Natale è festa di vita, di luce. La nascita del Bambino nella grotta di Betlemme ha questo significato.
È dunque l’innocenza, la purezza dell’infanzia, al centro dell’attenzione del mondo nel giorno più atteso dell’anno, quando la famiglia si riunisce lasciando da parte ogni impegno.
Non vale per tutti. Sarà triste per i nostri terremotati. Sarà ancora più triste nel mondo martoriato e perseguitato dalla guerra, dove ogni speranza, ogni attesa, sembra essere cancellata e contraddetta, e addirittura tolta ogni ragione di sopravvivenza: soprattutto ai bambini che di questa giornata dovrebbero essere i più lieti e spensierati protagonisti.
Pensiamo ai bambini. Quanti sono i bambini del mondo vittime della guerra?
Pensiamo in questi giorni in particolare ai bambini di Aleppo. Non sappiamo se quegli occhi che ci guardano e interrogano avranno un domani. Il loro diritto alla vita è messo in discussione, ogni giorno.
A disilludere ci pensano le bombe sganciate dall’alto, le rappresaglie delle belve in ritirata, gli spari disperati di cecchini che non sanno bene contro chi stanno combattendo, le situazioni di degrado, di privazione degli spazi liberi e di ogni mezzo di sopravvivenza: dall’acqua, al cibo, ai farmaci.
Di tutto, anche della dignità di ciascuno, è stata ormai fatta tabula rasa.
E sono, a disilludere, anche le difficoltà quotidiane del non sapere che fare, dove andare, se rimanere o se ti è dato di salire su di un pullman verde che ti porterà verso la salvezza, ma potrebbe anche condurti diritto alla fine, costretto in un imbuto di morte.
Ma cosa possiamo fare noi che osserviamo da casa, che leggiamo, vediamo, e sentiamo quasi ogni giorno i pianti dei bambini e i disperati appelli di donne e di giovani che richiamano il mondo alle sue responsabilità?
E il pur volenteroso tentativo di ciascuno di far arrivare una voce quale varco potrà mai aprire nella impermeabile coscienza di chi, per odio o per interessi economici, si adopera solo perché sia realtà la disperata corsa di troppi verso il precipizio ?
È questo il disperante diario quotidiano di una realtà che arriva, come nebbia, a folate di frammentarie e incerte verità, mentre tanti vorrebbero sapere e capire come fare davvero a porgere una mano.
Persino chi cerca da vicino di conoscere, di testimoniare di persona, a costo della vita, spesso non riesce a sollevare il velo di tanta nebbia.
Unica certezza, quella “scienza esatta persuasa allo sterminio. Senza amore, senza Cristo” di cui parlava Quasimodo, nella determinazione al male che si ripresenta in ogni epoca, a ogni angolo del mondo.
Ma dietro ogni angolo c’è un innocente che non ha più occhi per piangere né voce per farsi intendere.
Come se quel bambino, venuto al mondo in una notte lontana per portarci la pace, rinascesse, duemila anni dopo, inseguito da un eterno Erode, già crocifisso nella sua minuscola culla.
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