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Opinioni

CORALITÀ E NON SOLISTI

ANGELO DEL CORSO - 23/12/2016

Piazza Repubblica com’era

Piazza Repubblica com’era

La visione di sviluppo di Varese, che dovrebbe albergare nelle menti di alcuni amministratori pubblici, non è nota, né è facilmente riconducibile agli enunciati dei programmi presentati in campagna elettorale. Certamente le iniziative poste in atto avranno un disegno unitario, corredato di scopi e di procedure sensate e praticabili. Peccato che questi principi ispiratori del progetto generale non siano nati dal confronto con l’intera coalizione che, ricordiamo, non concede poteri monocratici.

Gli interventi monumentali, pensati dalla precedente amministrazione, appaiono come “innesti” per soluzioni scoordinate in attesa di ricucitura, come toppe appoggiate su un tessuto logoro. Forse la loro parziale realizzazione porterà lustro e onore alla nuova amministrazione ma, stante l’errore iniziale di mancanza di visione generale, non vedrà l’affermarsi di una adeguata risposta ai bisogni sociali ed economici della città.

L’affaire Piazza Repubblica rimane l’emblema di questa incongruenza urbanistica. Già diffusamente è stato commentato su questo intervento e la perseveranza nell’errore non può che introdurre alla riduzione del danno. Le definizioni funzionali della Caserma Garibaldi rimangono fumose e, pare, lasciate alla ricerca del progettista vincitore del concorso per la progettazione di questo comparto, comprensivo della piazza. Dalla stampa risulta che lo stesso progettista sia stato invitato ad “analizzare” le migliori strutture analoghe realizzate in Europa per trarne ispirazione. La ricerca è molto interessante, come sarà importante calare le soluzioni nella scala urbana varesina. Vorrei comunque rammentare che, anche in questo caso, non è necessario allontanarsi molto, anzi per l’architetto milanese sarà una passeggiata a piedi nella sua città per una visita alla nuova Fondazione Feltrinelli a Porta Volta realizzata su progetto di Herzog & de Meuron, inaugurata alcuni giorni fa: il 13 dicembre. Certamente le biblioteche non sono mai abbastanza in una città ed ognuna deve mantenere il proprio “carico” storico ed è un grave lutto lo smantellamento che cancella l’identità consolidata di quel luogo. La biblioteca di Via Sacco, ai Giardini Estensi, deve rimanere. Altra incomprensibile disarmonia appare la cesura dell’area antistante l’erigendo teatro e la copertura dell’autosilo, o vuoto urbano definito piazza Repubblica. Forse un consorzio ispano-italico per la progettazione porterebbe a un innesto più adeguato del Palazzo del teatro nello spazio-piazza e un onorevole protagonismo scenico, magari raccordando il monumento del Butti come suggeriscono i dislivelli della zona.

Restano inascoltate le voci di molti varesini. Di un mercato urbano non si percepisce neppure l’eco. Agli studenti fuori sede, che auspichiamo aumentino assieme al prestigio delle nostre facoltà, in cerca di alloggio proponiamo l’espulsione dal centro storico, sia di aule didattiche sia di residenze, in contro tendenza rispetto alle iniziative in atto nelle città universitarie italiane. Invece si ravviva l’ipotesi di una “Accademia del Gusto” a Villa Mylius, progetto anche questo della passata amministrazione, con la pesante ipotesi di adeguamenti tecnologici snaturanti un organismo di rilevanza storica.

Varese ospita una serie abbondante di edifici dismessi, sia pubblici che privati, originariamente destinati ad attività produttive o a magazzino che ben si presterebbero ad una conversione d’uso e a incrementare il recupero sociale delle zone. La realizzazione del tratto ferroviario Arcisate-Stabio riconnetterà Varese alle arterie ferrate europee e alimenta legittime speranze di rivitalizzazione della città. Dobbiamo riporre le nostre speranze negli estensori del progetto cui è stato affidato, per concorso, l’onere di adeguare le strutture esistenti alle nuove prospettive, sperando altresì che possano indicare le possibili giunzioni con i comparti limitrofi, in particolare quelli abbandonati e degradati.

Varese è un insieme di organismi con specifiche criticità e risorse che, assieme, decideranno le fortune o il declino dell’intera comunità. Ogni comparto contagia il contiguo e, viceversa, si potranno sanificare con innesti di polarità virtuose. Alle “uova di drago” si dovrebbero contrapporre “semi di civicità”. Possono essere piccoli semi, diffusamente e sapientemente collocati e costituenti il volano per la restituzione alla città dei brani deteriorati. Questa buona semina deve essere compiuta con micro interventi pubblici, attraverso la facilitazione burocratica (il termine “semplificazione” mi terrorizza) e la riduzione degli oneri di urbanizzazione.

Centinaia di famiglie hanno abbandonato Varese in questi ultimi anni, lasciando residenze e chiudendo attività artigianali. Le domande delle giovani forze produttive di ogni settore non hanno trovato sufficiente volontà “pubblica” nella realizzazione delle proprie vocazioni. L’investimento pubblico potrebbe consistere nel parziale mancato introito degli oneri o, dove necessario, nella compartecipazione alle opere di risanamento. Quando i tradizionali strumenti di lettura e analisi si rivelano inadeguati per l’esame di questa massa confusa di dati siamo costretti a indagare su diversi modelli, in attesa di nuove conoscenze.

Anche per questo Varese 2.0 ha istituito tavoli di lavoro, in sintonia con le commissioni comunali, per la trattazione di temi riguardanti lo sviluppo possibile della città con la volontà di offrire un contributo propositivo all’amministrazione di cui, non dimentichiamo, è parte integrante. Il confronto costruttivo e la coralità della sintesi sono il miglior strumento per esaudire efficacemente le istanze presenti sul territorio.

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