Dopo avere fatto un’analisi del sangue in ospedale l’infermiere metteva un cerotto arancione che si attaccava alla pelle e che veniva posto per tamponare eventuali fuoriuscite. Recentemente avendomi messo un nuovo infermiere un cerotto bianco ho chiesto (memore del le esperienze passate) il motivo della novità. L’infermiere mi ha detto “Dottore il costo di quel cerotto è diventato troppo elevato e i capi hanno scelto di sostituirlo”.
Questo un piccolo esempio di quello che avviene ormai negli ospedali: si risparmia sulle piccole cose ma molto peggio si risparmia addirittura sugli uomini. Ho così scritto al presidente dei sindaci dell’ Ats Insubria dopo avere letto un articolo denso di preoccupazione sul Corriere della Sera. Infatti secondo uno studio dell’Anaoo-Assomed (Associazione medici e dirigenti del Ssn), nei prossimi 10 anni in tutta Italia andranno in pensione 4.720 medici, 730 ogni anno, una enormità.
Quali dati specifici possiamo disporre riguardo la provincia di Varese e più in piccolo rispetto agli ospedali della città capoluogo gli ho chiesto?
A livello nazionale 354.000 sono i medici in attività nel nostro paese. Molti sono vicini all’età pensionabile.
Non è una questione che riguarda un popolo lontano da noi. Anche in Lombardia il problema si porrà e in parte è già attuale: sono dipendenti del Ssr lombardo 14.364 dottori, dei quali 12.996 a tempo indeterminato e 1.368 a tempo determinato, oltre a tutti quelli, e sono molti nella nostra regione, operanti in mondi specialistici al di fuori del Ssr e quelli in ruolo universitario.
Dal 2001 al 2010 la Lombardia ha pensionato senza sostituzioni, abrogato o aggregato 138 primariati e ridotto il personale non apicale per 5271 posti. Quindi meno primari, più medici di età avanzata, complessivamente meno personale: questo è stato il trend dall’inizio del millennio in Lombardia e in tutto il Paese.
Inoltre si è poi attuata ed è tuttora in corso una progressiva riduzione delle unità operative semplici e complesse attraverso l’accorpamento di reparti della medesima specialità presenti nello stesso ospedale e la trasformazione e riduzione dei posti letto per acuti. Se tutto questo potrà portare a un efficientamento della macchina sanitaria è ancora da vedere ma, in ogni caso, senza medici e infermieri gli ospedali non possono funzionare, questo è lapalissiano.
Oltre a quanto detto, occorre considerare anche il fatto che moltissimi studenti preparati nelle nostre università vanno a cercare lavoro all’estero. Se non si corre ai ripari tempestivamente, gli ho detto, con una adeguata programmazione universitaria e del turnover, il sistema andrà in crisi e anche il nostro Paese si troverà costretto a importare medici stranieri.
Gli ho scritto di guardare come assemblea dei sindaci all’efficienza degli ospedali e quindi alla qualità della vita. Scrivendo sempre di qualità della vita, ho affrontato anche il tema dei controlli ambientali (dei tecnici e medici che attualmente si occupano dell’inquinamento della nostra aria e dei nostri territori-acque, quanti andranno in pensione e quali rincalzi ci sono?).
Non è giusto che il problema se lo ponga oltre che il ministro alla Salute anche l’assessore regionale Lombardia alla Salute e il sindaco della città capoluogo?
Al sindaco di Varese ho chiesto poi di promuovere un Consiglio comunale per discutere della questione, facendo degli inviti ad hoc per arricchire il dibattito rendendolo più attuale e capace di dare delle risposte concrete.
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