di mettersi di fronte alla realtà per leggerla, conoscerla, sdoganarla e affrontarla. Essere un nostalgico è sempre stato sinonimo di arretratezza culturale, di immaturità esistenziale, il nostalgico veniva additato come uno che non era in grado di essere quello che sarebbe dovuto essere e cioè una persona capace di stare nel tempo esistenziale e di operare con solerzia e determinazione, puntando decisamente sulla filosofia inclusiva, quella che permette di essere parte viva e attiva della storia, vivendola da protagonista e non da vittima.

Ho conosciuto nostalgici che avrebbero dato chissà cosa per poter ripristinare qualche tratto di quella storia che avevano vissuto, ma senza averne conosciuto a fondo le dinamiche, le problematiche, i pro e i contro, le cause e gli effetti. E sì, perché anche la storia ha i suoi limiti, i suoi retaggi, le sue fortune e le sue sfortune e di solito quella più amata è sempre quella più sofferta, quella che chiude secoli di guerre e di lotte fratricide, concedendo agli esseri umani la possibilità di ritrovare la pace perduta.

La pace perduta. Per tutti c’è sempre una pace perduta e una ritrovata, c’è quasi sempre una guerra di mezzo che divide, uccide, annienta, disarma, spiazza, qualcosa che assomiglia a quell’inferno che Dante, il più grande poeta della letteratura italiana aveva ordinato e configurato nella sua universale visione antroposofica dell’aldilà. Di solito la nostalgia subentra quando non si è soddisfatti della stato delle cose, quando non ci si riconosce più nel tempo della vita, quando ci si rende conto che tutto quello che poteva sembrare fortuna e progresso era semplicemente una proiezione azzardata di uno stato d’animo destinato a soccombere.

Chi è più nostalgico? Senz’altro chi è meno pronto ad affrontare le sfide, chi si lascia facilmente aggredire da varie forme di verità pubblicitarie o chi dopo aver provato tutto si rende conto che quel tutto di stampo materialista non aveva quelle condizioni necessarie e sufficienti per sostenere fino in fondo i suoi sogni. Ogni uomo ha le sue nostalgie e guai se non le avesse, perché in molti casi essere nostalgici significa mantenere un contatto attivo e dinamico con la storia, quella personale e quella comunitaria, non dimenticare, lasciare uno spazio aperto alla memoria storica, continuare a pensare che il destino non sia mai frutto di una semplice occasionalità di eventi e circostanze bensì capacità di mediare tra quelli che eravamo e quelli che siamo.

Avere nostalgia è persino bello se ci aiuta a stare meglio con noi stessi e con il prossimo, se ci mette nella condizione di saper apprezzare le cose del mondo anche quando sembrano ormai lontane e sopite in una sorta di inguaribile letargo. Chi non ha nostalgia del bello, del buono, del bene, dell’amore, del rispetto, degli affetti, della pace, del perdono? Chi per un attimo non si è fermato a considerare la nostra condizione alla luce di quello che personaggi incontaminati ci hanno insegnato? La nostalgia è una forma di umanità che fa pensare, che ci raccomanda di non fare salti nel buio, che ci insegna a considerare i problemi e le situazioni senza la presunzione di ritenerli unici e irrepetibili.

È possibile avere nostalgia di una persona? Certo che è possibile, anzi è un dovere, se quella persona esprime davvero una condizione che ci permette di leggere più in profondità quella storia alla quale dobbiamo delle risposte. La nostalgia non è un sentimento univoco, totalizzante, irresponsabile o irrefrenabile, bensì il tentativo di stabilire un confronto, di capire un pochino di più un certo tipo di evoluzione e di relazione, alla luce di una ritrovata apertura mentale, in cui si riconfigurano meccanismi legati a una più giustificata presa di coscienza.

Sono diversi gli indicatori che ci fanno capire quanto del passato possa essere utile per dare un senso più vero al presente, per evitare inutili e inopportuni salti nel buio, per dimostrare a noi stessi e al prossimo che nulla della storia viene buttato perché tutto serve a riconsiderare, riattivare, riproporre, riconfigurare qualcosa di cui sentiamo fortemente la mancanza e la necessità.

La nostalgia è un bene prezioso se sappiamo coglierla in quella veste che ci consente di vedere ciò che di realmente positivo esiste nella storia del genere umano, un genere molto particolare, che ha sempre bisogno di riallacciare, riannodare, rimettere in campo e rilanciare il bello e il positivo della sua storia.

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