In Medio Oriente guerre e attentati non conoscono soste e insanguinano questi giorni tradizionalmente sereni per il mondo di matrice cristiana e per i seguaci pacifici di Maometto. In Occidente anche gli agnostici condividono questi momenti, insomma sembrano la maggioranza tutti coloro che sono disposti a una pausa da dedicare alla riflessione e, lodevolmente, anche alla programmazione di situazioni e giorni migliori.
In Italia questa pausa oggi si presenta addirittura come una necessità urgente: da troppo tempo tutti protestiamo a pieno titolo perché molte, troppe cose non funzionano, ma poi, sembra quasi impossibile che questo accada, nessuno riesce a trovare soluzioni concrete e adeguate alle esigenze.
Sarà perché, dopo strepiti, invettive, urla e feroci critiche chi conquista la ribalta garantisce per sé e promette molto, troppo se guardiamo ai ribaltoni poco felici non solo nella grande politica ma anche là dove si dovrebbe avere una cura più diretta dei cittadini con la gestione delle comunità locali.
È Natale anche per i cronisti, che hanno il compito di scrivere il diario delle loro città, dei loro paesi. Spesso in omaggio alla tradizione essi in questi giorni vanno a cercare e riproporre storie dolci e serene del passato, nelle quali tutti i protagonisti un tempo magari ringhiosi ed esagerati, a volte alla fine del racconto appaiono ben diversi. Ma tutti accettiamo la bella versione dell’amarcord.
Io sono un nonno della categoria, più volte in 55 anni di professione ho ceduto alla tentazione di recuperare per la Natività vicende adeguate all’atmosfera, questa volta credo sia giusto riproporre all’attenzione dei lettori avvenimenti recenti che riguardano politica e problemi di casa nostra. Situazioni che non chiedono di essere accostate a parabole perché sono realtà, davvero quasi da favola, ma destinate a restare negli annali della piccola grande storia del nostro territorio.
La vicenda è unica – abolizione dei punti nascita con meno di 500 parti all’anno negli ospedali di Angera e del Sondriese – ma i due protagonisti, entrambi varesini, Maroni governatore di Lombardia e Alfieri consigliere regionale Pd sono intervenuti agendo su piani diversi.
Maroni ha sciolto il nodo di una norma davvero criticabile e certamente assurda per realtà sanitarie funzionanti e vitali per popolazioni con problemi di accesso alle strutture a causa di strade e montagne, in qualche misura sicuramente ostili, nemiche della sicurezza delle future mamme.
Maroni ha invitato i responsabili della sanità regionale a indispensabili approfondimenti e contemporaneamente ha fatto stanziare mezzo miliardo di euro perché gli ospedali continuino la loro attività.
Alfieri se mi incontra per strada mi strozza perché sul problema della sanità varesina, con gli ospedali sottodimensionati dalla riforma regionale, più volte invano l’ho chiamato in causa. Essendo anche segretario Pd della Lombardia avrà avuto e ha un sacco di impegni, sta di fatto che davanti alla frana dei partiti di centrodestra per le gravi questioni sanitarie varesine, non l’ho mai visto in azione con la decisione necessaria.
L’annoso silenzio dell’opposizione – fatte salve alcune eccezioni Pd varesine, le uniche a sinistra – è stato pari a quello della maggioranza di Palazzo Estense, immobile davanti alle iniziative contro il Circolo della componente azzurra milanese. Che già al tempo di Formigoni si era impadronita della sanità regionale gestendola quasi come una azienda privata, dalla programmazione al controllo amministrativo e medico, quest’ultimo esercitato attraverso nomine di primari e altri medici.
Buone notizie del Natale 2016 vengono dunque da Maroni e Alfieri e piace accoglierle come una svolta nella vicenda sanitaria varesina che sino a oggi ha visto situazioni inaccettabili sul fronte della comunicazione e del mancato coinvolgimento dei cittadini in termini di chiarezza e partecipazione. Le ribellioni della popolazione non cesseranno se non sarà spiegato in tutta onestà come e dove porteranno i vari passaggi previsti dalla riforma sanitaria. Che giustamente deve mirare a un contenimento delle spese, le più gravose per le regioni, ma non può ottenere risultati solo trasferendo reparti, non assumendo personale e non rispettando programmi e ruoli, come si è fatto per il Circolo, al quale sono stati soffiati 200 posti letto e poi lo si spaccia per trave portante della sanità bosina.
Buon Natale a tutti, auguri sinceri anche a Maroni e a Alfieri.
E perché no, anche ai contestati milanesi.
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