Apprendo che saranno potenziate nel prossimo anno le attrezzature del campo di rugby adiacenti al camposanto di Giubiano. Ho sempre considerato impropria la presenza di un centro sportivo a ridosso di un luogo di sepolture e di preghiera. L’entusiasmo o la delusione dei giocatori e dei tifosi non si conciliano certo con il luogo della memoria e della sepoltura dei defunti. Con il dolore e il pianto.
Il camposanto di Giubiano è anche un luogo particolare per la sua storia, per l’attenzione che la città ha avuto nella sua definizione, dopo una forte polemica cittadina risolta, tra opposizioni e nuove appassionate visioni, quando negli anni ’70 dell’Ottocento si dovette trasferire dall’odierno piazzale Kennedy il piccolo camposanto esistente per l’arrivo della ferrovia nel luogo attuale che lo sovrastava, e per la ormai sua evidente inadeguatezza.
Nella drammatica riunione consigliare di fine ottobre 1877 l’avvocato Bizzozero, consigliere comunale, sosteneva che “…sulla collina di Giubiano l’incantesimo della posizione, il perenne sorriso della natura, sono già per sé un monumento più che bastevole per testimoniare ai venturi la progredita delicatezza del nostro sentimento”. Il progetto, di elevata qualità, veniva depositato il 30 aprile 1878 dall’architetto Macciachini, indunese, che aveva progettato anche il Cimitero monumentale di Milano.
Il nuovo camposanto accoglieva la prima salma, una bambina di dodici anni, il 3 maggio 1880.
Cittadini varesini d’oggi, siamo certamente grati all’avvocato Bizzozero e al sindaco di allora dottor Magatti per le decisioni assunte. Per il rilievo e la qualità che hanno voluto dare a questo luogo.
Quando superiamo la soglia di ingresso, entriamo nella nostra storia testimoniata dalle sepolture di chi ci ha preceduto.
Abbiamo assunto poi decisioni improprie, con Piani regolatori disattenti ed offensivi. La minore distanza dal perimetro del camposanto definita da leggi posteriori a quella allora in vigore, che ha portato da 200 metri a 50 metri la edificabilità, avrebbe dovuto essere accompagnata da una maggiore attenzione per l’entità e la qualità delle edificazioni più vicine. Così non è purtroppo avvenuto.
La recente realizzazione del crematorio e della sala del commiato evidenzai senza dubbio una cura adeguata. L’estensione adiacente di un’area per la edificazione delle nuove cappelle familiari è senz’altro accettabile.
Nella salvaguardia della particolarità di questo luogo, del suo significato per la città.
È stato senza dubbio un errore avere consentito l’attuale campo di rugby a ridosso degli edifici cimiteriali dei loculi porticati. Errore che può aggravarsi con ulteriori edificazioni. Credo che il luogo più idoneo, oggi, sarebbe reperibile a Calcinate degli Orrigoni.
Ma un altro grave errore dobbiamo evitar mantenendo l’attuale campo: quello di realizzare un campetto di allenamento sull’area di parcheggio, a cinque metri dalle sepolture a terra realizzate anche più di un secolo fa. Non si tratta solo di un pericolo, gravissimo, di crolli delle sepolture: ma ancora di rispetto dei sentimenti e della storia.
È stata più volte prospettata un’utilizzazione appropriata dell’area verde più a valle della via Maspero. Si organizzi qui in modi appropriati, con piantumazioni adeguate di rispetto, quanto servisse eventualmente, con dignità di progetto, anche a piccoli impianti sportivi. Rispettiamo la memoria. E la nostra storia. Accogliendo gli auspici dei sentimenti espressi dai nostri avi dell’Ottocento.
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